
Lettera aperta al Segretario CGIL Maurizio Landini
Signor Landini, lei che è a capo della CGIL, uno dei maggiori sindacati italiani, uno dei sindacati che va a trattare con il Governo.
I sindacalisti dovrebbero difendere i lavoratori dalle angherie dei datori di lavoro. Invece, dimostrerò che non è proprio così!
Ecco le prove: l'art.31 dello "Statuto dei lavoratori" prevede l'aspettativa non retribuita ai lavoratori chiamati a ricoprire cariche sindacali provinciali e nazionali. Il fatto è, che la Costituzione (art.51) stabilisce che l'aspettativa è concessa solo a chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive e non ai sindacalisti.
L'art.138 della Costituzione prevede che le leggi di revisione siano adottate da ciascuna Camera, con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e siano approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Quindi, non essendo lo Statuto dei lavoratori una legge costituzionale, l'art.31 è NULLO.
I sindacalisti, in sintonia con i politici, hanno fatto approvare leggi per garantirsi una pensione di comodo, ossia a carico dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, di cui al Regio Decreto Legge 4 ottobre 1935, n. 1827, che non è altro che l'INPS.
- Con l’art.8 della legge 23/04/1981 n.155, l’aspettativa non retribuita, è stata trasformata in diritto, per politici e sindacalisti, all’ accredito di contributi figurativi.
- La legge 8 agosto 1995 n. 335 (DINI), (quella che ha tagliato significativamente le pensioni dei lavoratori) ha dato delega al governo di regolamentare la contribuzione figurativa.
- Il Governo PRODI, con l’art.3 del Decreto Legislativo 16 settembre 1996, n. 564, ha stabilito che coloro che sono in aspettativa non retribuita hanno diritto al riconoscimento dei contributi figurativi dalla data del collocamento in aspettativa.
Fare i paladini degli operai, conviene! E poi per voi sindacalisti, che non perdete occasione per organizzare scioperi, è facile diventare parlamentari, europarlamentari o Presidente di Regione. Ed è così che molti ex sindacalisti di CGIL, CISL e UIL percepiscono, non solo la pensione con contributi figurativi, ma anche uno o più vitalizi.
Anche i vitalizi sono illegali e le spiego perché. La nostra Costituzione prevede che i parlamentari ricevano una indennità, (che è pari allo stipendio dei magistrati) ma non la pensione. Nessun problema: in Italia che, da Repubblica democratica fondata sul Lavoro è diventata "repubblica delle banane", vengono elargite pensioni agli ex deputati e senatori, sulla base di semplici regolamenti delle Camere. Il detto popolare. "Fatta la legge, trovato l'inganno" calza a pennello.
Signor Landini, vogliamo parlare delle pensioni della legge MOSCA? La legge n. 252 del 1974 ha consentito a circa 40.00 funzionari dipendenti di partiti politici e di sindacati di ottenere pensioni, (alcune sono davvero d'oro) senza che siano stati versati i contributi.
E c'è anche chi, ottenuta la grazia dal Presidente della Repubblica, ha ottenuto la pensione INPS e mi riferisco al partigiano titino Mario Toffanin ed a circa 30.000 residenti nella ex Iuguslavia. Tra loro c'erano i responsabili della pulizia etnica perpetrata dai seguaci di Tito contro gli italiani.
Signor Landini, ha una idea di quale danno, l'elargizione di tutte queste pensioni, dovuto anche ad una insufficiente vigilanza, ha arrecato alle casse dell'INPS?
Ed è per questo che l'Italia è diventa la patria del lavoro nero con il proliferare del caporalato nel settore ortofrutticolo del Meridione e in quello dell'edilizia nel Settentrione.
Se anziché pensare ad assurdi privilegi ci si fosse preoccupati dei lavoratori, quasi certamente la percentuale dello stipendio lordo che il datore di lavoro deve versare all'INPS, non sarebbe passata dal 10 per cento iniziale, all'attuale 30/35 per cento.
Lei saprà sicuramente, Signor Landini, che un lavoratore italiano ha diritto alla pensione solo se ha venti anni di contribuzione. Se gli anni di lavoro sono inferiori a 20, non solo non ha diritto alla pensione, ma neppure alla restituzione di quanto è stato versato. Quando l'Istituto è stato creato, nel 1935, il requisito per maturare il diritto alla pensione era di 10 anni.
L'Istituto, da decenni, è diventato un refugium peccatorum con il compito di pagare tutte le pensioni assistenziali, compreso il reddito di cittadinanza.
Il colpo finale glielo ha dato il Governo Conte con l'emergenza virus.
Signor Landini, il primo maggio non c'è nulla da festeggiare, perché il lavoro è morto.
Giuliana Tofani Rossi
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Articolo pubblicato il 01/05/2020