Come sarebbe il mondo senza lo stato di Israele? Di Jonathan S. Tobin

Molti danno per scontata l’esistenza dello stato ebraico. Ma se tanti ancora lo desiderano morto, vale la pena pensare a quanto sarebbe pericolosa la vita per gli ebrei, e non solo per loro, senza di esso

Ciò che gli studiosi chiamano storia contro-fattuale è l’equivalete della fantascienza per coloro che, anziché speculare sul futuro, amano immaginare le conseguenze se nel passato le cose fossero andate diversamente. Sono gli scenari what if (“e se…”) che animano tutto un genere letterario e televisivo.

 

Mentre Israele celebra il suo 72esimo compleanno, vale la pena sottolineare che tante persone hanno trascorso l’intero periodo della sua storia vagheggiando un esito diverso della Guerra d’Indipendenza del 1948-49. Al centro della narrazione araba della nakba (“disastro”), il nucleo fondamentale del nazionalismo palestinese, c’è la convinzione che la creazione di Israele sia stata un crimine che avrebbe dovuto essere fermato, e senza il quale il mondo sarebbe stato molto migliore.

 

Il dibattito sul futuro della Cisgiordania spesso fa perdere di vista agli osservatori il fatto che la rivendicazione di base dei nemici d’Israele non è uno stato palestinese a fianco di uno stato ebraico un po’ ridimensionato, ma che non esista nessuno stato ebraico.

 

Ma come sarebbe un mondo senza Israele? In effetti, non occorrono provetti romanzieri né la fervida immaginazione dei propagandisti anti-sionisti di Gaza, Ramallah e Teheran per sapere come sarebbe il mondo se Israele avesse perso la Guerra di Indipendenza. Se lo sforzo sionista fosse fallito, certamente oggi non ci sarebbe uno stato arabo indipendente sul territorio di quello che era stato fino ad allora il Mandato britannico sulla Palestina.

 

Alle Nazioni Unite, i paesi arabi si erano esplicitamente opposti al voto per la suddividere del territorio tra uno stato arabo e uno ebraico. E se il neonato Israele avesse perso, sarebbe stato sconfitto da invasori stranieri: la Legione Araba a guida britannica di quella che allora era chiamata Transgiordania (oggi Giordania) e dalla forze armate di Egitto e Siria. E costoro si sarebbero spartiti e tenuti i territori dell’ex Mandato (come fecero, infatti, con le porzioni di Mandato che nel 1948 riuscirono a conquistare).

 

Gli arabi palestinesi possono illudersi finché vogliono pensando che un mondo senza Israele sarebbe stato una sorta di nuovo Eden. In realtà, semmai, la creazione di Israele è servita a mettere in risalto, per contrasto, la natura arretrata e incivile dei regimi dittatoriali e monarchici vicini. I cittadini arabi d’Israele hanno diritti civili e democratici che tutti i loro vicini non possono nemmeno sognare. E né l’Europa né gli Stati Uniti avrebbero trovato più facile trovare amici fra i regimi della regione se Israele non fosse esistito.

 

Non occorre molta immaginazione nemmeno per capire cosa avrebbe significato la sconfitta per i 600.000 ebrei che vivevano nel 1948 in Israele. Tutte le volte che gli arabi riuscirono a sconfiggere in combattimento i difensori ebrei, il risultato fu invariabilmente lo stesso. Nel migliore dei casi, gli ebrei vennero semplicemente cacciati dalle loro case con vere e proprie operazioni di pulizia etnica. Nel peggiore vennero massacrati, come accade a Kfar Etzion, il kibbutz in Giudea sopraffatto dalla Legione Araba di Transgiordania e milizie arabe locali.

 

In quella guerra, centinaia di migliaia di arabi fuggirono dalle loro case, la maggior parte di loro nell’errata convinzione che i combattenti ebrei avrebbero fatto loro quello che loro volevano fare (e facevano) agli ebrei. Se il risultato fosse stato diverso, ne sarebbe seguita una nuova Shoà, un massacro di massa dopo il quale qualsiasi ebreo rimasto nel paese sarebbe stato trattato da dhimmi, cittadino di seconda classe senza eguali diritti, e i luoghi santi ebraici sarebbero stati vietati e profanati (come avvenne, infatti, nella parte vecchia di Gerusalemme occupata dalla Transgiordania).

 

Ma l’impatto sulla vita ebraica sarebbe stato ancora più grande. La creazione di Israele ha cambiato la vita di ogni ebreo in ogni parte del mondo, che sia sionista o religioso. Ha reso tutti gli ebrei più fieri e più sicuri. E la perdurante sopravvivenza d’Israele favorì, tra i milioni di ebrei dell’allora Unione Sovietica, la nascita di un movimento che reclamava i loro diritti dopo mezzo secolo di oppressione. Oggi ci preoccupiamo per una ripresa di un antisemitismo che usa Israele come surrogato e capro espiatorio per i tradizionali cliché antisemiti.

 

Ma senza Israele, il destino dell’ebraismo contemporaneo sarebbe incommensurabilmente peggiore. Coloro che sono cresciuti nel mondo post-1948 semplicemente non hanno idea di quanto sia cambiato il modo in cui gli ebrei sono percepiti e trattati. Israele non è stato semplicemente il luogo di rifugio e rinascita per i sopravvissuti della Shoà e per quasi un milione di ebrei del mondo arabo e musulmano alla ricerca di dignità e libertà. La creazione di una casa comune per il popolo ebraico ha anche reso possibile agli ebrei di vivere e operare su un piede di parità, anche quando scelgono di rimanere nella Diaspora.

 

Per molti suoi detrattori, Israele è una delusione perché non riesce a corrispondere a un irrealistico standard di moralità, che non è soddisfatto da nessuna democrazia in stato di guerra. E Israele è rimasto forzatamente in stato di guerra per tutti i suoi 72 anni di esistenza. Ma l’Israele della realtà rimane l’unica democrazia in Medio Oriente, e un paradiso per le arti e le scienze, e una nazione startup all’avanguardia in tanti campi del progresso umani.

 

Israele è un faro di libertà per gli ebrei di tutto il mondo, ed è ciò che garantisce che è tramontato per sempre l’incontrollabile ciclo di odio, oppressione ed eccidio che ha caratterizzato tanta storia ebraica per 20 secoli. Per questo merita il sostegno di tutte le persone moralmente oneste – ebrei e non ebrei – ovunque si trovino. E se alcuni, impantanati nel loro delirante antisemitismo, continuano a vagheggiare un mondo in cui Israele non esiste e non è mai esistito, l’ambizione a cancellare dalla faccia della terra l’unico stato ebraico del pianeta è e rimane una manifestazione di odio, non di fantascienza.

 

Israele.net

 

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Articolo pubblicato il 03/05/2020