Chi controlla le "seconde case"?

Domenico Bonvegna per Civico20News

Tempo fa ho ascoltato casualmente in radio, una interrogazione al Governo Conte di un parlamentare dell'opposizione, il quale denunciava diversi episodi di occupazione abusiva di case vuote, solitamente lasciate da anziani improvvisamente ricoverati negli ospedali. Per questo chiedeva una maggiore vigilanza da parte delle forze dell'ordine a cominciare dalla polizia locale.

 

Inoltre sempre il parlamentare faceva notare che i sindaci di Milano e Torino, visto il prolungato lockdown, avevano messo in ferie forzate molti vigili urbani, proprio perchè non erano necessari al controllo del territorio. Invece il parlamentare auspicava che questi uomini e donne della polizia locale ritornassero in servizio per essere impiegati, proprio in questi momenti di emergenza, per controllare meglio il territorio.

 

Non credo di sbagliarmi ma la questione delle case vuote, delle “seconde case”, è stata completamente ignorata dai nostri governanti sia nazionali che locali. Non solo si vieta agli italiani di raggiungere queste case, ma nessuno si prenda cura di andare a controllare gli edifici. 

 

Ho trovato un interessante e articolato editoriale sul quotidiano online, Atlanticoquotidiano. L'autrice comprende le motivazioni del divieto del governo di non estendere i contagi anche nei piccoli centri. «Ma almeno una norma di buon senso, che consenta a un proprietario, figlio di un ceto medio, espressione della borghesia produttiva e non parassitaria, già pesantemente massacrato da Imu salatissime, bollette doppie, di andare lì almeno una volta e solo per un giorno per controllare sarebbe possibile? Visto che questo ceto medio i soldi per mettere vigilantes non li ha?». (Paola Sacchi, Contro le seconde case emerge la cultura madurista del governo e l’invidia sociale sui social, 5.5.2020, atlanticoquotidiano.it).

 

La Sacchi disapprova anche una certa mentalità contro le seconde case apparsa sui social: ben vi sta a voi “ricconi” se non potete andare a visitare la vostra casa. Sembra comparire l'antica idea marxista dove la proprietà privata è sempre un furto.

 

«Roba da mentalità parodistica dei Soviet e della Kommunalca da Dottor Zivago». E se per caso uno si lamenta di aver trovato occupata dagli zingari la sua vecchia cascina ereditata dalla nonna, allora pure lui passa per riccone. Per certi versi nota la Sacchi si è «costretti a giustificarsi, dicendo che quelle seconde case non sono per le vacanze. Ecco, ma anche se lo fossero e fossero state edificate solo per questo sarebbe un reato?».

 

L'articolo punta il dito sulla mentalità del movimento 5Stelle, maggioritario solo in Parlamento che continua «a fare del decrescismo, del divanismo da reddito di cittadinanza, del motto uno vale uno una sorta di imperativo categorico che sembra stia utilizzando la tragedia coronavirus per attuare davvero il proprio tragico disegno».

 

Dopo aver raccontato la sua vita personale, la giornalista mette in evidenza che la costruzione o l'acquisto di queste case non è stata una passeggiata, ha comportato spesso sacrifici inimmaginabili e rinunce. Spesso erano case di prima abitazione. E se anche fosse una casa per le vacanze al mare, di che cosa bisogna vergognarsi.

 

«È un furto la proprietà privata costruita a questo prezzo? Non è furto né per il piccolo manager né per un grande imprenditore come Flavio Briatore. Furto rischia di diventarlo solo per un Paese al quale è toccata la sciagura di esser guidato da un governo che più a sinistra nella storia repubblicana non c’era mai stato. Fino a sconfinare nel venezuelano madurismo. Ora non si facciano polemiche? Per favore basta con frasi così. Almeno per  un po’ di rispetto nei confronti di chi l’Italia la ricostruì davvero, nel senso letterale del termine. Mattone su mattone, pietra su pietra, traversina su traversina. La proprietà privata è la libertà, sacra e inviolabile».

 

Domenico Bonvegna

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 06/05/2020