Truman Capote: il dandy che fece chiacchierare un’epoca

Dai salotti ai margini della società newyorkese

Potremmo definire il personaggio di oggi un Oscar Wilde contemporaneo.
Scrittore, sceneggiatore, drammaturgo e attore statunitense.

Dandy brillante, giovanotto raffinato controverso, personaggio maledetto.

Il suo carattere irrisolto e la sua esistenza estetizzante e distruttiva furono oggetto di discussioni e dibattiti. 

Parliamo di Truman Capote.  

Molte delle sue opere oggi sono considerate classici della letteratura, tra questi “Colazione da Tiffany” del 1958, e il romanzo ispirato a una storia vera “A sangue freddo” del 1960, che l’autore stesso definì un romanzo verità.

Almeno 20 film ed episodi di serie tv sono basati su romanzi, racconti e opere teatrali di Capote. 

Truman superò un’infanzia difficile, segnata dal divorzio dei genitori, una lunga assenza della madre e diversi traslochi.
Scoprì la sua vocazione alla scrittura a solo otto anni e per tutta l’infanzia affinò il suo talento.

Raggiunse l’apice della notorietà con il sopracitato “A sangue freddo”, un reportage giornalistico sull’omicidio di una famiglia di agricoltori nel Kansas consumatosi nella loro abitazione; divenne un vero e proprio classico nella cultura popolare. 

Capote impiegò sei anni a scrivere l’opera, con l’aiuto dell’amica Harper Lee, autrice del romanzo “Il buio oltre la siepe”. 

Alla travagliata e contrastata stesura del romanzo è dedicato il film “Truman Capote- A sangue freddo” nel 2005, del regista Bennett Miller, nel quale lo scrittore è interpretato da Philip Seymour Hoffman.

Da giovane Truman fu uno studente molto dotato, isolato dai compagni a causa dei suoi modi effeminati e la sua prorompente fantasia. Leggeva qualsiasi cosa gli capitasse tra le mani e all’età di dodici anni vantava una conoscenza letteraria degna di un adulto colto. 

Disprezzava apertamente la madre, così assunse per dispetto il cognome del patrigno, Joe Capote. 

A New York, pur di frequentare il mondo giornalistico, si impiegò come fattorino presso la nota rivista New Yorker.
Venne licenziato dalla rivista in seguito ad una bravata: si presentò ad un convegno come inviato, ovviamente senza avere alcun permesso. 

Cominciò a scrivere racconti e articoli per varie testate e pezzo dopo pezzo, divenne un mito per il pubblico, in quanto personaggio notoriamente piacevole e arrogante allo stesso tempo. 

A decretargli un aspettato successo fu un racconto pubblicato nel 1945 su una rivista femminile: “Miriam”, che gli aprì le porte dei salotti mondani di New York. 

Nelle sue comparse pubbliche Truman indossò i panni dell’intellettuale dandy e divenne presto amico di diversi personaggi famosi, quali Jackye Kennedy, Ronald Reagan, Andy Warhol e Tennessee William. 

Degno di nota il suo carattere, irriverente e difficile, aggravato agli occhi della società da una mai nascosta omosessualità. Aspetti che lo portarono a vivere per tutta la vita ai limiti dell’eccesso. 

La parabola ascendente della sua vita e della sua carriera è perfettamente rappresenata in una sua opera in particolare: “Preghiere esaudite”.
Concepita come un’opera di ispirazione proustiana, un grande affresco del “regno del nulla” rappresentato da vicende meschine di divi del jet set newyorkese, in realtà il romanzo costò all’autore l’amicizia di tutti i suoi ricchi amici. 

L’ultimo periodo della sua vita fu contrassegnato da relazioni fallimentari con uomini interessati unicamente al suo denaro.
Truman, ormai intossicato dai sonniferi di cui faceva abuso, sviluppò una grave forma di epilessia, che unita all’uso frequente di superalcolici ne compromise gravemente la salute. 

Ritiratosi dal bel mondo, rinnegato dalla high society, sfruttato e abbandonato dagli amanti, morì per cirrosi epatica il 25 agosto del 1984

Nel 2006 è stato presentato un secondo film dedicatogli: “Infamous- Una pessima reputazione” di Douglas McGrath.

 

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Articolo pubblicato il 11/05/2020