«Demografia, economia, e speriamo, solo fantasia»
Crescita demografica

La prospettiva di un pianeta invivibile per sovrappopolazione - Considerazioni di un lettore

La domanda che sovente ci obbliga a riflettere, anche se istintivamente siamo tentati ad eluderla, è quella che riguarda i grandi temi della compatibilità ambientale, dell’economia, dei processi industriali e della crescita demografica incontrollata.

 

La complessità e la portata di questi fenomeni non può che spaventare anche i più ottimisti.

 

Infatti fino a quando l’umanità tutta potrà crescere, sfamarsi, vivere in modo civile, in un contesto di progresso sul nostro bistrattato pianeta Terra?

 

Questo interrogativo potrebbe sembrare ozioso, se non trascinasse con sé e in modo evidente, un elemento di paura, se non di terrore, che inconsciamente si tenta a tutti i costi di ignorare.

 

Diventa opportuno in questa circostanza chiamare in causa, a titolo di esempio e con disinvolta licenza letteraria, il celebre modo di dire “fare come lo struzzo”.

 

Infatti lo “struzzo”, terrorizzato dal leone ruggente, nascondendo la testa sotto la sabbia per ignorare il pericolo incombente, si illude di risolvere il problema della sua incolumità e sopravvivenza.

Anche ignorare la possibile prospettiva della “saturazione” del pianeta è un “comportamento da struzzo”, il cui risultato tragico dovrebbe indurre l’opinione pubblica e le istituzioni mondiali ad una responsabile consapevolezza che esiste un punto autodistruttivo di non ritorno.

 

Tuttavia, ad onor del vero, nella società civile più consapevole sono tante le voci e le iniziative che da tempo hanno percepito la gravità di questo fenomeno incombente che non ammette più soluzioni dilazionabili a tempi futuri.

 

Purtroppo queste non sono state ancora in grado di condizionare i detentori del potere industriale e finanziario e riconvertire il complesso variegato delle produzioni inquinanti che avvelenano la vita del pianeta.

 

Infatti sarebbe veramente spaventoso e terrificante immaginare un pianeta che avesse raggiunto la “saturazione e l’esaurimento” di ogni risorsa disponibile, necessaria alla sopravvivenza degli “ospiti umani”.

Ci troveremmo in un inferno terrestre in cui regnerebbe inevitabilmente la legge violenta della giungla per la competizione dello spazio vitale, del cibo, della convivenza, dove l’unica speranza di sopravvivenza potrebbe realizzarsi nell’allucinante prospettiva della locuzione “mors tua, vita mea”.

 

Molti segnali indicano che il divario tra la fantascienza e la realtà tende sempre più a ridursi, fino, in certi eventi incredibilmente clamorosi, a sovrapporsi.

 

L’esempio attuale della pandemia del subdolo Coronavirus (Covid-19), che ha “paralizzato e sconvolto” a livello mondiale la vita civile e l’economia, non è forse un evento che dovrebbe sensibilizzare tutti ad una riflessione sul tema del disastro incombente rappresentato dall’esplosione demografica sul pianeta?

 

In fondo la “fine del mondo” non riguarda ancora il pianeta Terra, che può fare a meno degli eccessi e della presenza, poco razionale, dell’Homo sapiens, ma il possibile esaurimento dell’esperienza umana e storica sul pianeta stesso.

 

Senza un’inversione di rotta radicale, che non è certamente facile da realizzare e di cui ne siamo tutti consapevoli, è possibile che la suddetta “prospettiva” possa scivolare verso uno scenario da apocalisse biblico, da fine dei tempi, che fortunatamente per ora è ancora da iscrivere alla fantascienza.

 

Ma tutto questo fino a quando?

 

In merito ci giunge una interessante e articolata considerazione di un lettore (lettera firmata), che riportiamo di seguito. Buona lettura.

 

 

Demografia, economia, geografia e, speriamo, solo fantasia

 

Nel 1950 (ai tempi del film "Pane, amore e fantasia") la popolazione mondiale era di circa 2,5 miliardi di cui: l’ 8,8 in Africa; il 55,6 in Asia; il 21,7 % in Europa; il 6,6% America latina e Caraibi; il 6,8% America del Nord; lo 0,5% in Oceania.

 

Ora siamo a quasi 8 miliardi e nel 2050 potremmo essere circa 9 miliardi, di cui circa: il 19,8% in Africa; il 59,1% in Asia; il 7% in Europa; l’8,5% America latina e Caraibi; il 4,4% in America del Nord; lo 0,5% Oceania.

Se facciamo adesso alcuni raffronti e considerazioni tra le risorse del pianeta su cui viviamo (che sono un dato fisso), crescita della popolazione, aree geografiche e ricchezza, potremmo avere delle sorprese preoccupanti.

 

Direi proprio di partire dalle risorse del pianeta e dal consumo delle stesse. È un dato pressoché pacifico che, al momento, in un anno consumiamo quasi il doppio delle risorse che il pianeta è in grado di rigenerare nello stesso periodo. Pertanto stiamo puntando all'autodistruzione, se non interveniamo subito.

 

Possiamo intervenire in due modi: ridurre il consumo pro-capite (decrescita infelice) in particolare nel mondo "ricco"; fermare la crescita della popolazione, e nel medio periodo, ridurla a livelli compatibili con il carico antropico sopportabile dal pianeta.

 

Questa è l'ipotesi che più mi preoccupa perché, ai livelli di consumo pro-capite attuali, per pareggiare i conti con le risorse del pianeta, occorrerebbe quasi dimezzare la popolazione attuale ed eventualmente ridiscutere i criteri della distribuzione della ricchezza, altro problema non da poco.

 

Proseguiamo nella nostra analisi dei dati.

 

Se sovrapponiamo su un planetario i dati della popolazione e della ricchezza pro-capite scopriamo che:

 

- l'emisfero Nord è molto più popolato e più ricco dell'emisfero Sud;

 

- la fascia compresa tra il tropico del capricorno e quello del cancro è quella con un reddito pro-capite molto basso ed in cui si prevede la maggior crescita della popolazione;

- la fascia sopra il tropico del cancro è quella più ricca e con una minor previsione di crescita della popolazione; se, inoltre, consideriamo solo la parte a Nord del 45° parallelo notiamo che questa è proporzionalmente la parte più ricca del pianeta e con previsione di crescita della popolazione quasi zero se non negativa.

 

In questa fascia, infatti, troviamo l'America del Nord, l'Europa, la Russia, il Giappone e la Cina, tutte le principali economie del mondo.

 

Questo squilibrio geo-economico-politico è impossibile che non possa generare delle pesanti conseguenze.

 

Siccome (siamo tutti figli di Caino, perché Abele è stato ucciso) non credo che i cittadini o i governanti della parte "più evoluta" del pianeta siano molto ben disposti a cedere grandi risorse ai meno fortunati che, tra l'altro, saranno sempre di più, temo che, in qualche modo, dovrebbero essere adottate "politiche" di contenimento o di decremento delle popolazioni occupanti le aree meno fortunate del mondo.

 

A mia avviso la domanda non è tanto se questo accadrà, ma come potrebbe accadere. Qualche ipotesi la potrei anche azzardare ... ma sono tutte decisamente orribili.

 

Lettera firmata

Immagine di apertura - Fonte: www.arcipelagomilano.org.

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Articolo pubblicato il 12/05/2020