I disegni di Chiara Rota

Intervistiamo un noto architetto torinese, con il talento del disegno artistico.

Proseguono gli incontri-intervista con noti professionisti che esprimono i propri “Talenti nascosti” legati alle più diverse espressioni dell’Arte.

 

Incontriamo Chiara Rota, architetto torinese.

 

Un tardo pomeriggio di ottobre, quando si poteva ancora prendere l’aperitivo seduti in un bar del centro di Torino.

 

Chiara è puntuale all’appuntamento da Baratti.

 

Il locale, forse un po’ troppo sabaudo, fa da cornice a una conversazione disinvolta e divertente, dove il non prendersi troppo sul serio diviene presto la cifra distintiva.

 

Chiara mi racconta i propri esordi, le prime difficoltà legate alla scelta dell’indirizzo di studi superiori. Lei, giovane studentessa con un innato “senso del bello”, avrebbe voluto iscriversi al Liceo Artistico… Fu iscritta al Liceo Classico… per volere paterno.

 

Chiara racconta questo aneddoto con la voce spezzata dall’emozione.

 

Successivamente dopo la Maturità si iscrive ad Architettura, si laurea a pieni voti ed entra nel mondo del Lavoro.

 

  • Cosa ti ha spinto verso la Facoltà di Architettura?

 

  • Il desiderio, che in fondo è autentica necessità, di circondarmi di cose belle… ambienti belli, buona musica, oggetti che esprimano armonia e che ti trasmettano quel senso impercettibile di grazia che fa bene all’Anima.

 

  • Parliamo dei tuoi disegni…

 

  • Dipingo da sempre, se così si può dire, dipingo con la matita, la china e le matite acquerellabili.  Per dipingere un qualsiasi soggetto parto da un’idea, l’idea acquisisce una propria autonomia, si sviluppa dentro di me, prende forma, colore, suono, profumo e consistenza. Credo che per partorire una buona idea sia necessario vederla e sentirla con tutti i cinque sensi… e forse anche con il sesto…

 

  • I disegni che mi hai mostrato sono delle deliziose cartoline che rappresentano alcuni monumenti di note città italiane, quella di Milano ha il Logo delle Poste?

 

  • Infatti, si tratta di una cartolina postale che fa parte di un gruppo di dieci, che mi è stata commissionata qualche tempo fa. Ne ho create anche altre, di altre città che dovrebbero completare la collezione.

 

  • Come scegli i soggetti e le inquadrature?

 

  • All’inizio cerco l’idea attraverso lo studio di decine di fotografie che trovo sul Web o nella mia corposa biblioteca, quindi estraggo un particolare, isolandolo dal contesto. In seguito valuto i problemi prospettici e le opportunità offerte dalle differenti tonalità cromatiche per dare volume, spessore… e personalità.

 

  • I tuoi disegni hanno qualcosa che trascende gli aspetti puramente tecnici, hanno una delicatezza che li rende riconoscibili e identificabili stilisticamente.

 

  • In realtà possono apparire semplici, ma si tratta di un’illusione perché la vera semplicità è un punto d’arrivo che passa attraverso la sublimazione della complessità delle varie tecniche sperimentate.  

 

  • Ho visto anche molti disegni di animali, divertenti caricature che si traducono in autentiche metafore… ricordo un bellissimo giovane Talpino che usciva timidamente dalla tana… era uno dei tuoi commenti grafici a un Convegno per la solidarietà…

 

  • Si ricordo, ho realizzato una serie di 12 disegni per lo spettacolo Anima-Li in libertà, organizzato dal Gruppo dei Poeti Mitomodernisti per la presidenza di Chicca Morone, con Tomaso Kemeny e altri famosissimi poeti, a favore della Onlus Dimore San Giovanni.

 

  • In fondo riesci a fare un lavoro creativo che ti diverte e ti arricchisce interiormente… non è sicuramente poco…

 

  • Adoro il mio lavoro, vedo negli occhi di alcune persone una sorta di approvazione per quello che faccio, questa cosa mi gratifica molto perché la leggo soprattutto come l’ approvazione per quello che sono.

 

Tornando a piedi verso casa ripenso a tutte quelle immagini dai toni pastello e mi sembra di riascoltare i commenti di Chiara che parla delle sue opere come potrebbe parlare delle sue creature.

 

L'Arte, mi raccontava, non è mai un passatempo, non deve essere solo un lavoro o un modo per far quattrini, l'Arte vera, quella con la "A" maiuscola, è una forza, un'energia che ti costringe, spesso tuo malgrado, a realizzare il sogno che ti è stato donato.

 

E' vero che nella Storia dell'Arte abbiamo studiato che praticamente tutte le opere venivano realizzate su commissione, tuttavia anche in questi casi da una parte c'erano i ragazzi di bottega che eseguivano il lavoro più tecnico, con l'eccezione ovviamente di Leonardo da Vinci che, per fare un esempio, nel "Battesimo di Cristo" del Verrocchio lavorò su di un angelo, superando in capacità artistica il Verrocchio stesso. 

 

Dall'altra parte c'era il Maestro al quale spettavano i dettagli determinanti o la realizzazione di particolari che trasformavano un lavoro artigianale in autentica opera d'Arte.

 

L’Arte ci accompagna o ci domina?  Una domanda che non le ho fatto, ma provo a immaginare una risposta.

 

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Articolo pubblicato il 16/05/2020