La voglia di evadere e viaggiare: Santa Catalina, l’isola dei bisonti

Una meta unica con una curiosa particolarità

Chissà quando si tornerà a viaggiare?

Intanto, raccogliere un po’ di idee su “dove andare”, è un’ottima idea.

In questo articolo parliamo di Santa Catalina: un’isola dell’arcipelago delle Channel Islands in California, a circa 30 km da Los Angeles.

Santa Catalina è oggi un’apprezzata meta turistica con una superficie di 194,2 km quadrati (poco più della sola Milano).

La capitale e principale centro abitato è Avalon: il nome gli fu dato nel 1887 dallo speculatore edilizio George Shatto, intenzionato a trasformare tali coste in un resort turistico di grido durante gli anni d’oro del boom economico nella California del Sud.

Quest’isola rivela una particolarità interessante:
Nonostante dal punto di vista ecologico non vi siano condizioni idonee per trovare l’appropriata nutrizione, ospita infatti attualmente circa 150 esemplari di bisonte americano, con altri 2000 esportati all’esterno per ripopolare determinate zone dell’entroterra degli Stati Uniti.

La fauna è composta di piccole volpi, scoiattoli, l’occasionale aquila di mare. Verso la fine del diciannovesimo secolo la fatale combinazione tra una inesistente cultura ambientalista e malattie trasmette dalla mucca domestica, condussero il bisonte all’estinzione.

Com’è possibile allora che oggi l’isola ne sia così notevolmente abitata, attualmente 150?

Non tutti sanno che risale al 1924 il loro arrivo a Santa Catalina; si parlò dell’avvistamento di questi giganti per la prima volta il 24 dicembre di quell’anno sul giornale locale dell’isola.

Nel 1924 infatti, una troupe cinematografica portò 14 bisonti sull’isola per la realizzazione di un film western quando poi, finite le riprese e a causa dello sforamento del budget, decisero di lasciarli sull’isola.

Questo abbandono, senza volerlo, fu per i bisonti la strada per sfuggire all’estinzione; un grande aiuto al ripopolamento delle colonie nell’entroterra, che addirittura nel corso del 900 avevano raggiunto le poche migliaia, rischiando l’estinzione.

Il risultato fu sorprendente, il numero degli animali aumentò notevolmente.

Ma a fare la fortuna di questo luogo meraviglioso non fu il sopracitato Shatto di fine ‘800, bensì William Wrigley Jr, magnate del chewing-gum, il quale acquistò i terreni al termine della Prima Guerra Mondiale e vi costruì un casinò.

Oggi, un milione di turisti ogni anno visitano questo bellissimo luogo.

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Articolo pubblicato il 22/05/2020