Fase 2. Troppa voglia di tornare a correre. Molte vittime tra i motociclisti

Un invito a modulare istinti e passione dopo il tempo della grande paura. Anche nel tornare alla guida non si può abbassare la guardia.

Dopo il lungo periodo di clausura, dapprima dovuto all’inverno e poi imposto dall’epidemia Covid-19, con l’avvento della Fase 2 e il “liberi tutti” con cui è stato accolto il via alla circolazione, la passione per la motocicletta si è sprigionata lasciando vittime sul campo.

I dati della rivista ASPAS, che monitora la sicurezza stradale, riportano una triste impennata. Nel secondo fine settimana (8-10 maggio), sono state otto le vittime di incidenti motociclistici, la settimana precedente tre.

Dati incompleti del weekend ancora in corso (23-24) sono drammatici, mentre dalle più battute strade dei lungolago e di collina giungono notizie di gruppi di motociclisti molto più competitivi del solito. 

Senza voler fare di tutte le erbe un fascio, si può dire che la grande pausa ha fatto del male

Il Coronavirus ha reclamato le sue vite e ancora continua a farlo, ma illockdown” ne ha preservate altre. Nel silenzio delle strade vuote, l’eco lontano delle ambulanze portava la mente per lo più a qualche sfortunato soggetto infetto. Ora non più.

Da quando il traffico è tornato per le strade, il sottoscritto, ex pilota che qui ne scrive, motociclista punito in un incidente stradale 33 anni fa; ha percepito alcuni dettagli.

Smentendo i tanti buoni propositi nei confronti dell’inquinamento, allo scatto del “pronti via” il traffico è subito ritornato intenso. Molti guidano con la mascherina (cosa strana), altri al volante sono estremamente nervosi, aggressivi, scattanti. Segno che la clausura ha generato non solo delle varianti alla prossemica, ma anche varianti nell’atteggiamento alla guida di molti utenti.

I motociclisti poi, li ho ascoltati con un orecchio d’attenzione; troppi motori tirati a gridare, con tutti i giri al vento, la gioia di tornare a correre. Ho provato un senso di disagio confermato dai dati, ma non solo.

Gli incidenti stradali non reclamano solo vite, sovente s’accontentano di ossa rotte, traumi importanti, invalidità e grandi dolori. Il tempo si ferma, partono i richiami di soccorso; lampeggi; suoni di sirene; ambulanze.

Il buon motociclista lo sa e tiene alto il livello d’attenzione, ma non si è soli per la strada e l’agitazione di pilotaggio da Fase 2 non è requisito di una sola categoria. È un’attitudine generale che si manifesta per le strade.

Quindi, dopo la riprova dei dati più aggiornati, mi permetto di invitare tutti i lettori, motociclisti & non, a diluire nel tempo la voglia di muoversi in fretta, a raddoppiare attenzioni e cortesia, e rinfrescare quel senso d’appartenenza che solo poco tempo fa vedeva gli italiani tutti uniti dall’unica paura, cantare l’inno nazionale dai balconi.

Mentre la pandemia rallenta, non acceleriamo troppo noi.

Occorre ricordare che sono due gli acerrimi nemici del motociclista. Il primo è il motociclista stesso quando dimentica i suoi e gli altri limiti, assorbito e depistato dai fumi dell’adrenalina; il secondo, ancor più micidiale, è l’automobilista distratto/a

L’incidente in natura non esiste, è sempre il prodotto di un errore umano. Diversa è la sicurezza passiva di chi guida un’auto invece che una moto. Tante lamiere attorno, con airbag inclusi, fanno la differenza. Casco e giubbotto son ben altra, poca cosa.

Quindi concludo con ciò che già molti sanno, ma parlarne non guasta. Abbiamo evitato la terapia intensiva? L’invito è di tenere alta l’attenzione e a bada l’astinenza da velocità; di godersi la guida a piccole dosi; di apprezzare la bellezza della vita e le meraviglie della natura. Qui serve infine un livello di attenzione adeguato a certe novità di questo “dopo Covid-clausura”; ci sono molti più cinghiali ed altre bestie in giro. Anche in questo caso muoversi cauti aiuta nel tornare a casa sani.

 

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Articolo pubblicato il 24/05/2020