Quel 24 Maggio e questo

Riflessioni di Armeno Nardini

Ironia, nostalgia, amarezza e un filo di speranza sono gli elementi di questo articolo di Armeno Nardini che invitiamo a leggere con particolare attenzione.

 

QUEL 24 MAGGIO E QUESTO

Il Piave mormorava
Calmo e placido, al passaggio
Dei primi fanti, il ventiquattro maggio.

di Armeno Nardini

 

Versi e musica di E.A. Mario, la Canzone del Piave è stato un nostro inno nazionale prima dell’attuale. Quel giorno del 1915, con un colpo di cannone sparato verso le fortificazioni austriache, l’Italia entrò nella Prima Guerra Mondiale già in corso.

Due anni dopo, subì la disastrosa rotta di Caporetto, una disfatta umana e militare, che impose la strategica ritirata delle nostre forze ormai esigue lungo la linea del Piave. Si arruolano i ragazzi del 99, ultima carne da macello a disposizione.

Con misero armamento e senza alcuna preparazione bellica, compulsati dalla incosciente baldanza di una giovinezza patinata dall’amor di patria, esondano pochi mesi dopo dal chiuso insopportabile delle trincee, come fiume in piena che rompe gli argini e tutto travolge.

Così, i resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza: sono le parole enfatiche scelte dal Comandante supremo Armando Diaz il 4 novembre del 1918 per il Bollettino di guerra, celebrato poi come Bollettino della vittoria.

Un ennesimo Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ha chiuso, questo 24 maggio appena trascorso, il lock down imposto dall’esiziale pandemia, che tutto e tutti coinvolge, dopo i morti della Caporetto bergamasca.

Tolta la valvola del contenimento a casa, la pentola a pressione delle necessità represse libera di botto la ormai incontenibile voglia di movida, coi suoi danni collaterali: più di 120 mila controlli con oltre 750 persone sanzionate ed una decina denunciate; più di 30 mila esercizi controllati con una trentina sanzionati e alcuni chiusi.

Va dove ti porta il cuore, è il comando di Susanna Tamaro, al quale forse inconsciamente tanti hanno obbedito, ma questo virus, dall’aspetto accattivante al microscopio, ha spine molto subdole e captive. L’Oriente che, secondo alcuni, ce lo ha mandato proditoriamente, ci aveva già dato, però, anche una vecchia pillola di saggezza: affronta il leone ruggente, ma temi la serpe strisciante.  

Ai giovani soprattutto, quindi, ma a tutti in generale, può essere utile ricordare lo slogan di Renzo Arbore: meditate gente, meditate.

Quindi, bisogna continuare a proteggersi anche per proteggere, in attesa che cessino i Bollettini di guerra del Capo della Protezione Civile,  coltivando intanto la beata speranza che arrivi presto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il Bollettino della vittoria nostra, in questa guerra anch’essa mondiale, contro il peggior nemico di tutti e di tutti i tempi.

Si vales, valeo.  

 

Armeno Nardini

armeno.nardini@bno.eu   

 

 

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Articolo pubblicato il 03/06/2020