Coronavirus in Piemonte. L’impennata dei contagi, ma si svuotano i reparti Covir-19. La Regione e l’uso positivo dell’Idrossiclorochina contro il blocco dell’OMS. Il progetto “Covi a casa”
Luigi Icardi

AGGIORNAMENTO DEL 6 GIUGNO: Mascherine distribuite da Regione Piemonte non sono tossiche, come sostiene filmato diffuso su social. Denuncia di procurato allarme, a tutela della Regione. Il dato nazionale

Anche nelle ultime 24 ore aumentano i guariti, si registra un solo decesso, a prescindere da quella “coda misteriosa” e ineliminabile dei giorni  precedenti, Si svuotano i reparti Covir, ma la brusca rimonta dei contagi induce a non poche cautele.

L’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 19.872 (+370 rispetto a giovedì), così suddivisi su base provinciale: 2.111 (+ 44) Alessandria, 1062 (+19) Asti, 773 (+16) Biella, 1978 (+46) Cuneo, 1739  (+17) Novara, 10.333 (+212) Torino, 840 (+9) Vercelli, 899 (+6) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 137  (+1) provenienti da altre regioni.

Altri 2.639 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

Sono 17 i decessi di persone positive al test del Covid-19, di cui 1 al momento registrato nella giornata di ieri (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid). 9 sono aggiornamenti di decessi avvenuti nel mese di maggio.

Il totale è ora di 3.910 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale:  649 Alessandria,  236 Asti, 205 Biella, 387 Cuneo, 336 Novara,  1.733 Torino, 214 Vercelli,  127 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 40 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

Sono 30.807 (+49 rispetto a giovedì: di cui 22 asintomatici; 11 in RSA; 7 a seguito di test sierologici) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivise su base provinciale: 3.962 Alessandria, 1.852 Asti, 1039 Biella, 2.793 Cuneo, 2720 Novara, 15.674 Torino,  1.308 Vercelli, 1.111 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 259 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 89 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

  • I ricoverati in terapia intensiva sono 40 (-3 rispetto a ieri), mentre i  ricoverati non in terapia intensiva sono 743 (-65 rispetto a ieri).
  • Le persone in isolamento domiciliare sono 3.586.
  • I tamponi diagnostici finora processati sono 335.814, di cui 186.036 risultati negativi.

 

Con il conforto di risultati positivi raggiunti, la Regione Piemonte chiede all’AIFA un confronto sull’uso della Idrossiclorochina

«Non si tratta di iscriversi al partito del Plaquenil, però credo sia importante rilevare come i protocolli di cura a domicilio con l’uso della idrossiclorochina, sperimentati in Piemonte nel trattamento precoce del Covid-19, abbiano dato risultati molto incoraggianti. Dopo il ritiro da parte della rivista scientifica Lancet dello studio che aveva portato alla decisione dell’Oms di bloccare le sperimentazioni con l’idrossiclorochina, sarebbe opportuno al più presto un confronto con l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per fare chiarezza.

Se non va bene l’idrossiclorochina, ci dicano cosa si può utilizzare in alternativa, altrimenti viene meno il perno su cui ruota gran parte della strategia di cura domiciliare dei pazienti covid e si rischia di tornare ad affollare gli ospedali mettendone in crisi l’operatività».

Così l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte e coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, Luigi Genesio Icardi, che mercoledì 3 giugno ha condiviso con i colleghi assessori delle altre Regioni il modello di presa in carico precoce dei pazienti affetti da sospetta infezione Covid-19 sperimentato nell’Asl di Alessandria, facendosi promotore, a nome della stessa Commissione nazionale, di una richiesta di audizione all’Aifa per chiedere l’attivazione di un “registro 648” (procedura per consentire l’erogazione di un farmaco a carico del Servizio sanitario nazionale) per la somministrazione domiciliare di idrossiclorochina.

Dal 18 marzo al 30 aprile, il Distretto Acqui Ovada dell’Asl di Alessandria ha preso in carico e seguito a casa, precocemente, 340 pazienti, con una drastica riduzione dei ricoveri, in controtendenza con i dati della stessa provincia, tra le più colpite del Piemonte. Su 340 pazienti, infatti, si sono avuti 22 ricoveri e 9 decessi, numeri dolorosi, ma nettamente inferiori agli attesi in base ai dati epidemiologici.

«Il messaggio emerso dal progetto coordinato dai dottori Paola Varese  e Claudio Sasso denominato “Covi a casa” è forte e chiaro – osserva l’assessore Icardi -: più precocemente si avviano le cure, maggiori sono le probabilità di guarigione. E’ il territorio il vero campo di battaglia contro il virus. I medici di medicina generale hanno dimostrato di essere strategici e forza proattiva nell'intercettazione precoce dei malati, a prescindere dall'esecuzione dei tamponi. Clinica, esami ematici domiciliari e elettrocardiogramma sono stati sufficienti per identificare i malati, selezionarli per profili di rischio e avviare precocemente un trattamento farmacologico articolato che ha avuto successo».

L’assessore rileva che “Covi a casa”, così come l’altro analogo protocollo farmacologico di cura domiciliare dei professori Di Perri-Bonora-Venesia, non sono stati un ripiego perché gli ospedali erano pieni, ma una precisa scelta strategica organizzativa”.

«Territorio e Ospedale – conclude Icardi -, supportati dal volontariato, malgrado la tragica esperienza escono comunque rafforzati nelle motivazioni etiche che li accomunano e da cui auspichiamo la nascita di un nuovo modello di sanità e di presa in carico delle persone in base ai  bisogni di salute».

Se c’è stata l’impennata inziale dei contagi e dei decessi, lo si deve in gran parte alle indicazioni errate ed incomplete emanate da parte dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute. E’ bene che la Regione Piemonte, in previsione di ulteriori impennate del virus, possa adottare, con assoluta padronanza, le cure appropriate  e già positivamente sperimentate

La Regione Piemonte, in seguito alla diffusione di un video calunnioso, chiarisce i termini di sicurezza delle mascherine trattate con Sanitized TH 22-27, distribuite a tutti i piemontesi. “Stiamo procedendo a denunciare per procurato allarme quanti hanno dato visibilità all’ignobile accusa di aver distribuito mascherine tossiche alla popolazione piemontese”.

L’assessore alla Protezione civile della Regione Piemonte Marco Gabusi non lascia dubbi sulla falsità e sul pericolo del video denuncia che circola sul web da ieri riguardante le mascherine della Regione Piemonte trattate con il metodo Sanitized TH 22-27 a base di zinco piritione. Facendo leva sulla natura tossica dello zinco piritione, il video insinua un’azione irresponsabile e dannosa da parte della Regione Piemonte nei confronti dei cittadini. 

«I cittadini devono conoscere la verità su questo tema – sottolinea l’Assessore Gabusi -. Le mascherine non sono assolutamente tossiche: il trattamento Sanitized TH 22-27, che contiene una piccola dose di zinco piritione, è considerato ‘necessario’ per avere un tessuto antibatterico e antivirus.  Abbiamo analizzato tutte le prove e certificazioni, ma non oggi, bensì prima della produzione».  9 certificazioni, tra cui quella per il trattamento Sanitized, oltre ad una serie di test di laboratorio in Italia e all’estero e le schede di sicurezza, attestano la sicurezza del prodotto.

«Non sono le mascherine ad essere tossiche - conclude l’Assessore Gabusi - ma le persone che diffondono contenuti falsi e generano accuse ingiustificate. È patetico e vergognoso l’attacco che viene fatto alla Protezione civile, alla Regione Piemonte e alle persone che si sono impegnate. È perciò nostro dovere rendere onore alla verità e ai tanti volontari che hanno donato il loro tempo e il loro lavoro per distribuire le mascherine casa per casa».

Il dato nazionale

Sono 85 le vittime del coronavirus nelle ultime 24 ore in Italia, in lieve calo rispetto alle 88 di ieri. I morti complessivi salgono così a 33.774. Dai dati della Protezione Civile emerge che ci sono 9 regioni senza vittime: Trentino Alto Adige, Sicilia, Abruzzo, Umbria, Sardegna, Valle d'Aosta, Calabria, Molise e Basilicata.


Sono saliti a 163.781 i guariti e i dimessi, con un incremento rispetto a ieri di 1.886. Giovedì l'aumento era stato di 957. Il dato è stato reso noto dalla Protezione Civile.


Risalgono i contagi in Italia. E' di 234.531 il numero complessivo, con un incremento rispetto a ieri di 518 casi, quando si era registrata una crescita di 177. Il dato comprende attualmente positivi, vittime e guariti. Sono 36.976 i malati di coronavirus in Italia, 1.453 meno di ieri.

 

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Articolo pubblicato il 06/06/2020