Alexander Pope: tra satira e classicità

La critica elegante di un poeta emarginato

Alexander Pope, insieme a Skeakspeare, rappresenta uno dei poeti più citati e ricordati del XVIII secolo per il massimo contributo che diede alla letteratura inglese.

Poeta in cui l’ottimismo è mitigato dal pessimismo, e la cui bontà umana ha convissuto con una feroce – ma elegantissima- satira verso i contemporanei.

Oggi ripercorriamo la vita e le opere di questo grande e curioso artista dalla passionalità romantica.

Pope nacque nel 1688, anno fondamentale per la storia inglese, in quanto cominciò un periodo di ostracismo per i cattolici romani inglesi, che non poterono più frequentare scuole o assumere incarichi pubblici in seguito al Test Act (le leggi che permettevano l’assunzione a incarichi pubblici soltanto ai membri della Chiesa anglicana).

Per questo Pope, nato in una famiglia cattolica romana, dovette studiare presso una zia; e a causa del forte anticattolicesimo che si respirava a Londra dovette trasferirsi con la famiglia a Windsdor.

Dall'età di 12 anni, ebbe molti problemi di salute, come una forma di tubercolosi delle ossa che deformò il suo corpo e smise di crescere, lasciandolo con una grave malformazione. Per questo egli non crebbe oltre i 137 centimetri. 

Bisogna specificare che se da una parte la religione gli impedì un corso di studi regolare, dall’altra gli consentì una rapida ascesa nei circoli cattolici, e in seguito a una formazione fortemente segnata da classici diede il via alla sua carriera artistica con “Saggio sulla critica” che venne ben accolto dai lettori.

Si trattava di una poesia nello stile distico eroico: un nuovo genere di poesia molto ambizioso.
Tema fondante dell’opera: la sua idea in quanto poeta e critico secondo cui la poesia fosse la risposta al continuo dibattito su di essa: la poesia deve essere naturale oppure scritta secondo regole predeterminate?

Nel 1712 pubblicò il famoso poema “Il ricciolo rapito”: la sua opera più popolare: di carattere eroicomico, è un poemetto nato per ridicolizzare la lite tra Arabella Fermor e Lord Petre, il quale aveva strappato una ciocca di capelli alla donna senza il suo permesso.

Pope descrive i personaggi in stile epico.

Successivamente tradusse l’Iliade: fu un lungo e duro lavoro, la cui pubblicazione iniziò nel 1715 e si concluse nel 1720.

Il suo più ambizioso poema fu però “Saggio sull’Uomo”, nel quale è racchiuso totalmente e distintamente lo spirito filosofico dell’autore.

La sua traduzione dell’Iliade divise la critica, tra chi la acclamò come “un’opera insuperabile” e chi la sminuì descrivendola come “una bella poesia, lontana dal vero Omero”.

Le critiche negative non lo fermarono, tanto che Pope successivamente decise di cimentarsi nella traduzione dell’Odissea, per la quale però chiese aiuto ad altri due traduttori.

Fu un poeta satirico e didattico, mondano e moralista, filosofo e traduttore, i suoi versi conservano un’eleganza e una leggerezza che li rendono memorabili anche per una sensibilità di altra impronta e formazione.

Sui libri di storia della letteratura, in passato si diede molto rilievo agli aspetti negativi del carattere di Pope, mentre di recente pare prevalga nei suoi confronti una tendenza critica diversa, che lo vede affermare orgogliosamente la propria indipendenza spirituale e poetica.

Lo spirito critico del poeta infatti non attacca l’umanità nel suo complesso, ma singoli individui, che ritiene corrotti o sciocchi, senza assumerli come emblema della società in generale o della condizione umana.

Pope impiegherà in quasi tutte le sue opere il distico eroico portandolo alla perfezione, piegandolo alle sue esigenze, dotandolo di una grande varietà ritmica, rendendolo conciso e complesso.

Nelle sue opere riuscì a fondere con estrema raffinatezza ironia e arguzia, sottintesi sessuali e critica velata alla società, un vago senso di malinconia e richiami inascoltati al buon senso.

Chiudiamo questa breve biografia di Pope con una breve frase che descrive perfettamente il suo ingarbugliato spirito. Citiamo di seguito Lady Bolingbroke, che di lui disse:

“Non beveva neanche una tazza di tè senza ricorrere a stratagemmi”.

Pope morì nella stessa città in cui nacque, Londra, il 30 maggio 1744.

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Articolo pubblicato il 17/06/2020