Prima vittima la Verità
Armeno Nardini

Informazione, disinformazione che genera confusione e morte, una interessante analisi di Armeno Nardini

PRIMA VITTIMA LA VERITA’

di Armeno NARDINI

Trovare subito il paziente zero avrebbe consentito tempestive barriere di contenimento del coronavirus. I media ci hanno bombardato col resoconto di questa affannosa ricerca. Più d’un ritrovamento è stato poi smentito e le indagini hanno perduto progressivamente importanza. Le verità sulla identità del paziente zero, sul luogo di origine del virus esiziale che ancora ci affligge e sulla sua nascita forse da manipolazioni di laboratorio sono ancora un mistero, velato da bugie sempre più evidenti. Secondo Platone la verità è dire gli enti come sono. E noi non li conosciamo.

La Protezione civile ha dato i numeri dei contagiati, dei ricoverati in terapia intensiva e degli altri malati, dei morti comuni e di quelli delle Residenze Socio Assistenziali, dei ventilatori polmonari mancanti, delle mascherine ordinate e di quelle distribuite, dei tamponi acquistati e di quelli praticati e, finalmente, anche dei guariti e dei dimessi. 

Tutti i dati dello tsunami pandemico sono stati enfatizzati dai canali televisivi, dai social su internet e dalla stampa, focalizzatasi anche sulle indagini giudiziarie proliferate col crescere della delinquenza in proporzione alle occasioni di illeciti guadagni sulle disgrazie altrui.

Ci sono stati errori, forse approssimazioni e per alcuni pure maneggiamenti, che hanno inquinato la verità anche sul numero dei morti, soprattutto da quado si è cominciato a distinguere tra quelli deceduti per il coronavirus e gli altri, morti col coronavirus, vittime cioè di comorbilità tali, che non hanno resistito anche al contagio.

I governanti hanno consultato i virologi sui problemi sanitari, ma hanno preso poi decisioni politiche dando giustificazioni che a tanti sono sembrate non veritiere. I soloni della medicina si sono protetti sotto l’egida di un virus sconosciuto per scusare i loro contrasti scientifici sulla pandemia. Quando alcuni hanno cominciato a dissentire su certi metodi sperimentali di cura o a condividerli, sono affiorate le verità nascoste per interessi economici, anche sulla scelta delle mascherine, dei test sierologici e dei tamponi e sulla produzione di vaccini.

La teoria del consenso sostiene che siamo di fronte alla verità nel caso in cui l’opinione di certi gruppi è la stessa per tutti gli appartenenti  ad essi.  Se si considerano quindi le divergenze di pensiero tra i sanitari che si sono occupati di covid-19, siamo ancora ben lontani dalla verità.

Sembra legittimo il sospetto, non proprio timidamente avanzato dai media, che alcuni potrebbero averla nascosta bugiardamente per un tornaconto personale, essendo emersi certi loro collegamenti con enti di ricerca, case farmaceutiche, fabbricanti di test sierologici e di materiale sanitario.

Un nemico immateriale ha esploso proditoriamente megatoni di cariche virali contro l’umanità attonita.  Non sono crollati i palazzi, ma le certezze scientifiche. Abbiamo visto tanti morti, senza dignitosa sepoltura, scaricati a camionate dalle forze armate in fosse comuni; e tanti eroi, disfatti nei sentimenti e dalla fatica, percorrere come fantasmi le trincee ospedaliere, tra i rantoli dei giacenti a terra nei corridoi.

 

Siamo, pare, alle ultime battaglie di questa che, comunque, è una guerra, pur se diversa dalle altre, forse psicologicamente più devastante. E come in tutte le guerre, la prima vittima anche questa volta ha lo stesso nome: si chiama Verità. Eschilo aveva ragione. Si vales, valeo.

 

 Torino, 14.6.2020 – armeno.nardini@bno.eu

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Articolo pubblicato il 20/06/2020