Le nebbie delle Istituzioni: Berlusconi in galera, mentre al Governo spadroneggiano presidenti non eletti e partiti perdenti

Le dichiarazioni del giudice Amedeo Franco costretto dall’Alto a condannare Silvio Berlusconi, poi estromesso dal Senato, con Alte complicità. La nota dell’on. Giacometto

In questa scabrosa vicenda che in poche ore sta facendo il giro del mondo, si delinea la stretta somiglianza della repubblica italiana  ad un regime corrotto. Trova purtroppo  conferma il teorema  già riscontrato in altre  parti del mondo. Il capo dell’Opposizione viene sbattuto in  galera, senza troppi complimenti e gli oligarchi, senza essere passati da una conferma elettorale, occupano il potere. Si erano negli anni scorsi, in argomento, già pronunciati molti autorevoli esponenti politici ed osservatori, ma ora la conferma è certa e pronunciata da fonte autorevole.

Il giudice della Cassazione Antonio Esposito che nel 2013 condannò Silvio Berlusconi a 3 anni e 8 mesi di carcere per frode fiscale nella vicenda Mediaset-Agrama, viene tirato in ballo, 7 anni dopo, dal collega Amedeo Franco. Il magistrato, morto nel maggio 2019, dopo quella sentenza (che decise di non firmare) incontrò Berlusconi alla presenza di testimoni e quell'audio, registrato, ora è  stato reso pubblico da autorevoli e qualificati giornalisti. Per di più, il giudice Franco motivava quella condanna come frutto di "pressioni dall'alto" contro Berlusconi e sullo stesso Esposito.

Berlusconi deve essere condannato a priori perché è un mascalzone! Questa è la realtà, a mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subito una grave ingiustizia… - spiegava Franco - L’impressione che tutta questa vicenda sia stata guidata dall’alto. In effetti hanno fatto una porcheria perché che senso ha mandarla alla sezione feriale? Voglio per sgravarmi la coscienza, perché mi porto questo peso del… ci continuo a pensare. Non mi libero. Io gli stavo dicendo che la sentenza faceva schifo". E qui il riferimento diretto a Esposito, presidente di sezione: il giudice secondo il collega sarebbe stato "pressato" per pilotare la sentenza perché suo figlio anch’egli magistrato era indagato dalla Procura di Milano per "essere stato beccato con droga a casa di...".

Una storia nota e scomoda, ma che alla luce della ricostruzione di Franco va letta sotto un'altra e più inquietante luce.

Questa vicenda sconcertante segna l’ultimo passo per l’estromissione di Berlusconi dalla vita politica italiana, ma non va dimenticato che in seguito ai rapporti irrituali tra Oscar Luigi Scalfaro ed il giudice Borrelli, sin dal primo Governo Berlusconi, nel 1994, la Procura di Milano emise un avviso di garanzia a carico del presidente del Consiglio Berlusconi per concorso in corruzione e il 22 novembre di quell’anno, il Corriere della Sera (nel pianeta Rizzoli) pubblicò in anteprima l'avviso di garanzia a Berlusconi, proprio mentre lo stesso si trovava a Napoli a presiedere come Presidente del Consiglio la conferenza ONU contro la criminalità organizzata. Il massimo che a un leader di un partito e a un capo di governo gli poteva capitare. Accuse poi cadute nel vuoto.

Ma chì è stato in questa circostanza il gran burattinaio? Quali forze politiche abbia spudoratamente avvantaggiato è ormai noto. Si è trattato di un golpe in piena regola e, nel nostro ordinamento, qualora il supremo reggitore dello Stato, si fosse macchiato di tale misfatto, avrebbe dovuto essere messo in stato di accusa dalla Corte Costituzionale.

Sono molte e qualificate le prese di posizione che stanno giungendo in questo momento. Riportiamo l’analisi dei fatti, riteniamo maggiormente esaustiva diffusa  dall’On Carlo Gacometto: “Inverosimilità delle accuse, tre gradi di giudizio in meno di un anno, applicazione retroattiva della Legge Severino, voto palese al Senato per tentare di espellere un leader dalla scena politica, non essendo in grado di farlo tramite elezioni: a noi di Forza Italia fin dall'inizio è stata chiarissima l'azione del plotone di esecuzione contro il Presidente Berlusconi, che oggi finalmente emerge (anche) dalle parole dell’allora Giudice Relatore della Corte di Cassazione Franco”.

Così prosegue l’On Carlo Giacometto di Forza Italia. “La battaglia per una giustizia giusta e per il garantismo deve continuare, per sanare una grave ferita nella democrazia italiana e per evitare che anche un solo italiano sia vittima di un sistema da riformare profondamente, iniziando dalla separazione delle carriere e dalla responsabilità civile per gli errori giudiziari. Oggi l’Italia non deve dividersi in base a legittime differenti opinioni politiche. Quanto accaduto ieri al Presidente, può accadere oggi o domani a qualunque cittadino. È nel nome di un corretto ruolo della giustizia che oggi dobbiamo dirci, più che mai, tutti berlusconiani.”

Oltre all’esecrazione per la cacciata dell’allora leader dell’opposizione Silvio Berlusconi, non si deve dimenticare che un tentativo, al momento sventato si è avuto nei confronti del segretario della Lega Matteo Salvini che al momento è il leader della coalizione del Centro destra.

Qui abbiamo il nome del regista che voleva farlo condannare, a prescindere; Il famigerato giudice Luca Palamara che per anni è stato attore incontrastato di ogni nefandezza perpetrata e condotta in onore della giustizia ed in ambito giudiziario.

Ma la domanda che ciascun italiano deve porsi è la seguente. Palamara agisce da solo o in Italia è ancor vitale la figura diabolica di un “gran vecchio” sempre al centro di ogni trama?

Invece di scendere in piazza per censurare il monumento al Conte Verde, ogni cittadino cui stia a cuore la democrazia, dovrebbe ribellarsi, con ogni mezzo, a questo andazzo omertoso che ogni giorno ci fa scoprire vicende presenti e passate sempre ripugnanti.

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Articolo pubblicato il 01/07/2020