DISTANZA FISICA ma VICINANZA SOCIALE

Questo coronavirus pandemico, che affligge l’umanità, ha enfatizzato la espressione distanza sociale per riferirsi allo spazio fisico di almeno un metro da porre tra gli individui, reputato necessario ad evitare il contagio. Per Martin Bauer, professore di psicologia sociale presso la London School of Economics, è stata una infelice scelta linguistica della OMS, la Organizzazione Mondiale della Sanità.

Infatti, queste parole, riprese in tutto il mondo dai provvedimenti di politica amministrativa, decontestualizzate dalla fisicità di più immediata comprensione, in psicologia ed in sociologia, assumono complesse valenze che portano a distinguere tra distanza sociale e distanza fisica.  A quest’ultima fanno riferimento le direttive sanitarie.

La epidemiologa della OMS, Maria Van Kerkhove, conscia dell’equivocabile significato attribuibile alla espressione distanza sociale, ha di recente dichiarato: “Stiamo passando volutamente all’impiego dell’espressione distanza fisica perché vogliamo che le persone rimangano comunque connesse”.

La connessione, alla quale ella fa riferimento, è la vicinanza sociale, cui oggi molto contribuiscono i contatti sulla rete internet. Il web può conciliare la vicinanza sociale con la distanza fisica. Questa, funziona come deterrente contro il contagio. Quella, è panacea contro il malessere indotto dagli effetti esiziali della pandemia.

Alla socialità, che vede la sua massima espressione nella intimità carnale, si riconoscono infatti le capacità di contribuire in modo efficace al benessere psicofisico, poiché solleva dall’ansia i soggetti più fragili anche per età e comorbilità. Il contatto sociale è vicinanza che tiene lontana la paura; è endorfina che aiuta a sopportare situazioni stressanti; è sostegno vitale per l’essere umano.

Siamo nati per stare insieme, con i nostri dovuti momenti di solitudine, è il pensiero che, poco prima di lasciarci, ci ha lasciato Ezio Bossi, di cui ricordiamo la sofferenza fisica, grande come la sua statura d’artista. 

Covid-19 è uno tsunami epocale che in tutte le parti del mondo continua a far danni pressoché identici e questi spingono a cercare e promuovere aiuti reciproci, tessendo quelle trame di solidarietà sociale che già in altri tempi, come ci insegna la storia, hanno contributo a risollevare le sorti di popolazioni disastrate. I problemi per il nostro futuro comune, dunque, possono trovare soluzione solo dalle operazioni risolte in comune nel nostro presente. Si vales, valeo. 

armeno.nardini@bno.eu
 

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Articolo pubblicato il 08/07/2020