I Pirati Edelweiss, dei ragazzi antinazisti dimenticati per anni

Il coraggioso gruppo tedesco che sfidò Hitler a suon di Jazz

I Pirati Edelweiss furono l’opposto della famigerata Gioventù Hitleriana, respinsero la loro struttura paramilitare, l’ideologia e la segregazione di genere.

Eppure, non erano solo semplici precursori degli hippie, non erano solo delle leggende, erano degli adolescenti, in carne e ossa, con dei cuori che battevano, dei genitori, dei nomi.

Provenienti dall’ambiente della classe operaia, i Pirati Edelweiss, tutti minorenni, si opposero al nazismo in tutti i modi possibili.

Resistettero, proprio come il tenace fiore di stella alpina (Edelweiss, in tedesco) aggrappato alle falesie delle Alpi da cui il gruppo prese il nome.

I Pirati Edelweiss furono uno dei più grandi gruppi di giovani che si rifiutarono di partecipare alle attività giovanili naziste.

La Lega della Gioventù del Partito Nazista venne fondata nel 1922 e nel 1926 fu ribattezzata Gioventù Hitleriana, ed era composta da ragazzi dai 14 ai 18 anni. E quattro anni dopo, venne fondato l’equivalente femminile: La lega delle ragazze tedesche.

La Gioventù Hitleriana era la più grande organizzazione giovanile al mondo: contava più di 8 milioni di membri.

Inizialmente l’attività dei giovani si concentrava in giochi, campeggio, sport, ma poi i suoi giovani finirono per essere addestrati al combattimento armato. E fu presto chiaro che l’obiettivo: indottrinare i giovani tedeschi con la visione aggressiva e nazista di Hitler.

A rifiutare questa ideologia furono diversi gruppi, ma il più grande fu proprio quello dei Pirati Edelweiss.

I componenti avevano tra i 14 e i 17 anni. Alcuni abbandonarono la Gioventù Hitleriana, altri lasciarono la scuola prima dei 14 anni per non entrarvici.
A partire dal 1936 l’adesione alla Gioventù divenne obbligatoria e nel 1939, anno dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la non appartenenza divenne un reato punibile.

I Pirati- che non avevano comunque molti anni di libertà, in quanto a 18 anni erano costretti ad arruolarsi nell’esercito- combatterono la Gioventù Hitleriana diventandone l’esatto opposto:

i membri della Gioventù Hitleriana portavano i capelli molto corti e rasati su alcuni punti; i Pirati li portavano lunghi.
Nella prima i componenti erano divisi per genere; nella seconda, maschi e femmine stavano insieme; 

i primi indossavano uniformi e ascoltavamo la musica della propaganda nazista; i secondi indossavano camicie a scacchi e ascoltavano il jazz: la musica ‘proibita’ dallo stato.

Ma ovviamente, le loro attività più coraggiose furono altre: la protezione dei disertori tedeschi, la fuga dei prigionieri dei campi di concentramento e di lavoro e la fornitura di esplosivi ai gruppi di resistenza formati da adulti.

Potremmo dire che, qualunque cosa potesse indebolire il morale dei nazisti per i Pirati era lecito. Si trattava di un’organizzazione ribelle, dalla struttura intima e dall’impronta adolescenziale; anche per questo non esistono molti documenti e informazioni su di loro.

Molti di loro subirono punizioni brutali, come torture, pene detentive e impiccagioni pubbliche.
E bisogna ricordare, come scritto a inizio articolo, che i Pirati erano degli adolescenti, in carne d’ossa. Con dei sogni, delle paure, delle famiglie, dei volti e dei nomi.

Ne ricordiamo solo qualcuno, per dare un’idea.

Gertrud Koch, di una famiglia antinazista, guidò i Pirati nel lancio dei volantini dalla cima della Stazione ferroviaria di Colonia. Fino ai suoi ultimi giorni (nel 2016), si è fatta chiamare con il suo nome in Codice Pirata: Mucki.

Fritz Theilen, catturato dai nazisti, torturato e rilasciato dopo alcune settimane; nuovamente catturato riuscì a fuggire da un campo di concentramento.
Prima della guerra lavorava in Ford; ma dopo la guerra non riuscì più a trovare a lavoro, se non per l’aiuto delle forze britanniche che occupavano la Germania occidentale.

Hans e Sophie Scholl, fratello e sorella, due giovani appartenenti però a un altro gruppo di resistenza al controllo nazista: la Rosa Bianca.
I due, figli di un convinto antinazista, lottarono contro la Germania nazista, e vennero condannati a morte per decapitazione. A Sophie venne proposta una pena più lieve se avesse negato la sua partecipazione alla Rosa Bianca, ma lei decise di morire insieme al fratello.

Questi due ragazzi furono decapitati il 22 febbraio 1943, e ancora oggi, rimangono forse uno dei più forti simboli della resistenza tedesca al regime di Hitler.

I componenti della sopracitata Rosa Bianca, gruppo antinazista composto da studenti e professori, vennero celebrati alla fine della guerra per la loro resistenza; mentre per i Pirati dell’Edelweiss ci sono voluti 60 anni: soltanto nel 2005 vennero ufficialmente riconosciuti come combattenti a pieno titolo della resistenza invece che dei criminali com’erano sempre stati definiti.

Il loro coraggio, il senso di giustizia e la resistenza di questi giovani – nel terribile momento storico in cui gran parte del mondo scelse di seguire il regime autoritario di Hitler- andrebbe ricordato di più, e andrebbe senza dubbio insegnato nelle scuole.

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Articolo pubblicato il 26/07/2020