Italia. Quando la colazione è più importate della libertà

Mentre Conte si arrabattava sul Recovery Fund. Gli inciucioni grillini e piddini si spartivano il bottino delle amministrative.

Siamo proprio il “Bel paese”, anche se non riusciamo neppure ad attrare turisti, dopo che abbiamo ampiamente diffuso nel mondo l’immagine dell’Italia infetta e per di più inquinata dalla pastoie burocratiche, ai danni di coloro che vorrebbero venire in vacanza, messe in atto da ministri da strapazzo, tali da scoraggiare un santo nel varcare le nostre  frontiere.

 

Così, mentre il premier Giuseppe Conte era impegnato nel faticoso negoziato europeo sul Recovery Fund, i colonnelli di Pd e M5S stavano tramando in gran segreto per marciare uniti anche alle prossime elezioni regionali del 20 e 21 settembre, per poi blindare il Governo e la legislatura, costi quel che costi.

 

In particolare, l’obiettivo è arrivare a luglio dell’anno prossimo, quando inizierà il semestre bianco, l’ultimo del settennato di Sergio Mattarella, durante il quale il Capo dello Stato non potrebbe sciogliere le Camere, come recita la Costituzione.

 

La storia degli ultimi due anni ha insegnato che la coerenza non è una qualità dei grillini, pronti a rinnegare tutti i loro cavalli di battaglia pur di salvare la poltrona. Così nella fase delicata che si sta aprendo in questi giorni, i parlamentari del M5S potrebbero intensificare i loro veti esaltanti e mandare all’aria ogni tentativo di ripresa economica, la ricostruzione del Paese, con sollievo per i  sovvenzionati a fare niente, tanto cari a questo governo.

 

Manca ancora l’ufficialità, ma in queste ore sarebbe lo stesso Beppe Grillo a trattare con il segretario Pd, Nicola Zingaretti per trovare la quadra su un patto di desistenza contro il centrodestra.

L’intesa alla quale si sta lavorando ricalca quella siglata, in modo tacito, in Emilia Romagna, dove il governatore Stefano Bonaccini ha ottenuto la riconferma grazie all’aiuto decisivo delle Sardine, ma anche ai voti degli elettori pentastellati, che hanno optato per il voto disgiunto: consenso alla propria lista, ma preferenza per il governatore dem uscente.

 

Ai simpatizzanti grillini verrà dunque chiesto di ingoiare l’ennesimo rospo: mettere la croce sui candidati governatori della sinistra, che hanno possibilità di battere quelli del centrodestra solo con l’appoggio del M5S.

 

La cosa paradossale è che per 5 anni i consiglieri regionali pentastellati nelle regioni chiamate al voto a settembre hanno assunto posizioni di radicale contrapposizione alle giunte di sinistra. Ora dovranno dire ai loro elettori che si sono sbagliati e che intendono appoggiare i candidati della sinistra affinchè vengano rieletti.

 

Non meno imbarazzante è la situazione in Puglia e nelle Marche. Nella regione meridionale il governatore uscente, Michele Emiliano sta moltiplicando gli appelli al M5S affinchè faccia convergere i suoi voti su di lui, in cambio di un ingresso organico in maggioranza (con relativa spartizione di poltrone). Il reggente pentastellato, Vito Crimi e il ministro degli affari regionali, Francesco Boccia, peraltro pugliese di origine, starebbero trattando per trovare un’intesa e scongiurare il rischio che la regione passi nelle mani del centrodestra, ben posizionato grazie alla candidatura (considerata forte) di Raffaele Fitto, che può contare sull’appoggio compatto dell’intera coalizione.

 

Ma occorrerà convincere Antonella Laricchia, candidata grillina alla guida alla Regione, a desistere. Ciò potrebbe scatenare le reazioni scomposte del gineceo cappeggiato da Barbara Lezza.

E in ogni caso rimane in pista la candidatura di Ivan Scalfarotto (Italia Viva), destinata a frantumare il consenso nell’area della sinistra.

 

C’è chi prevede che negli ultimi giorni di campagna elettorale scenderà nella sua terra d’origine lo stesso premier, il foggiano Conte, per tirare la volata a Emiliano. Ma solo in caso di accordo alla luce del sole tra Pd e M5S.

 

Nelle Marche risulta che la marcia di avvicinamento dei Cinque Stelle al Pd sarebbe in fase avanzatissima, se è vero che il gruppo pentastellato in consiglio regionale si è sciolto e alcuni consiglieri grillini si stanno già schierando con Maurizio Mangialardi, candidato del centrosinistra alla Presidenza della Regione in sostituzione dell’uscente Luca Ceriscioli, che ha deciso di non ripresentarsi.

Analoghe manovre si segnalano in Toscana, dove però i grillini sono ancora più deboli e dunque meno corteggiati dalla sinistra.

 

In Liguria il candidato comune Pd-M5S sarà il giornalista del Fatto Quotidiano, Ferruccio Sansa, che sfiderà l’uscente Giovanni Toti (centrodestra).

In Veneto il leghista Luca Zaia, stando a tutti i sondaggi, è imbattibile.

 

Manca ancora qualche settimana al termine di presentazione delle liste. Vedremo fin dove arriverà la spudoratezza dei grillini nel siglare accordi con gli acerrimi avversari degli ultimi cinque anni nei singoli territori regionali.

 

Ma per rimanere seduti a tavola con i piedi ben puntati, ormai si fa di tutto. E da quelle parti, la fame è tanta!

 

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Articolo pubblicato il 23/07/2020