Due di Agosto – Festa degli uomini

Per il coronavirus, che continua a funestare il mondo, non ci sarà quest’anno a Monteprato di Nimis, nell’Udinese, la tradizionale FESTA DELL’UOMO, sorta lì come sagra locale negli anni ’70 ed ormai nota tanto da aspirare a riconoscimenti più ampi, come sono quelli per la FESTA DELLE DONNE dell’otto marzo.

L’Istat ha rilevato un calo considerevole delle nascite in Italia e questa festa forse avrebbe fatto comodo perché, con spirito molto goliardico, la folla impazza per le strade dietro un grande fallo di legno, portatore di fertilità per le donne che lo accarezzano.

Al tempo dei Greci e dei Romani in onore di Priapo e Dioniso si celebravano le FALLOFORìE, dette anche FALLOGOGìE, che esaltavano in processioni rituali questo simbolo di fertilità per propiziare, però, i raccolti agricoli.

Non c’è molto di nuovo sotto il sole, quindi, nella FESTA DELL’UOMO.

Perché ricorre il due di agosto, me lo ha spiegato l’amico che mi ha indirizzato al suo sarto per un mio abito da cerimonia, avendo prima lodato le qualità della scuola sartoriale napoletana.

Don Gennaro aveva imparato il mestiere nel capoluogo campano prima di metter su bottega a Torino.

Mi viene incontro con passo elegante e pancetta dondolante, portando il centimetro a nastro intorno al collo come una onorificenza.

Mi spiega, con accento che ne denuncia le origini, come solo i pantaloni tagliati col cavallo rispettoso della anatomia dell’uomo cascano bene sul davanti ed a questo lui ci tiene molto.

Poi, sollevando il mio alquanto imbarazzato divertimento, mi chiede con ossequio: “Scusi, dottò, il fastidio dove lo porta, a destra o a sinistra?”.

Da qui parte l’amico per raccontare che la divisa dei soldati napoleonici prevedeva, sotto la giubba, a guisa di pantalone, una attillata calzamaglia.

Non usavano, allora, le conchiglie indossate oggi da certi atleti a protezione dei genitali e dai ballerini per motivi estetici.

Di questi motivi si preoccupavano invece i comandanti quando ordinavano ai soldati in parata: “Les deux à gouche”, a sinistra, quindi, della cucitura centrale che univa le due gambe della calzamaglia.

Sembra pertanto, mi diceva l’amico, che l’assonanza fonetica di questo comando con la espressione anch’essa francese “Les deux de aout”- due d’agosto – abbia portato alquanto artificiosamente a questa data la FESTA DELL’UOMO che, secondo vulgata, è tale se ha questi attributi.

A destra o a sinistra, poi, è solo una questione di politica sartoriale.

Si vales, valeo.


rmeno.nardini@bno.eu

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Articolo pubblicato il 02/08/2020