Antonio Oliveira Salazar: il dittatore illuminato - Parte 2

In pratica dal 1911 al 1926 il Portogallo ha visto succedersi otto capi di Stato e quarantatré governi. Mentre dal 1926, fino al 42, un solo capo di Stato, il presidente Antonio Oscar Carmona e solo cinque esecutivi. Pochi Paesi possono vantare una simile stabilità. Naturalmente il testo di Eliade si ferma al 1942, per la seconda parte della dittatura salazariana, in pratica tutto il dopoguerra, fino al 1968, quando gli succede Marcelo Caetano, bisogna accedere ad altre fonti.

Naturalmente questo stato di “salute” della società portoghese porta allo scoppio di colpi di Stato da parte dell'esercito, così si giunge al 28 maggio 1926, quando i generali si rivolgono al popolo portoghese, per liberarli da una minoranza corrotta e tirannica, che ha umiliato la nazione portoghese. Si forma un triunvirato e a sorpresa si nomina il Dr. Oliveira Salazar a ricoprire il ruolo di ministro delle finanze.

 

Successivamente il generale Carmona si impone come unico responsabile del governo del Paese, che si rivolge di nuovo a Salazar per risolvere la grave crisi economica del Portogallo, investendolo questa volta di pieni poteri. Intanto la dittatura militare negli ambienti politici europei non era ben vista. Si è pensato di aiutare economicamente il Portogallo, ma le condizioni economiche della Società delle Nazioni, limitavano troppo la sua sovranità, pertanto il governo preannuncia un programma governativo rivoluzionario, dove“ciascuno deve cercare di realizzare il possibile in casa propria,incominciando a mettere ordine nella propria vita e nella propria famiglia e sacrificando poco -un'ora di sonno, un giorno di vacanza, uno spettacolo, un pasto, eccetera”.

 

Salazar rinchiuso nel suo ufficio, si era preso l'impegno di riequilibrare il bilancio in un solo anno, un miracolo a cui difficilmente si poteva credere. Scrive Eliade:“La rivoluzione di Salazar era tanto più difficile da comprendere in quanto d'una sorprendente semplicità; questo perchè gli interessavano anzitutto le cose piccole e ben fatte”. Il dittatore era convinto di aver “combattuto per una politica del buon senso contro quei piani, talmente grandiosi e vasti, da farci disperdere tutta l'energia solo per ammirarli, senza più lasciarci la forza di realizzarli”. La cosa più urgente del momento era di risparmiare.“Non facciamoci illusioni. La riduzione dei servizi pubblici e delle spese porta con sé restrizioni alla vita privata e, di conseguenza, sofferenze”. Così chiede di essere lasciato in pace,“piegato su tabelle numeriche, sforzandosi giorno e notte di ridurre, equilibrare e risparmiare”.

 

Non incontra nessuno,“si rifiuta di partecipare alle cerimonie ufficiali o ai banchetti diplomatici, ossessionato da un solo pensiero: il pareggio del bilancio. 'Stiamo chiacchierando troppo!' . Aveva detto due mesi fa ai lavoratori. Certo per un filosofo cattolico, che crede in quei valori, che più volte ha ribadito, nel primato della spiritualità e della forza creatrice dello spirito,“costretto a iniziare la propria rivoluzione raddrizzando il bilancio d'un Paese sull'orlo del baratro e risanandone a fatica le finanze. Eppure – scrive Eliade – anche con questa attività, apparentemente così terrena e materiale, mantiene la propria tecnica spirituale: l'equilibrio del bilancio non è solo l'impresa d'un esperto finanziario ma è allo stesso tempo l'opera d'un moralista, d'un filosofo e d'un praticante cristiano”.

 

Salazar ha fatto un “lavoro serio”, rispetto ai vari demagoghi e incompetenti che hanno distrutto il Portogallo. Il suo bilancio “non è il risultato di combinazioni artificiose”. Non si può continuare“con bilanci truccati e riforme fittizie”. Si dal primo momento è sincero con il popolo. Anche se è sgradevole, occorre mettere subito il Paese di fronte alla verità.“Le persone devono capire di trovarsi sull'orlo del precipizio: la salvezza può provenire solo da loro stesse, può essere perseguita con mezzi semplici[...]”. Salazar non sta creando niente di nuovo, ma a poco a poco si intravede il suo ruolo guida della nazione e di vero capo del regime nato dalla rivoluzione del 28 maggio. In un solo anno e mezzo, ha fatto solo tre discorsi, intanto, “il miracolo in cui nessuno credeva si è compiuto. Per la prima volta dal 1913, il bilancio del Portogallo non è più in passivo.

 

Anzi, il budget del biennio 1928-1929 redatto da Salazar si conclude con un eccedente di 1.567.000 escudos, rispetto al deficit di 388.667.00”.

Ecco perché a proposito della crisi economica che attanagliava l'Europa negli anni 30 il grande storico delle civiltà e pensatore svizzero Gonzague de Reynold, poteva scrivere:“Il Portogallo, grazie alla dittatura del grande cristiano Salazar è il solo Stato del globo, il cui bilancio, si chiude, in questi ultimi anni, con un'eccedenza di entrate e con le tasse più leggere d'Europa” (Gonzague de Reynold, La casa Europa, D'Ettoris Editori, Crotone, 2015)

Ma Salazar non ha scelto di collaborare con la dittatura militare per ridurre soltanto il deficit, anche perché essa si sarebbe potuta mantenere con la forza per altre sei, dodici mesi, poi tutto sarebbe crollato. Il professore, il tecnico Salazar auspicava sopratutto una rivoluzione nazionale,“perché i deficit erano dovuti non soltanto a una detestabile amministrazione, ma anche a una falsa visione del mondo e della vita”.

 

Certamente il risanamento del bilancio dello Stato era urgente, però per Salazar, non finiva lì:“a nulla sarebbe valso un pareggiamento se la gente avesse continuato a credere nei vecchi miti liberali di ricchezza, produzione, individuo, eccetera”.

Nel 1930 parlerà dei Principi fondamentali della rivoluzione politica. Tra essi, il cardine è la tutela della famiglia, la quale, contro l’individuo esaltato “dal liberalismo politico del XIX secolo”, è la vera “cellula sociale irriducibile, nucleo originario del villaggio, della città e quindi della nazione” (p. 223). “Vogliamo costruire lo Stato sociale e corporativo in stretta corrispondenza con la costituzione naturale della società. Le famiglie, i villaggi, le città e le corporazioni nella quali si trovano tutti i cittadini, con le loro libertà giuridiche fondamentali, sono organismi costitutivi della nazione e, in quanto tali, devono intervenire direttamente nella formazione dei corpi supremi dello Stato” (p. 223)

 

Secondo il dittatore,“solo un’autentica e fertile vita spirituale è in grado di garantire l’ordine politico, l’equilibrio sociale e il progresso economico”. Sono parole da meditare e da affiancare a queste non meno attuali: E’ la crisi morale, prima ancora di quella materiale, a rendere infelice il mondo” (pp. 229-230).

Salazar non ha timore di menzionare Dio e la fede in un discorso politico, “egli è un filosofo che crede in Dio”. Non aveva la vocazione del dittatore capace d'incitare e costringere le masse, non aveva la voce da tribuno, “era un professore emigrato nella politica”, non ha mai tradito la propria vocazione d'istruire, accudire ed educare gli altri. Non ha mai abdicato alla serietà e all'onestà dell'insegnante. Peraltro secondo Eliade,“le sue idee politiche non avevano nulla di straordinario; molte di esse erano già state formulate in passato, alcune applicate in altri Paesi”. Ha sempre anteposto a tutto i valori a cui credeva: Dio, il primato dello spirito, il Portogallo e la famiglia. Fu un dittatore senza volerlo per Eliade. Sempre con calma e fermezza, “Sapeva ciò che voleva e dove stava andando”.

 

Secondo Eliade, Salazar,“Da cristiano, buon portoghese e professore, ha inteso edificare la rivoluzione nazionale sulle stesse fondamenta da cui era partito quando era stato chiamato a salvare il bilancio del paese: il primato della spiritualità cristiana, della tradizione latina lusitana”.

La nuova Costituzione portoghese del 1938, reca l'impronta dello spirito di Salazar, vi si trovano tutti i principi che avevano ispirato la dottrina sociale del cattolicesimo moderno. “Le fonti della nuova Costituzione portoghese sono l'enciclica Divini Redemptoris di Pio XI. La Carta del lavoro italiana ma, soprattutto, la Quadragesimo Anno del maggio 1931”. L'ispirazione cattolica però non significa che Salazar ha costruito uno Stato confessionale, naturalmente mantiene la libertà nei confronti della Chiesa romano-cattolica. Del resto Salazar voleva mantenersi libero anche dai suoi vecchi compagni di lotta, che invitava a rinunciare all'organizzazione politica e partitica. “Non accetta di lasciarsi condurre da alcun dogma che non sia quello della nazione”. Cercava di mantenersi sempre al di sopra delle parti per non compromettere l'unità nazionale.

 

Nel momento in cui lo Stato non è più considerato una “totalità di individui”[...] i partiti non possono più sussistere e la lotta di classe si conclude”. Pertanto,“a fondamento dello Stato va la famiglia e solo chi sia capofamiglia gode di diritti politici; solo chi ha cura d'un focolare domestico è considerato capace di scegliere i rappresentanti nelle Camere Corporative o nell'Assemblea Nazionale. Nell'organizzazione dello Stato, Salazar, attribuisce alla famiglia un'importanza determinante. E' l'apologia della famiglia, uno dei leitmotiv dei discorsi di Salazar.

La maggioranza dei portoghesi è con Salazar, anche perchè sono troppo evidenti le opere materiali e sociali fatte. Ma questa maggioranza deve essere educata, convinta, deve essere trasformata moralmente. Dev'essere sradicata da quella mentalità democratico-liberale e principalmente massonica. Ecco perché Salazar procede a mettere al bando nel 1935 la massoneria.

 

Concludo. Salazar visse nella semplicità e morì povero, conducendo un'esistenza fuori dal comune. Le sue ricchezze furono i suoi ideali. 

Amico intimo del cardinale arcivescovo di Lisbona Manuel Concalves Cerejeira (con cui visse da studente) e di suor Lucia di Fatima (la quale lo stimava molto), non ostentò mai la sua profonda religiosità, ma si servì della dottrina cattolica e delle massime del Vangelo per essere un buon servitore dei cittadini, specie dei poveri, dei semplici e dei marginali.

Insegna a tutti noi che è sempre possibile, malgrado l’odio e la potenza dei nemici, “la passione calma di compiere il proprio dovere, vivere verticalmente, accettare con serenità il proprio destino, senza chiedere ricompense” (p. 237)

A me sembra che“Salazar ha tentato di salvare il Portogallo attraverso una rivoluzione cristiana, vale a dire attraverso una rivoluzione che partisse dalle cose piccole e ben fatte – e ci è riuscito”.

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 30/07/2020