Libano, enorme esplosione a Beirut. Almeno 60 morti e oltre tremila feriti: «Una catastrofe, i responsabili pagheranno» AGGIORNAMENTO DELLE ORE 23 DEL 4 AOGOSTO

Le cause dell'esplosione, che nel pomeriggio di ieri, ha distrutto il porto della capitale del Libano, sono ancora poco chiare: fonti militari parlano di «ingenti quantità di materiale esplosivo» presenti sul luogo dello scoppio.

Due enormi esplosioni, avvenute a breve distanza di tempo, hanno devastato intere aree della capitale del LibanoBeirut.

I feriti sono, secondo il ministro della Salute Hamad Hassan, citato dall'agenzia Reuters, almeno tremila, ma il numero è destinato ad aumentare. L'ospedale principale della capitale ha riferito alla tv libanese LBCI, citata dall'agenzia Reuters, di avere in carico almeno 500 feriti — decine dei quali bisognosi di operazioni d'urgenza — e di essere costretto a rimandare altre persone in altri ospedali.

Anche UN militare italiano sarebbe rimasto ferito, seppur in modo leggero, nell'esplosione.

I morti sono, sempre secondo il ministro della Salute, oltre 60: ma si tratta di un bilancio provvisorio, destinato ad aggravarsi. Un quotidiano libanese parla già di «decine di morti». Il ministro della Salute ha chiesto a tutti i medici e il personale sanitario di raggiungere gli ospedali della capitale per soccorrere i feriti. La Croce Rossa libanese ha riferito di un gran numero di persone sepolte sotto le macerie e intrappolate nelle loro case. Il premier Hassan Diab ha deciso che quella di mercoledì sarà, in Libano, una giornata di lutto nazionale.

«Ciò che è successo a Beirut ricorda Hiroshima e Nagasaki, nulla di simile era mai accaduto in passato in Libano», ha detto in lacrime il governatore della capitale libanese, Marwan Abboud.

Il premier, Hassan Diab, ha parlato di una «catastrofe», i «responsabili» della quale saranno chiamati a «rendere conto».

Nelle immagini diffuse sulle tv locali e sui social si vede prima una densa colonna di fumo bianca — il risultato, secondo quanto riportato dal New York Times, di un primo scoppio —, alla base della quale si vedono esplosioni secondarie, minori e colorate. Pochi istanti dopo, si vede una gigantesca onda d’urto, a forma di fungo, che colpisce via via diversi palazzi, facendoli collassare. Svanito il vapore del fungo, al centro resta una altissima colonna di denso fumo rosso-arancione.

Vaste zone del porto sono state rase al suolo, e balconi e finestre sono collassati a chilometri dal luogo dell'esplosione. Danneggiati centinaia di edifici, tra i quali anche il Palazzo Baabda, residenza del presidente. Il fragore dell'esplosione, secondo quanto riferito dall'agenzia Reuters, è stato sentito anche a Nicosia, Cipro, quasi 200 chilometri a nord-ovest della capitale libanese.

 

Le cause dell'esplosione e i materiali «altamente esplosivi»

Il primo scoppio sarebbe avvenuto, secondo notizie inizialmente riportate dalle tv locali, in un deposito di fuochi d’artificio. La seconda, devastante, esplosione è invece originata da un magazzino poco distante. Il ministro dell'Interno ha spiegato che a deflagrare, in questo secondo magazzino, sono stati materiali «altamente esplosivi» — «tonnellate di nitrato di ammonio» — sequestrati anni fa.

Secondo quanto riportato dall'agenzia Ap, le esplosioni di nitrati causano abitualmente colonne di fumi tossici di colore rosso-arancio, come quello visto al porto di Beirut.

Non è noto perché quel materiale fosse conservato così vicino al porto, né che cosa fosse esattamente il deposito o per che cosa fosse usato, né infine come mai fosse così vulnerabile. Il premier ha detto in tv che quel «pericoloso magazzino» era utilizzato «dal 2014».

«Ho visto una palla di fuoco e una colonna di fumo che si alzava sopra Beirut. C'erano persone che correvano e urlavano ovunque, con il volto insanguinato», ha detto alla Reuters un testimone. Un altro testimone, citato dalla stessa agenzia, ha parlato di «una situazione di caos totale». Un passante citato dall'agenzia Ap ha detto: «Questo Paese è maledetto».

 

Le tensioni internazionali e il processo per l'omicidio di Hariri

Il terribile scoppio del porto è avvenuto mentre il Libano attraversa una delle più gravi crisi economiche e finanziarie degli ultimi anni, e mentre si alzano le tensioni tra Israele e il gruppo sciita Hezbollah. Le autorità israeliane hanno commentato la notizia precisando di «non avere nulla a che vedere» con le esplosioni. Il ministro degli Esteri israeliano Gabi Ashkenazi ha detto alla tv israeliana N12 che l'esplosione sarebbe stata «un incidente», causata da «un incendio».

La Casa Bianca sta «seguendo attentamente» quanto avvenuto in Libano, ha fatto sapere un portavoce.

Il presidente libanese, Michel Aoun, ha convocato per una riunione urgente il Consiglio supremo di difesa.

L'esplosione è arrivata anche tre giorni prima del verdetto del Tribunale dell’Aja sull'omicidio dell'ex premier libanese Rafiq Hariri, ucciso a Beirut il 14 febbraio del 2005 assieme ad altre 21 persone. Le ripercussioni politiche di quel crimine hanno cambiato profondamente gli equilibri regionali. Alla sbarra quattro imputati in contumacia, tutti membri di Hezbollah: Salim Ayash, Habib Merhi, Hussein Oneissi e Assaad Sabra.

C'era anche un quinto imputato, Mustafa Badreddin, considerato la mente dell'attentato di San Valentino, ma è stato ucciso a Damasco nel 2016. Gli imputati sono accusati di «complotto a fini terroristici e omicidio preterintenzionale» e di altri capi di imputazione connessi.

 

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Articolo pubblicato il 05/08/2020