Agosto a Elva (Cuneo)
L'autore Ezio Marinoni (a dx.) con Franco Baudino a Elva nel settembre 2019

Un invito alla montagna, di Ezio Marinoni

Dopo la lunga parentesi imposta dal Covid19, la voglia di montagna è forte.

In un giorno feriale di agosto già a Saluzzo il traffico aumenta in modo considerevole.

La chiesa di San Peyre di Stroppo segna il distacco dal fondovalle e il suo campanile alto e slanciato le dona un inaspettato carattere nordico.

I tornanti e la salita sembrano più aspri; il cartello che segnala il bivio fra Elva e Cucchiales è uno spartiacque di valico, divide e indirizza.

A Elva mi aspettano Franco e Lorella, due simboli del paese. Un uomo e una donna, simili e diversi, ma entrambi attaccati con orgoglio alla loro terra di origine.

Più che un’intervista è una chiacchierata fra amici.

Franco Baudino è stato due volte sindaco, ha scritto sette libri sul paese, la sua storia, la cultura e i costumi nel tempo.

Secondo lui è un periodo difficile, Elva è di nuovo senza amministrazione comunale. L’unico negozio è chiuso ed è più difficile approvvigionarsi per la spesa.

Qui ci sono i problemi dei paesi di montagna, tutti difficili da gestire.

La pandemia si è avvertita assai poco, l’unica differenza è stata la cancellazione dei rapporti con la città e il fondovalle; per il resto, i lavori di montagna e la cura degli animali non cambiano mai, richiedono cure continue.

I turisti stanno arrivando, ne prevede ancora tanti per tutta l’estate, perché gli spazi sono ampi e il rischio di contagio si riduce. Le secondo case si sono riempite quasi tutte e anche gli alberghi non si possono lamentare (La Locanda di Elva con il suo Resort; La Sousto dal Col).

È importante che chi sale in montagna sappia rispettare l’ambiente, un dono preziosissimo che ci è dato in prestito, ricordando che non ne siamo padroni.

Lo spopolamento ha ridotto a poche decine gli abitanti; si emigrava per causa di necessità, nella speranza di una vita migliore: si aveva poco e si lasciava poco. Un esempio fra tutti è stato Daniele Mattalia, classe 1921, contadino e operaio intervistato da Nuto Revelli (la sua testimonianza non è stata inserita all’interno del libro “Il mondo dei vinti” e rimane fra i documenti dell’archivio Revelli di Cuneo). Daniele è emigrato a Cuneo nel 1970, assunto dalla Ditta Stella che produceva pali per linee elettriche. L’anno precedente gli erano morti alcuni vitelli, ha temuto di non avere speranza o futuro e ha preferito la certezza di uno stipendio per sfamare la sua famiglia.

Ad Elva i motivi di interesse sono tanti.

L’arte, con la Parrocchiale di Santa Maria Assunta, gli affreschi di Hans Clemer e il battistero dei fratelli Zabreri.

Chi ama la natura può dimenticare il trascorrere del tempo ed entrare in punta di piedi in qualcuna delle ventotto borgate.

Elva si scusa con i turisti, conclude Franco Baudino, per qualche carenza di servizi, ma si offre a loro con tutta la sua bellezza, intatta e sublime.

Lorella Menardi gestisce La Locanda di Elva e il Resort Le Colonne.

La incontro nel suo locale.

I tavoli del ristorante sono ancora apparecchiati, gli altri clienti del pranzo se ne sono andati da poco, col gusto in bocca delle “ravioles” e della panna cotta al fieno. Dalle sue vetrate si gode il panorama incomparabile di una serie di vette, il paese appena al di sotto e il campanile della chiesa in cui Hans Clemer ha compiuto il suo lavoro concludono l’orizzonte dello sguardo.

Sua mamma è una Raina, famiglia storica in paese, che ha visto fra i suoi figli il grande poeta e cantore della terra Piero Raina.

Lorella è ritornata qui nel 2016 a riprendere le redini della ex Locando San Pancrazio, due anni dopo ha creato il Resort.

Prima di diventare una imprenditrice faceva l’impiegata in una azienda, come tanti. È tornata alla sua montagna, compiendo un percorso contrario a quello che negli Anni Sessanta, dopo l’apertura delle strade, ha portato i suoi compaesani a valle.

Il suo locale è sempre aperto in estate, durante l’autunno e l’inverno accoglie dal giovedì alla domenica.

Il lockdown ha spezzato il circuito turistico; Chanto Elva a giugno non c’è stato, nemmeno la Festa del Rododendro di luglio.

Tante occasioni perse per un piccolo paese. Ora si cerca di recuperare, con l’apertura e il sorriso verso i clienti. Nei fine settimana albergo e resort sono pieni, durante la settimana le stanze sono occupate a metà.

Per portare avanti il suo lavoro, Lorella si avvale di uno staff di prim’ordine, dal quale pretende la massima attenzione verso i clienti e la capacità di rappresentare il territorio.

Quando si finisce il pasto, alle spalle del bar si allinea una ottima varietà di prodotti Bordiga, per degustare ancora una volta un sapore e un prodotto di prossimità.

Quando si arriva a Elva il pranzo alla Locanda fa sentire a casa. Cosa chiedere di più?

La piazza che conduce alla parrocchiale è un incanto, sospesa nel tempo e nello spazio. In un attimo di silenzio si può ascoltare l’eco dell’acqua e il fruscio del vento, in simbiosi con la natura.

E una breve passeggiata regala la magia di un luogo che fa innamorare e crea un legame avvincente e inscindibile per sempre.

@Ezio Marinoni

 

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Articolo pubblicato il 09/08/2020