Più bonus e meno futuro per tutti

La politica del più tutto per tutti: da Berlusconi a Conte

Chi ha ancora un ricordo vivido della Seconda Repubblica, ricorderà certemente lo slogan di berlusconiana memoria "Meno tasse per tutti", cui ne seguirono altri del tutto molto simili.

In quel messaggio di opportunità per tutti, c'era l'idea di una ridistribuzione della ricchezza a favore quindi di tutta la popolazione, benché poi oggi ci si ritrovi in una situazione economica e occupazionale piuttosto triste, cui si aggiunge un aumento della forbice sociale.

Molti ebbero di che deridere Berlusconi per quegli slogan, anche perché si faceva largo la considerazione secondo cui più che promettere tutto a tutti, sarebbe stato necessario investire sul futuro del Paese, ma oggi pare che il leit motiv non sia cambiato.

Infatti, con il governo attuale, durante la pandemia che stiamo ancora vivendo, è un susseguirsi di più bonus per tutti, soldi a palate dal bonus bebè, a quello per le partite iva, da quello ecologico al 110% a quello di emergenza, il tutto senza forse farsi due conti in tasca sapendo quanto l'Europa, soprattutto quella dei Paesi del Nord, mal sopporti il nostro cattivo e atavico utilizzo delle risorse, a iniziare dai fondi europei sulla formazione spesso richiesti e sottoutilizzati.

Tralasciando il fatto che, a partire dalla cassa integrazione, molti di quei soldi a pioggia non sono arrivati o lo sono stati ma con forte ritardo, resta il dubbio sulla reale capacità di questi bonus di salvare le sorti dell'Italia e soprattutto di garantirne un futuro diverso.

La velocità con cui poi si è voluto decretare (dato che ormai il verbo legiferare sta passando in disuso così come il ruolo del Parlamento) la distribuzione dei bonus causa pandemia dilagante ha determinato anche la beffa legata al fatto che spesso non vi erano limiti reddituali, tanto ad esempio da non creare un illecito se qualche parlamentare ha cercato di usufruirne, inciampando nella figuraccia etica ma non in quella tecnica.

Nel metodo del tutto a tutti, da anni si sta finendo con l'operare un finto distribuizionismo delle risorse tra chi ne ha troppe e chi troppo poche e così abbiamo assistito al bonus Renzi di 500 euro per i ragazzi anche di famiglie abbienti, all'introduzione con Conte del quota 100 di cui ne usufruirebbero anche gli impiegati della Pubblica Amministrazione pur non svolgendo lavori gravosi, al bonus nascita di 800 euro che si sia poveri o no, sino al recente e trasversale bonus per il monopattino.

Da quanto rilevato dal Ministero, ad oggi più di metà degli aiuti è andata alla metà più benestante del Belpaese, e il punto più basso di questa filosofia si raggiungerebbe con la flat tax che, dalle ultime voci di corridoio, sarebbe data al 15%, alla faccia della forbice sociale che vedrebbe pagare la stessa percenuale Irpef da chi guadagna 20.000 euro all'anno e chi ne guadagna il triplo!

La scommessa dell'attuale Governo è che un maggiore debito per finanziare tutti questi bonus si tradurrebbe poi in una maggiore spesa da parte dei cittadini, cosa che però non sta avvenendo, data la poca fiducia sul futuro e la vecchia propensione al risparmio degli Italiani.

Forse sarebbe ora di spendere di più per favorire lo sviluppo del Paese, creando o favorendo nuovi settori di crescita, migliorando l'istruzione e la formazione, insomma investendo nel futuro, ma purtroppo alla politica italica sembra non piacere il proverbio cinese "dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno, insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita", cui preferisce un più elettoralmente redditizio proverbio italiano "meglio un uovo oggi che una gallina domani".

 

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Articolo pubblicato il 18/08/2020