Città di Torino - Moriremo in lista d’attesa, appesi al telefono di un ospedale?

Una telefonata salvava la vita. È diventata una vergogna studiata a tavolino per favorire il trapasso?

C’è stato il tempo in cui alcune strutture ospedaliere erano un’eccellenza, ad esempio, lo sono state per me, sfortunata vittima di un incidente stradale. Era il 1986 e il CTO di Torino è stato il primo approdo dove mi hanno salvato per un pelo anche se sono rimasto piuttosto malandato.

Quindi c’è stata L’Unità Spinale, quasi in cima alla collina. Piccolo e scomodo centro dedito alla riabilitazione non era certo uno stabile adeguato, ma era gestito con passione da personale molto  motivato. Poi tutto è stato trasferito all’USU, il gemellaggio con il CTO, la gestione “Città della salute”; il primo passo all’indietro.

Oggi, dopo l’emergenza CoViD-19, lo spauracchio di un martellante e quotidiano, ben precisato numero di infetti, di ricoveri, di dimissioni & di decessi, ci ha resi quasi tutti colpevoli, poiché ipotetici, prossimi portatori sani, e nel frattempo, una visita ospedaliera o un ricovero sono diventati avventure degne di un romanzo di Giulio Verne.

L’avvento del Coronavirus ha causato un imprecisato numero di decessi certamente molto elevato anche a causa della desertificazione di prenotazioni per visite ospedaliere sovente molto importanti; altrettanto per ricoveri od operazioni chirurgiche. Di CoViD-19 si muore ben di più anche per questa nuova prassi non conteggiata e per i ritardi accumulati.

Capita agli ammalati di patologie rare, a chi deve prenotare una TAC, a chi soffre di allergie, a chi aspetta un intervento… A chi toccherà? E chi è in fila per l’abbraccio di un parente nelle RSA?

Sembra di essere sul set de “Il Deserto Dei Tartari”: l’attesa del nemico condiziona per anni la vita del protagonista; morirà senza averlo mai incontrato.

Gli attori siamo noi, cittadini in attesa dello spettro che prima o poi ci colpirà. Dobbiamo stare lontani, essere prudenti, avere paura; sentimento che ci condanna ad assorbire di tutto, anche il distanziamento scolastico dei nostri figli che non passa per una misura metrico decimale, ma da una riduzione della larghezza dei banchi. L’imbroglio si consuma con il nostro consenso: sarà l’unico? E chi ci comanda è stupido o complice? E perché certi insegnanti si tirano indietro?

A questo punto di una quotidianità che ci ha reso tristi e sfiduciati, il sospetto che non solo ci sia un piano truffaldino per rimpicciolire i banchi, ma anche uno ben più pesante per risparmiare sulla sanità, e un altro per abbreviare le vite di chi percepisce la pensione, diventa un sentimento diffuso e ridondante che serpeggia tra la gente. La saggezza popolare se lo lascia scappare tra i denti.

Il nuovo, burocratico sistema aziendale sanitario ci ha lasciati appesi a un filo. È quello del telefono che per alcuni comparti ospedalieri, suona a vuoto. Da settimane sto telefonando a un laboratorio del CTO; non risponde nessuno. Non una registrazione o un rimando a un altro numero come si usava fare un tempo.

Dunque mi rivolgo ai centralini. Quello delle Molinette risponde malamente, si occupa di quattro strutture… Rimanda a quello del CTO che ho appena consultato… Le quattro stagioni di Vivaldi…Greensleeves… Suadente musica d’attesa che non sopporto più! Oggi ho saputo che lo staff del laboratorio è in ferie… Tutti insieme? Chi mi risponde è gentile e mi dice: “sì”.

Eppure, nel centro dell’epidemia, medici ed infermieri si sono giocati la vita per salvare un ammalato in più. Se c’era da scegliere però… ahimè, Codice blu.

Noi pensionati, anziani obsoleti, incartapecoriti, fatiscenti clienti del sistema sanitario, siamo costosi. Conosco gente e l’ho chiesto a chi sa: “è ora di morire per quelli con la mia lesione?” Confidenza da più di uno: “Per far posto ad altri, sì”. E poi, allungando il tiro: “ma non è che l’USU è in aria di dismissione?” Risposta a fil di labbra: “stanno impostando la Città Della Salute, sì!" Conferme per quello che già traspira a fil di pelle. Nessuno ammetterà.

“Premere il numero 1, il 2, il 3… O restare in attesa di un operatore”… è il mantra che si ascolta quando si conquista l’accesso alla linea… Essere aggrappati al cellulare restando in attesa di essere collegati con l’interno selezionato è quell’umiliante supplizio a cui il popolo ormai è stato abituato.

O non era l’interno giusto, o l’operatore non è al corrente, oppure abbiamo sbagliato qualcosa, noi inadeguati cittadini, sebbene diplomati o laureati. Qualcuno mostra una bonaria strada per provare a raggiungere l’obiettivo dei nostri diritti… Sembra quasi un favore.

C’è aria di rivoluzione nel mio cervello stanco, offeso ed arrabbiato, chi tira le fila dei conti e dello Stato lo sta facendo sulla nostra pelle!? O forse qualcun altro comanda da una illuminata torre sistemata un po’ più in su?

Che nostalgia per certi vecchi tempi e per una risposta popolare oggi assopita, drogata dagli spacciatori di dopate notizie che ci hanno plagiati. Mai come oggi il quarto e quinto potere si sono accordati col sesto, e noi ometti del piano di sotto, sottomessi eravamo e sotterrati saremo.

L’oscuro vincitore ha saputo toglierci ogni mezzo per lottare: in primis ogni contatto con la verità, il resto è venuto dopo e noi quasi ci si vergogna per aver perduto peso e dignità. Ma niente paura, il vaccino misterioso ed ingegnerizzato prima o poi ci salverà? Voci dal Web ci mettono in guardia.

Eppure qualcosa funziona; si muove in fretta la prenotazione presso la clinica privata. L’esame è rapido, l’ambiente pulito profuma di efficiente, il personale è bello, gentile, disponibile e suadente, la mascherina non manca neppure qua, ma almeno si mostra in ogni sua sfumatura…. Non si perde neppure tanto tempo nel momento del pagamento.

 

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Articolo pubblicato il 03/09/2020