Il ricovero di Berlusconi e le sparate di De Benedetti

Le autorevoli considerazioni di Alessandro Sallusti

Com’è noto nei giorni scorsi, Silvio Berlusconi è stato ricoverato a Milano al San Raffaele per accertamenti dopo che è risultato positivo al Covid. ll ricovero  è stato ritenuto necessario in quanto è a rischio per l'età e le patologie precedenti.

Al leader di Forza Italia è stata riscontrata una polmonite bilaterale allo stato precoce. Sarebbe questa, a quanto si apprende da fonti sanitarie, la diagnosi emersa dalla tac a cui è stato sottoposto il Cavaliere e che ha portato ad un suo ricovero precauzionale.

Molti sono i messaggi di augurio di una pronta guarigione  pervenutigli da tutto lo schieramento politico; dal Presidente della Repubblica  Sergio Mattarella, dal Presidente  del consiglio dei ministri, Giuseppe Conte oltre che dal mondo imprenditoriale e  da numerosi capi di Stato e di Governo.

L’unica nota stonata, che rivela la meschinità del personaggio, è contenuta nelle affermazioni, peraltro gratuite, formulate da Carlo De Benedetti, imprenditore e noto esponente della finanza ebraica, che soprattutto ad Ivrea e nel Canavese per lo sciacallaggio compiuto all’Olivetti, non gode certo di buona fama. Tralasciando altri autorevoli commenti indignati e prese di posizione circostanziate, pubblichiamo le considerazioni di Alessandro Sallusti

 

L'ultimo delirio di un quaquaraquà

“Se Berlusconi è "un imbroglione" vorrei sapere come De Benedetti definirebbe un imprenditore (lui stesso) arrestato dopo avere ammesso di avere pagato, da presidente della Olivetti, dieci miliardi di tangenti

«Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà», fa dire Leonardo Sciascia al protagonista del suo romanzo Il giorno della civetta.

Io non ho tanta pratica del mondo, ma nel mio piccolo penso che Carlo De Benedetti, volendo usare quelle categorie, non appartenga alla prima e neppure alla seconda. Infatti non dico gli uomini, ma neppure i mezzi uomini dicono a un rivale in grave difficoltà di salute: «Mi spiace, ma è un imbroglione», come ieri Carlo De Benedetti ha detto su Silvio Berlusconi ricoverato al San Raffaele di Milano per complicazioni da coronavirus. È una espressione da ominicchi, da pigliainculo e da quaquaraquà, categorie che l'ex editore della Repubblica riassume, sia pure con un certo stile vivendo nei dorati salotti svizzeri.

Se Berlusconi è «un imbroglione» vorrei sapere come De Benedetti definirebbe un imprenditore (lui stesso) arrestato dopo avere ammesso di avere pagato, da presidente della Olivetti, dieci miliardi di tangenti, un imprenditore (sempre lui stesso) coinvolto nella bancarotta del Banco Ambrosiano oltre che in inchieste per insider trading e in una lunga serie di fallimenti, risanati sempre con denaro altrui.

I grandi nomi anziché elevare abbassano chi non li sa portare, e di solito questo succede agli eredi. Carlo De Benedetti è uno dei rari capostipiti non all'altezza della fama che si è conquistato in modo assai disinvolto. Non ricordo più chi disse: «Crescendo si impara, invecchiando si dimentica».

Ecco, De Benedetti è uno invecchiato male che ha dimenticato - o meglio rimosso - gli imbrogli (ingegnere, dieci miliardi di lire in tangenti sono un imbroglio) di cui è stato artefice. Al punto da ergersi a giudice, sbagliando tempi e modi, della moralità altrui. De Benedetti si sente un uomo perfetto. Non ne dubitiamo, anzi ne siamo convinti perché ci riconosciamo nel motto che recita: «Solo grandi uomini possono avere grandi difetti». Perfetti si sentono solo gli ominicchi, i pigliainculo e i quaquaraquà”.

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Articolo pubblicato il 06/09/2020