Una sentenza certifica il rischio default finanziario

L'Opinione di Gigi Cabrino

Le finanze dello Stato italiano non sono messe molto bene, e questo si sa da tempo.

Bene inteso, un debito pubblico del 150% del PIl non è uno scherzo, ma se lo Stato è in grado di farvi fronte non deve destare più preoccupazione del dovuto; il Giappone, ad esempio, ha un altissimo debito pubblico e comunque le casse statali non sono in crisi.

L’Italia è un caso a parte, un debito pubblico molto inferiore ad oggi era drammaticamente insostenibile secondo le agenzie di rating e le grandi banche d’affari quando al Governo c’era il centrodestra.

Poi grazie al ricatto dello spread sono andati al governo i vari Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e Conte, il debito è schizzato ancora di più verso l’alto; la grande finanza non ha avuto niente da obiettare, visti i rapporti molto stretti tra banchieri internazionali e politici post (?) comunisti che dalla lotta proletaria al capitalismo in gioventù sono passati ad occuparsi di banche e finanza in età adulta.

Tuttavia i nodi stanno venendo al pettine.

Ricordiamo l’annuncio a reti unificate del Presidente Conte in cui informava che con il decreto Cura Italia venivano messi 400 miliardi di euro a garanzia pubblica per prestiti alle imprese, agli artigiani e professionisti che avrebbero potuto così finanziarsi nel periodo più nero dell’economia dal dopoguerra grazie a garanzie statali.

Che le cose non siano andate proprio alla perfezione è risaputo, basta parlare con un qualunque titolare di Partita Iva, ma un ristoratore, di fronte al diniego del prestito garantito dallo Stato, ha fatto ricorso contro la banca.

Al ristoratore è andata male, il finanziamento non gli è stato concesso, ma il fatto è che il 20 agosto il giudice Caccaviello ha depositato a Napoli la sentenza nella quale esprime le motivazioni con cui non accoglie le richieste del ristoratore.

Il Giudice dice che la banca può negare il prestito al richiedente perché in effetti le garanzie dello Stato non sono affatto sufficienti e vista la difficile situazione economica è verosimile che lo Stato non possa far fronte agli impegni presi.

Siamo di fronte non tanto alle fosche previsioni delle agenzie di rating, che tra l’altro prevedono un anno nero per l’economia nazionale e non incoraggiano per niente, ma ad un organo dello Stato che certifica con tanto di sentenza depositata in tribunale la concreta possibilità di default delle casse pubbliche.

Sarebbe bene che il Governo e la maggioranza giallorossa fornissero informazioni un po’ più chiare sul reale stato delle finanze pubbliche, non tanto per l’alto debito pubblico, ma per i dubbi che sorgono sulla capacità del bilancio statale di farvi fronte.

Inizia ad essere chiaro che se le ricette di politica fiscale e monetaria restano quelle imposte rigidamente dall’UE -controllata di fatto dalla Germania e dai suoi satelliti- non potremo avere azioni espansive che permettano di mettere denaro in circolo per fare ripartire un tessuto economico agonizzante.

Se non si inverte subito la rotta la sentenza di Napoli sulla possibile insolvenza dello Stato italiano rischia di essere una previsione molto più puntuale dei rating delle varie agenzie finanziarie internazionali.

 

Gigi Cabrino

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 11/09/2020