“Diffidiamo dai mercenari della salute di regime che alimentano il terrore e gli affari dei furbetti.”

Le considerazioni di Teresio Raina

Riceviamo e pubblichiamo la lettera un po’ “fuori dal coro” di un lettore. In attesa di ricevere altri commenti e contributi alla discussione, riteniamo che la frammentarietà e le non poche contraddizioni dell’azione governativa nell’affrontare la pandemia e i provvedimenti conseguenti, stia scatenando la reazione e la ripulsa, anche da parte di coloro che sono propensi ad osservare le più elementari norme di prevenzione.

Gentile direttore,

“In questi giorni, in concomitanza all’inizio dell’anno scolastico, abbiamo ascoltato con amarezza le scempiaggini della ministra Azzolina, di altri suoi colleghi di governo e i non meno insulsi conati di alcuni presidenti delle regioni. Il risultato tangibile è che tra le molte incompetenze e contraddizioni, si sta alimentando il clima del terrore e della paura.

Ritengo,  sia invece necessario, almeno dal mio punto di vista, stabilire delle direttive di pensiero chiare, indiscutibili e provocatorie, per rompere questa atmosfera asfittica del piagnisteo, della paura e dell’ansia catastrofica di attesa. Per cercare di proporre un contributo alla riflessione, mi collego ad una condivisa intuizione di Umberto Galimberti , che “non moriamo perché ci ammaliamo, ma ci ammaliamo perché dobbiamo morire”. Decenni di immersione ipnotica da parte della tecnocrazia e della presunzione sanitaria ci ha corroso il senso di realtà e inoculato la chimera dell’eterna giovinezza.

“L’appuntamento con la morte è un’occasione da non perdere”. La vita è un’impresa, e come tale dev’essere gestita. In sé non serve, se non per il contenuto e il significato che noi le diamo, con impegno, dedizione e stile.

Ho visto dei post vergognosi contro i partecipanti alla manifestazione senza maschere dei cosiddetti “negazionisti”. Ho letto insulti della più stolida bassezza, coniugati con auguri di morte da Covid ed altri ameni auspici di sofferenze varie. Bene, signori – si fa per dire – mi fate semplicemente schifo. Ci sono persone che mi piacerebbe molto fare fuori, ma da me, personalmente, con strumenti nelle mie mani, perché i mandanti mi hanno sempre procurato repulsione.

E adesso voglio arrivare al punto. Anche ammettendo le falsificazioni governative e le manipolazioni pseudoscientifiche dei mercenari della salute di regime, vi pare ragionevole che per centotrentamila morti per il virus famigerato (dati gonfiati e non documentati per volontà dei negazionisti, quelli sì, di regime) si inginocchi una intera nazione dal punto di vista economico e finanziario? Vi sembra etico che per l’invidia dei sani, l’astio dei parenti e la paura artatamente indotta della massa, si criminalizzi tutti i dissidenti chiedendo schedature e gogne mediatiche?

È come se domani crepassi per covid e la mia invidia si riversasse sulla mia comunità pretendendo quarantene per Fincantieri, negozianti, baristi, supermercati, tabaccai, ristoranti e altri siti e persone da me quotidianamente frequentati? Sarebbe una mia espressione di megalomania, un grave disturbo affettivo.

Vorrei, invece che gli amici festeggiassero con la stessa allegria e impertinenza con la quale ho passato il tempo che mi è stato concesso. A coloro che mi hanno voluto bene, auguro una salute fino a cent’anni e passa per due motivi: prolungare il mio ricordo e scoprire le carognaggini che questi propagandisti del terrore hanno nascosto per mettere a terra l’intera mia Nazione”.

Grazie per l’ospitalità

Teresio Raina

 

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Articolo pubblicato il 11/09/2020