
A San Raffaele Cimena (TO) un suggestivo excursus in quattro secoli di musica spagnola organizzato da Antiqua.
La programmazione autunnale di Antiqua approda giovedì 17 settembre a San Raffaele Cimena, con un suggestivo programma dedicato al repertorio spagnolo che si terrà alle 20.15 nella bella Chiesa di San Raffaele Arcangelo. Protagonisti della serata saranno il soprano Nadia Caristi e lo specialista di strumenti a pizzico antichi Ugo Nastrucci, al quale ho chiesto di presentare una silloge di opere tanto affascinanti quanto virtualmente sconosciute. Cedo quindi la parola a Ugo.
«Il programma di questo concerto è dedicato alla musica spagnola, presentata in un percorso storico diviso in tre grandi periodi: Medioevo, Rinascimento e Barocco. Le origini dell’arte musicale in Spagna – o meglio ad al-Andalus, nome con cui era conosciuta la Spagna sotto la dominazione araba – si fanno risalire al mitico musico Ziryab (759-857), nato in Iraq. Di sonorità arabe è intrisa la musica di questo periodo, un ideale crogiolo in cui si fondono tre culture e tre religioni: araba, ebraica sefardita e cristiana.
Non deve quindi stupire se accanto a lavori dai tratti decisamente arabi, come il brano iniziale, Consoladme, eseguito all’oud, il liuto arabo, si trovano due Cantigas de Sancta Maria, attribuite al re di Castiglia Alfonso X “El Sabio”, e il canto sefardita La rosa enflorece.
Nel 1492 con la conquista di Granada da parte dei Re Cattolici si chiude definitivamente la grande stagione degli Arabi in Spagna e inizia il Siglo de oro, il Secolo d’oro, con il trionfo dell’impero che raggiunge grazie alle conquiste americane dimensioni planetarie. La splendida Chanson Mille regretz del fiammingo Josquin Desprez era probabilmente il brano preferito dell’imperatore Carlo V, tanto da spingere il compositore e vihuelista Luys de Narváez ad approntarne una trascrizione per vihuela, chiamandola Canción del Emperador.
E proprio la vihuela è la dimostrazione di un cambiamento culturale profondo: un liuto a fondo piatto, uno strumento “latino” (citola, poi vigula), così costruito forse per far dimenticare le sensuali forme arabe dell’oud.
Ma l’influenza culturale spagnola a partire dal Seicento invadeva pure l’Italia, penetrando dal Meridione dominato dai Borboni e dalla Lombardia spagnola; ne sono testimonianza le due ironiche canzonette in un improbabile spagnolo maccheronico messe in musica da Giovanni Stefani nella raccolta Affetti amorosi (Venezia 1621), che prevedono specificamente l’accompagnamento dello strumento spagnolo per eccellenza, la chitarra nella sua versione barocca, detta appunto “alla spagnuola”.
Nadia Caristi, soprano
Ugo Nastrucci, oud, vihuela de mano, chitarra “a la spagnuola”
Quattro secoli di Musica Spagnola
Il Medioevo (canto e oud)
Anonimo
Consoladme – El alba
Alfonso X “El Sabio” (1221-1284)
Des oge mais quer’ eu trobar
Anonimo del XIII secolo
Stella splendens (Llibre Vermell)
Anonimo
Ay luna qué reluces
Anonimo sefardita
La Rose Enflorece
Alfonso X “El Sabio”
Sancta Maria, strela do dia
El siglo de oro – il Rinascimento (canto e vihuela de mano)
Luys Milán (ca1500-ca1561)
Fantasía del cuarto tono
Juan Vásquez (ca 1500-ca 1560)
Con qué la lavarè
Anonimo del XV secolo
Dindirindin
Luys Milán
Pavana del septímo y octavo tono
Pavana que la bella francesquina del octavo tono
Pavana del octavo tono
Juan del Encina (ca 1469-1530)
Mas vale trocar
Luys de Narváez (ca 1490-1547)
Canción del Emperador (sobre “Mille Regretz” de Josquin)
Josquin Desprez (1450-1521)
Mille Regretz
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Articolo pubblicato il 13/09/2020