"Se non leggi non vivi" di Ferdinando Camon: un titolo provocatorio
Ferdinando Camon

Chi non legge non può insegnare a fare politica

Sono stato sempre un anticonformista. Non mi sono mai candidato a nessuna elezione, anche se ho fatto da sempre politica. Pertanto non ho problemi di 'catturare' consensi elettorali, non dovendo rispondere a nessun partito o sindacato, pubblico tranquillamente questo provocatorio servizio, condividendo pienamente la tesi di Ferdinando Camon e di Paola Mastrocola.

Tempo fa consultando la rassegna stampa quotidiana ben curata di un sito internet ho trovato un articolo interessantissimo: "Se non leggi non vivi", di Ferdinando Camon, un titolo provocatorio, più estremo o più esagerato di così non si può.

 

La sua lettura forse può dare fastidio a molti, io credo invece che può essere molto utile, stimolante, almeno per certe categorie di persone, in primis gli insegnanti, e tutti quelli che operano nella politica.

Come si fa a insegnare o a operare in politica se non si leggono libri o giornali. A questo punto mi sembra opportuno aggiungere che chi non conosce la Storia (si conosce anche leggendo i libri) sbaglia certamente politica come amava spesso dire Giovanni Cantoni fondatore di Alleanza Cattolica.

 

Camon s'interroga sul perchè bisogna leggere, che cosa significa leggere e cosa significa non leggere. Infine cerca di capire perchè in Italia si legge poco. "La mia opinione, di insegnante più che di scrittore, è molto semplice: leggere significa vivere, chi non legge non vive. Vivere significa capire la propria vita, ma la propria vita la si capisce solo se si è in grado di confrontarla con le vite degli altri, e questo si è in grado di farlo solo se si leggono libri". (Ferdinando Camon, Se non leggi non vivi. 5.5.2010 Avvenire).

 

Certo la tesi di Camon ha qualcosa di estremo e nello stesso tempo di liquidatorio, soprattutto quando scrive che sono "i libri che ti raccontano e ti spiegano la vita degli altri, tuoi contemporanei o tuoi progenitori. Leggendo, con-vivi con la vita di tutti. Non-leggendo, ti separi da tutti, non li raggiungi più, ti perdi. C'è un numero altissimo di italiani che non leggono nemmeno un libro all'anno: non sono italiani, non sono europei, non sono in collegamento con l'Italia o con l'Europa, non sono in collegamento nemmeno con l'umanità. L'umanità è un intreccio di miliardi di vite, che toccandosi si scambiano informazioni, domande, risposte, scoperte, dubbi. Lo fanno per mezzo della lettura. Chi non legge, non partecipa a questo scambio, ne resta fuori, si esclude dall'umanità. L'umanità parla a tutti, tranne a coloro che non leggono". (Ibidem).

L'articolo di Camon mi ricorda il testo La scuola raccontata al mio cane, scritto Paola Mastrocola, edito da Ugo Guanda di Parma, un libro che dovrebbero leggere tutti quelli che hanno a che fare con l'insegnamento e con l'educazione, la professoressa di Torino lamenta che nella scuola ormai da tempo è scomparso lo studio, la sua idea e soprattutto è scomparso il libro. "Studio voleva dire fare in modo che le cose contenute in un libro poi fossero contenute nella nostra testa(...)avveniva un vero e proprio passaggio di luogo(...)I libri riuscivano a colare dentro di noi, a trasferirsi in noi. Noi, certo, dovevamo leggerli! E anche studiarli. Niente ci poteva esimere dallo studio, dalla fatica e anche dalla noia di trasferire i libri in noi". Continua la Mastrocola, "i giovani non trasferiscono più nulla dentro di loro. Non si fanno più deposito. Cioè non diventano un luogo dove contenere le conoscenze, le letture".

Ma la colpa non è dei giovani, é degli adulti, degli insegnanti, che a parole con molta ipocrisia fanno finta di affermare il valore della lettura, ma poi sono i primi a non leggere niente. Tuttavia, Il libro di fatto, non esiste più nella nostra vita (...) ci siamo costruiti una vita in cui leggere è impossibile, impensabile, inattuabile. I nostri figli sono stati educati a vivere senza libri, al massimo se c'è viene tenuto per bellezza nelle nostre eleganti biblioteche.

 

Studiare significa stare molto fermi con la mente su una cosa sola e per moltissimo tempo. E questo contrasta apertamente con la società di oggi che è per la velocità, la mobilità. La scuola dovrebbe essere il luogo dello studio, ma la scuola di oggi non può amare lo studio, secondo la Mastrocola, perchè cerca in tutti i modi di adeguarsi alla società, ne è diventata la fotocopia. La Mastrocola provocatoriamente afferma che vedere un ragazzo che studia mette paura a noi adulti. Un ragazzo che studia è come una figurina immobile. Tutto il suo corpo è fermo. Rischia di diventare un asociale, un reietto della società. Quindi quando noi diciamo che i giovani dovrebbero studiare molto, mentiamo. Se noi avessimo figli che studiano tutto il giorno invece di vedere amici e giocare a pallone, saremmo preoccupati, disperati e molto a disagio.

 

Uno che studia, che legge o pensa è radicalmente inattuale. Non c'è non esiste nell'immaginario sociale. Mi ricordo di una riunione di tanti anni fa in una sede di partito in Sicilia, stavo commentando un paragrafo di un libro del professor Plinio Correa De Oliveira, un amico, che poi tra l'altro ha avuto responsabilità amministrative, mi esortava a nasconderlo perchè se entrava qualche estraneo rischiavamo di essere presi in giro. Per Camon "la lettura è una vaccinazione, chi non legge non si vaccina.

Le malattie contro le quali agisce questa vaccinazione sono l'ignoranza, la disinformazione, il disinteresse per la vita politica, l'asocialità. Sono malattie gravi. Le conseguenze di queste malattie gravano sulla società. La società ha interesse a sconfiggere queste malattie, come ha interesse a sconfiggere il vaiolo o le altre malattie endemiche. Non è tollerabile che in una società ci siano individui non vaccinati contro il vaiolo o altre malattie endemiche, perché questi individui contraggono il virus e ne mantengono viva la minaccia".

Lo scrittore veneto chiude il suo intervento con una drastica tesi: colui che non legge non può essere un buon figlio, o buon padre, o marito, o cittadino, o buon elettore. Vota male perché è ingannabile, decide male per sé e per i figli, esprime giudizi disinformati, è un danno per la democrazia. Certo a questa tesi si potrebbero fare diverse obiezioni, credo che Camon è consapevole di incorrere a questo rischio.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 16/09/2020