
Ci sono pagine della storia italiana, che non si trovano sui libri di scuola, sui quali non si legge, ad esempio, che la spedizione dei Mille “fu monitorata dalle Massoneria britannica, che aveva l’obbiettivo storico di eliminare il potere temporale dei Papi” e che Garibaldi acquistò fucili di precisione prima della partenza da Quarto utilizzando anche il finanziamento di ben tre milioni di franchi della Massoneria inglese, erogato attraverso “un fondo di presbiteriani scozzesi, che gli fu erogato con l’impegno di non fermarsi a Napoli, ma di arrivare a Roma per eliminare lo Stato pontificio”. Lo afferma il prof. Aldo Mola, docente di storia contemporanea all'Università di Milano e storico della Massoneria e del Risorgimento, e lo riporta su IL GIORNALE.IT del 4.7.2019 l’articolo di Gian Maria De Francesco intitolato: “Un finanziamento della Massoneria britannica dietro l'avventura dei Mille”.
Un finanziamento determinante, col quale, secondo Fabio Giuseppe Carlo Carisio, “il guerrigliero Giuseppe Garibaldi, un Osama Bin Laden ante-litteram, diede il colpo decisivo all’Unità d’Italia facendo implodere il cristiano Regno delle due Sicilie”. Carisio, fondatore e direttore di Gospanews.net – Informazione giornalistica cristiana – così si esprime in un suo articolo dell’11 maggio scorso dal titolo “GARIBALDI E I MILLE. Mercenari dei Massoni Britannici e complici della Mafia armati contro la Chiesa”.
Cavour aveva caldeggiato il principio “Libera Chiesa in Libero Stato” e si era speso con tutto il suo fervore politico per fare di Roma la capitale del Regno d’Italia, alla cui costituzione molto aveva contribuito, ma Roma era sede del Papato ed il Papa era a capo dello Stato Pontificio, che perse la protezione francese quando l’esercito di Napoleone III capitolò a Sedan, annientato dalle forze prussiane di Otto von Bismarck, il “Cancelliere di ferro” artefice della nascita dell’Impero tedesco.
Pochi giorni dopo quella battaglia, la mattina del 20 settembre del 1870 Raffaele Cadorna, da tempo lì appostato, prese allora a bombardare le mura che offrivano riparo a Pio IX aprendo un varco a Porta Pia, oltre il quale i suoi bersaglieri trovarono i soldati dello Stato Pontificio che alzavano bandiera bianca in segno di resa. Fu la fine del regno dell’ultimo Papa-RE e Roma, che cadeva trascinando con sé il potere temporale dei Papi, fu Capitale d’Italia dall’anno successivo: con poco spargimento di sangue era stata così coronata l’aspirazione di Cavour e centrato l’obbiettivo che era sfuggito a Garibaldi. Non c‘era questi a Roma quel giorno, ma c’era un suo luogotenente, quel focoso Nino Bixio, anch’egli uno dei Mille, che continuò a cannoneggiare le mura vaticane anche dopo la resa delle forze papaline.
Ricorre in questi giorni il 150° anniversario della “Breccia di Porta Pia”. Fu festa nazionale in Italia fino alla firma dei “Patti Lateranensi”, che videro la riapertura dei rapporti fra il nostro Stato e la Santa Sede, interrotti dal 1870.
E’ sempre festa invece per le Obbedienze massoniche ed anche questa è una pagina della storia italiana, che non si trova sui libri di scuola, sui quali non si legge, ad esempio, che la Breccia di Porta Pia, segnando per i massoni la fine dell’anacronistico potere temporale del Papa, è il memorabile evento, che sancisce la laicità dello Stato, da essi sempre sostenuta.
Si vales, valeo.
armeno.nardini@bno.eu
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Articolo pubblicato il 18/09/2020