Elezioni. Il voto dei sindaci e la batosta dei grillini
Luigi Brugnaro e Luca Zaia

Con il Referendum e le regionali la maggioranza è blindata

Le elezioni comunali si risolvono in una sostanziale parità tra centrodestra e centrosinistra, almeno nei capoluoghi dove è stato eletto il sindaco al primo turno, cioè appena 5 su 18. In attesa dei ballottaggi in programma tra quindici giorni, il centrodestra si conferma a Venezia con Luigi Brugnaro e conquista Macerata, dove Sandro Parcaroli succede a Romano Carancini. Il centrosinistra, invece, trionfa a Trani, Mantova e Trento, rispettivamente con la riconferma di Amedeo Bottaro e Mattia Palazzi e l'elezione di Franco Ianeselli, che prende il posto di Alessandro Andreatta.

 

A bocca asciutta il Movimento 5 Stelle le cui uniche speranze sono affidate a Matera ed Andria, dove il loro candidato potrebbe correre per il ballottaggio. A Fermo si conferma Paolo Calcinaro, candidato di alcune liste civiche che porta a casa oltre 10 mila voti in più rispetto ai suoi concorrenti di centrosinistra, centrodestra e M5S. I comuni capoluogo che andranno al ballottaggio, salvo clamorosi colpi di scena, sono Chieti, Matera, Crotone, Reggio Calabria, Lecco, Andria, Arezzo e Bolzano.

 

In Piemonte viene confermato al primo turno il sindaco di Moncalieri Paolo Montagna a capo di una giunta di Centrosinistra, con oltre  il 65% dei suffragi, e ad Arona Federico Monti per la Lega con il 64,62%. Gli altri comuni con oltre 15.000 abitanti, andranno al ballottaggio e cioè, ad Alpignano Giuseppe Stevenin contro Andrea Oliva, entrambi a capo di Liste Civiche, A Venaria Fabio Giulivi del Centrodestra contro Rossana Schillaci del centrosinistra. A Valenza Luca Ballerino del Centro sinistra contro Maurizio Oddone del centrodestra.

 

Pericolo scampato per il governo. I risultati in Puglia, con la conferma di Michele Emiliano, e soprattutto in Toscana, con l'elezione di Eugenio Giani, allontanano il pericolo di un contraccolpo sull'Esecutivo e sul Pd. E blindano la maggioranza. A puntellarla c'è poi l'esito del Referendum, con la solida vittoria del Sì; i votanti sono stati pari al 53,84% degli aventi diritto ed il SI raggiunge il 69,64%.

 

Per le Regionali un 3 a 3, con il centrosinistra che mantiene anche la Campania di Vincenzo De Luca e perde le Marche, dove vince Francesco Acquaroli (Fdi). Il Centro destra si conferma alla guida della Liguria, con Giovanni Toti, e del Veneto, con il leghista Luca Zaia. In Valle d’Aosta si è votato per il rinnovo del Consiglio regionale e non per il presidente che sarà eletto dal nuovo consiglio regionale, in base agli accordi tra i partiti. La Lega sfiora il 24%. Ma la guida della giunta potrebbe non essere garantita. "Siamo pronti a ragionare con tutte le forze in Consiglio Valle, ad eccezione del Pd e della sinistra con cui siamo incompatibili, per vedere se si riesce a formare una maggioranza stabile che dia una governabilità alla Regione". Lo ha detto Nicoletta Spelgatti, leader della Lega Valle d'Aosta, commentando l'esito del voto nella regione alpina.


"Abbiamo avuto un risultato eclatante - ha aggiunto - e siamo la prima forza con quasi 10 punti di distacco dalla seconda. Siamo molto soddisfatti. Adesso siamo pronti a governare. Se le altre forze preferiscono fare 'giochetti' per mettere la Lega all'opposizione, allora si accomodino e si assumano la responsabilità, sanno a cosa vanno incontro e anzi troveranno una Lega ancora più agguerrita e forte".

 

Gli fa eco Nicola Zingaretti che dichiara "Confermo la nostra totale disponibilità a dare vita alla giunta anche in Val D'Aosta: sono possibili diverse maggioranze e siamo pronti a formare un governo con le forze autonomiste per fermare l'ipotesi di un protagonismo delle destre nazionaliste” Partita ancora aperta.

 

Sui risultati elettorali, hanno festeggiato il segretario Pd, Nicola Zingaretti, e il M5s, che si è intestato la riduzione del numero dei parlamentari, mente è in caduta libera nelle regioni e  nei comuni. Per non perdere la prima fila,  Luigi Di Maio, che ha invocato la convocazione degli Stati Generali, ha rilanciato: "Ora si taglino anche gli stipendi e si faccia una legge elettorale proporzionale". Nel centrodestra c'è stato meno entusiasmo.  Matteo Salvini sperava di conquistare la Toscana con la "sua" Susanna Ceccardi. Un ribaltone nella regione da sempre rossa lo avrebbe rafforzato anche nella leadership del centrodestra.

 

Salvini si è affidato a Facebook, per ricordare che "Lega e centrodestra saranno alla guida di 15 Regioni su 20". Poi ha rimarcato: "Non chiedo elezioni anticipate". I numeri del voto danno indicazioni chiare. Su impulso della Lega e del Centrodestra si preannuncia la battaglie per le Autonomie che dovrebbe appunto partire dalle Regioni.

 

L’esito del voto allontana anche l'ipotesi di rimpasto: "Non cadiamo in questo tranello", ha detto il segretario dem, che al momento evita il pericolo della destituzioni.

 

 Sia Zingaretti sia Di Maio già parlano della nuova stagione di riforme, per una legge elettorale che si adegui al taglio dei parlamentari e per quell'architettura che servirà a sfruttare i miliardi in arrivo dall'Europa. Ma è il linguaggio di Zingaretti quello più deciso: "Sui decreti Salvini c'è un accordo e ora vanno assolutamente modificati". Ciò significa che clandestini e Onlus avranno la strada spianata per occupare il Paese ove degrado e delinquenza sono già in aumento.

 

Oltre che per le Regionali e il Referendum, in ballo c'erano anche due seggi al Senato, attribuiti con le suppletive: Luca De Carlo, di centrodestra, ha vinto quella veneta, mentre in Sardegna c'è un testa a testa fra il candidato di centrosinistra, Lorenzo Corda, e quello di centrodestra, Carlo Doria.

 

Anche qui la disfatta dei grillini è evidente. Intanto Di Battista afferma che queste elezioni segnano “La più grande sconfitta nella storia del M5S” E la faida trai i grillini è appena all’inizio.

 

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Articolo pubblicato il 23/09/2020