Prima Guerra Mondiale: quando i Bersaglieri combattevano in Terra Santa e in Palestina

Un interessante articolo riportato su “fiamma cremisi” di luglio/agosto 2020

Sulla storia della Prima Guerra Mondiale, dopo più di 150 anni di studi, dibattiti, convegni nazionali e internazionali, si potrebbe concludere che ogni evento in merito sia stato ampiamente documentato e consegnato alla storia ufficiale.

Nulla pertanto dovrebbe essere sfuggito all’attenzione e all’indagine degli storici.

In realtà questo aspetto resta confermato, ma altrettanto si può dire che ancora molti eventi non abbiano avuto nel tempo la giusta considerazione e divulgazione storica. Quello che sorprende è che sovente si tratta di eventi non marginali e tantomeno da iscrivere alla cosiddettastoria minore”, bensì degni di importante valore tattico-strategico, se non d’importanza geo-politica.

Rientra in questo ambito l’interessante articolo “Primo conflitto mondiale – I Bersaglieri in Terra Santa – Il corpo di spedizione italiano in Sinai e Palestina” del Bersagliere Colonnello Alfredo Terrone comparso su fiamma cremisi n. 4 – luglio/agosto 2020 – Periodico dell’Associazione Nazionale Bersaglieri”, che riproduciamo integralmente.

Nel contempo ci congratuliamo con l’Autore per aver riportato alla ribalta un evento storico importante e curioso che conferma come la storia del Corpo dei Bersaglieri possa ancora riservare, al grande pubblico, interessanti sorprese.

Buona lettura.

 

Primo Conflitto Mondiale - I Bersaglieri in Terra Santa - Il Corpo di spedizione italiano in Sinai e Palestina

 

L'opera svolta da reparti di Bersaglieri durante il Primo Conflitto Mondiale, fin nei più lontani scacchieri europei ed asiatici, è in genere poco nota ed anche la letteratura di guerra presenta, dopo tanti anni, alcune lacune. Riteniamo pertanto di assolvere ad un preciso compito di ordine morale, ricostruire alcuni periodi di guerra meno noti che i nostri Bersaglieri affrontarono e così rivendicare i loro sacrifici compiuti con alto spirito militare, con immutata generosità e leale disinteresse in regioni lontane dalla patria ove ed ancora una volta la nostra bandiera ed i nostri piumetti garrirono al vento.

 

Nel 1916 la Turchia aveva previsto nei suoi piani di guerra una massiccia offensiva contro l'Egitto, avallata dagli Alti Comandi austriaco, e soprattutto germanico, per riconquistare una regione sulla quale per secoli aveva esercitato il suo dominio e così strappare agli Inglesi il controllo del Canale di Suez, dall'enorme importanza strategica e logistica. Bisogna tenere presente che gli Inglesi si erano insediati in Egitto nel 1882 e per tutelare i propri rilevanti interessi sia militari che economici vi avevano dislocato ingenti forze provenienti in massima parte dai dominions, sottoponendo di fatto il Paese al governo di un loro Alto Commissario ed avevano dichiarato l'Egitto loro Protettorato. Le truppe turche agli ordini di Jemal Pascià, capo di Stato Maggiore l’allora Colonnello tedesco Kress von Kressenstein, nella notte sul 3 febbraio 1916 attraversarono il canale su tre pontoni, ma gli Inglesi non furono colti di sorpresa e con il loro comandante Generale Robert Murray le contrastarono ed annientarono.

A questo punto gli Inglesi, seriamente impensieriti dalla presenza ravvicinata sul Canale di forze nemiche, decisero di rigettarle in Palestina ed il Generale Robert Murray spinse le sue unità fino ad El Arish e oltre l’antico confine tra l’Egitto e la Siria. Nel mese di marzo del 1917 il comandante britannico tentò di sfondare il fronte avversario avendo per obiettivo Gaza e l’Huadi Gaza, ma le forze turche respinsero un primo attacco condotto il 26 marzo ed anche quello successivo del 17 aprile. Subentrò una nuova stasi operativa.

Nel corso dell’estate del 1917 il Generale Edmund Henry Hynman Allenby subentrò al comando delle truppe dislocate in Palestina ed attese alla riorganizzazione delle Unità, inserendovi i rinforzi ricevuti e segnatamente un Battaglione francese comandato dal Colonnello De Piépape, un Battaglione di bersaglieri al comando del Ten. Col. Adolfo Mozzoni e, agli ordini del bers. Ten. Col. Francesco Paolo D’Agostino, un contingente di carabinieri.

Da un articolo comparso su Fiamma Cremisi 2-3 del 1995 apprendiamo che “…nella prima quindicina di aprile del 1917 il Ten. Colonnello Francesco Paolo D'Agostino era stato designato dal Ministero della Guerra quale comandante del Distaccamento Italiano di Palestina: comando composto dal comandante, dall'aiutante maggiore, Ten. Pasquale Chierico e dall'ufficiale medico, Ten. Vittorio Bianchi. Il reparto si costituì a Napoli e prese imbarco, il 6 maggio 1917 sul piroscafo «Città di Tripoli» insieme ad una Sezione mobilitata di carabinieri a piedi, al comando del Capitano Angelo Scalfi, con i subalterni Tenenti Alessandro Zorzoli e Giuseppe D'Agostino. Nel contempo, al Governo della Tripolitania fu impartito l'ordine di formare a Tripoli una Compagnia di bersaglieri, forte di 350 unità, tratte dai Battaglioni coloniali, con i relativi quadri al completo.

Il comando di tale reparto venne assunto dal Capitano dei bersaglieri Tullio Bernardi con i subalterni, Tenenti Domenico Bellantoni, Giuseppe Minardi, Guido Guidugli e Alfonso Alonzo.Il 13 maggio 1917 il piroscafo gettò le ancore nel porto di Tripoli per consentire l'imbarco della Compagnia del Capitano Bernardi e dopo due giorni, il 15 maggio salpò alla volta di Porto Said ove giunse il successivo giorno 19.

Qui il Distaccamento sostò circa un mese in attesa degli ordini del Comando Inglese dal quale dipendeva.

Da notare che in quel clima torrido e fin dallo sbarco, le truppe italiane si fecero notare per serietà e contegno, per disciplina ed uniforme, tanto da meritare le lodi delle autorità militari alleate e suscitare nell’ambiente civile italiano e straniero, sensi di entusiasmo ed orgoglio fino a che il 27 giugno i bersaglieri vennero assegnati ad una colonna mista inglese (Composite Force), destinata ad agire tra i due Corpi d'Armata inglesi XX e XXI. Il 5 ottobre i bersaglieri, in cooperazione con un Battaglione indiano, si scontrarono con forze turche che, in aspro combattimento, furono costrette a precipitosa ritirata. Nella successiva avanzata, la Compagnia bersaglieri si distinse nei combattimenti del 1° novembre, nel settore di Mendur, ed il 4 dello stesso mese, nei pressi di Dumbe Hill. Dopo quest'ultima azione, la Compagnia bersaglieri passò in riserva sull’Uadi Simeon, a presidio con le forze inglesi, delle posizioni raggiunte. Intanto l'offensiva inglese si sviluppava su tutta la fronte del Sinai; la cavalleria australiana con celere azione d'urto, riuscì a rompere lo schieramento nemico sulla fascia costiera, obbligando il grosso dell'Armata turca ad abbandonare la lotta, e, con precipitosa ritirata e disordinata fuga, a rifugiarsi tra i monti dell'alta Galilea. In questa fase operativa d'inseguimento, la Compagnia bersaglieri non fu impegnata perché priva di mezzi celeri adatti, ma venne utilizzata per lo sgombero dei prigionieri e del campo di battaglia. L'8 dicembre, le truppe alleate, rappresentate da reparti inglesi, italiani (bersaglieri e carabinieri) e francesi, iniziarono la marcia trionfale verso la Città Santa, la quale, abbandonata dai resti dell'Armata turca, venne occupata ufficialmente l'11 dicembre 1917.”

Ricordiamo ancora che il 31 ottobre 1917 aveva avuto inizio l’offensiva britannica con il XXI C.d.A. del quale faceva parte il Battaglione bersaglieri che operava sulla sinistra dalla costa fino a Gaza; al centro, sulla stessa città, era diretto anche il XX Corpo con obiettivo Habreira e, sulla destra, il Mounted Corps ed una Divisione di fanteria sulla direttrice di Bir es Saba.

I combattimenti durarono fino alla notte fra l’8 ed il 9 dicembre 1917, finché la ricognizione aerea britannica accertò che le forze turche si allontanavano dalla Città Santa con l’intento, innegabilmente cavalleresco, di non renderla un cumulo di macerie.

L’11 dicembre, il Generale Allenby fece il suo ingresso in Gerusalemme dalla porta di Giaffa, altrimenti detta Porta dell’Amico o porta della Torre di Davide – la sola porta aperta nelle mura fortificate della città vecchia di Gerusalemme - ai cui lati erano schierati alcuni plotoni di formazione, uno di scanzonati ma disciplinati bersaglieri, uno di austeri e severi carabinieri ed uno di fanti francesi.

Il Generale britannico si diresse verso la torre di David e sostò sull’ampia scalinata antistante, avendo al suo fianco il Colonnello Diépape ed il Ten. Col. D’Agostino cui fece leggere, dinanzi ad una folla enorme ed acclamante, un messaggio di amicizia redatto in quattro lingue, a nome dei governi dell’Intesa. Le operazioni ristagnarono per circa un anno, essendo la guerra di posizione subentrata a quella di movimento e il Generale Allenby provvide al riordino delle sue Unità, stremate dalle pur vittoriose vicende del 1917.

I Turchi, a loro volta, avevano accresciuto la consistenza dei loro reparti, il cui comando era stato assunto dal Generale Tedesco Liman von Sanders.

Il 19 settembre 1918, nello stesso giorno in cui gli Eserciti alleati in Macedonia sfondavano il fronte nemico, il Generale Allenby attaccava ulteriormente le linee turche fra Rafat e la costa, infrangendone le difese, avanzando per oltre trenta chilometri fino ad occupare Damasco il primo di ottobre.

Il nove ottobre, le sue truppe raggiunsero Beirut ed il 26 una colonna alleata entrava nella città di Aleppo mentre sui minareti improvvisamente apparvero le Bandiere britanniche, francesi ed italiane e i nostri gloriosi Piumetti.

Bers. Col. Alfredo Terrone

 

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Articolo pubblicato il 01/10/2020