Il buon gusto per il collezionismo di Domenico Orsini ripercorse nella loro interezza nel libro di Alessandro Agresti edito dalla De Luca Editori d’Arte
L’interessante volume, “Domenico Orsini, e le arti a Roma alle soglie della Rivoluzione” (foto copertina libro), curato da Alessandro Agresti - storico dell’arte - pubblicato dalla De Luca Editori d’Arte, ripercorre interamente lo splendore delle committenze del principe cardinale Domenico Orsini, uomo colto bibliofilo, numismatico appassionato di musica e poesia.
Il bel volume subito impreziosito dalla copertina dove si riporta un particolare del dipinto conservato nel Museo Capodimonte di Napoli di Giovanni Paolo Panini, “Carlo III di Borbone visita Benedetto XIV nella Coffee House del Quirinale”, e strutturato in dieci capitoli, comprensive di 18 tavole a colori 79 figure in bianco e nero, una esauriente bibliografia, tutto per delineare e raccontare il ritratto e la grande cultura di un collezionista con la porpora cardinalizia: Domenico Orsini.
Il libro si apre con i saggi di Adriano Amendola e Liliana Barroero. La documentazione inedita rinvenuta nell’archivio Orsini, dell’Archivio Storico Capitolino di Roma, ha permesso allo storico Agresti - esperto di pittura scultura e disegno della Roma tra la fine del Seicento e la fine Settecento – di far luce su episodi di mecenatismo finora sconosciuti e di ricostruire la complessa trama dei rapporti del porporato con le arti.
A ventuno anni il principe Orsini acquista la prima opera, consistente nella grande scultura raffigurante “Diana cacciatrice” di Bernardino Cametti, e sempre nel bel libro – Agresti, ripercorre tutto l’arco della Roma del Settecento affermando che non vi fu nessun pittore scultore argentiere o architetto che non abbia avuto contatti con il principe Domenico Orsini, fino alla vigilia della Rivoluzione Francese, quando quell’evento sancì la chiusura di un’epoca per aprirne una nuova. La passione per il collezionismo del principe Orsini – iniziò fin dalla giovane età - si accentuò dopo la scomparsa dell’amata moglie Anna Paola Flaminia Odescalchi, da quel momento le collezioni si arricchirono di ulteriori e preziose opere, di Giovanni Paolo Panini ( una di queste, un particolare è nella copertina del volume), Pompea Batoni, Placido Costanzi, Andrea Locatelli e di altri grandi dell’arte settecentesca.
Gli acquisti furono anche dettati per continuare la tradizione dei suoi predecessori, e furono rivolti a tutti i generi, con una predilezione specifica per il paesaggio moderno di quel periodo. Dunque, tra i dipinti più significativi si annoverano il “Ritratto di Giacinta Orsini Boncompagni Ludovisa duchessa d’Arce”, “Benedetto XIV presenta l’Enciclica Ex Omnibus’ al conte di Choiseul di Pompeo Batoni, e “L’apertura della Porta Santa”di Giovanni Paolo Panini, vengono anche menzionate le tele che il principe richiese a Marco Benefial, Andrea Locatelli, Jean Frans van Bloemen, Placido Costanzi, Domenico Corvi e Giuseppe Cades.
Tra le opere collezionate in argenteria, spicca il celeberrimo servizio liturgico di Muro Lucano di Luigi Valadier. Scrive nel saggio Liliana Barroero:” il volume di Alessandro Agresti costituisce, un passaggio rilevante per la migliore e più approfondita conoscenza del secolo dei Lumi nell’Urbe:momento storico - continua la Barroero- ancora troppo poco considerato nella sua ricchezza nonostante i molti studi e le esposizioni che hanno visto la luce a partire dal secolo scorso”. Un libro molto bello interessante esauriente.
Alessandro Agresti, storico dell’arte, si occupa da tempo di pittura, scultura e disegno a Roma tra fine del Seicento e la fine del Settecento.
Descrizione fotografie:
Foto, copertina libro
Foto 1 Marco Benefial”Ritratto di Paola Odescalchi Orsini insieme ai figli Filippo Bernualdo e Giacinta”, Roma Museo di Roma
Domenico Orsini e le arti a Roma alle soglie della Rivoluzione” di Alessandro Agresti, 286 pp. ill. colori e b/n., De Luca Roma 2019,€ 40.00
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Articolo pubblicato il 06/10/2020