Hans Clemer segreto, a Costigliole Saluzzo (Cuneo)

Di Ezio Marinoni

Il paese di Costigliole Saluzzo (Cuneo) vanta ben tre castelli nel suo territorio comunale (una rarità, a testimoniare l’importanza del suo passato) e alcune opere pittoriche di Hans Clemer e della sua cerchia; Monica Giraudo, esperta di arte e storia e guida turistica del Saluzzese, mi accompagna a scoprire le sue bellezze e i suoi segreti.

Saliamo al Castello Rosso, nella parte alta del paese, proprietà privata, oggi hotel di charme e ristorante di qualità grazie alla creatività della sua cucina (abbiamo il piacere di assaggiare, insieme ad un caffé, i loro ottimi biscotti al pistacchio e sale).

Questo Castello (detto “Castlòt”), appartenuto ai feudatari Costanzia del ramo dei Burgo, viene distrutto durante l’invasione delle truppe di Carlo I di Savoia (detto “Il Guerriero”, 1468 – 1490), figlio di Amedeo IX e Violante di Valois. Per poter dichiarare guerra al Marchesato di Saluzzo, riesce a far imprigionare nel 1486 alcuni parenti del Marchese Ludovico II, quindi guida in battaglia il suo esercito l’anno successivo (il che gli vale il soprannome che la storia ricorda); occupa Carmagnola e assedia Saluzzo, dove il Marchese Ludovico II è costretto a cedere le armi e a rendere omaggio al giovane Savoia. Tornato a Chambéry, la sua salute si incrina e morirà nel 1490 a Pinerolo.

Con il sapore di queste lontane storie medievali proseguiamo la visita al Castello Rosso. Nella ricostruzione seguita alla guerra i Costanzia non badano a spese per il loro ritrovato feudo: è in questa occasione che innalzano il castello in cui ci troviamo come loro nuova residenza, e provvedono ad arricchire e ingentilire gli interni per renderlo una sontuosa dimora signorile.

Ne è conferma l’affresco del Maestro di Elva, Hans Clemer, pittore di Corte del Marchesato di Saluzzo.

Il dipinto viene realizzato a fine Quattrocento, in un’ala del castello, perché non vi era al suo interno una cappella privata: raffigura la Madonna che ha nella mano sinistra un uovo dorato (simile a quello da lui dipinto a San Michele di Centallo, fra il 1496 e il 1500, dove la Madonna tiene in mano un frutto, forse una pera) con il Bambino, fra San Giovanni Battista e San Girolamo, in memoria e con le sembianze del nobile Gerolamo Costanzia, fatto impiccare dai Savoia per la strenua resistenza a difesa del suo feudo.

Tre vette campeggiano sullo sfondo, una di esse è il Monviso, probabilmente per celebrare l’apertura del Buco di Viso (o delle Traversette), primo collegamento con la Francia voluto dai Marchesi di Saluzzo per ragioni commerciali e per non dover transitare sulle terre dei nemici Savoia: la galleria di valico viene completata nel 1482 sotto Ludovico II, che nel 1486 la utilizza per fuggire in Francia e non essere catturato dai Savoia invasori.

Nello sguancio di destra vediamo la Maddalena che sorregge una pisside, in quello di sinistra Santa Caterina; i loro nomi sono scritti in basso, le due figure sono incorniciate da puntini verdi su fondo nero. Pierluigi Gaglia, nella sua tesi di laurea oggi introvabile, attribuisce la Madonna al Maestro di Elva e il resto dell’affresco alla mano di suoi collaboratori.

Tutti i volti dei personaggi sono purtroppo stati deturpati da atti vandalici, perpetrati al tempo in cui il castello era in stato di abbandono.

Poco al di sotto del Castello Rosso sorge la chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena, menzionata nel 1415 nell’atto di giuramento dei Signori di Costigliole Saluzzo.

La chiesa assume presto importanza fra gli edifici sacri del Saluzzese: Pietro di Costigliole (“magister hospicii del Marchese Ludovico), nel suo testamento redatto nel 1474 chiede di esservi seppellito.

Nei primi anni del Cinquecento vi vengono eseguite pitture “à grisaille”, riscoperte soltanto nel 1975: raffigurano vari episodi della vita di Santa Maria Maddalena, attribuite alla cerchia di Hans Clemer. Con le successive modificazioni e trasformazioni subite dalla chiesa gli otto riquadri residui (che dovevano far parte di un ciclo assai più vasto) che narrano la vicenda umana di Maria Maddalena, da pubblica peccatrice a Betania fino all’incontro con Cristo, vengono a trovarsi nel sottotetto, difficilmente visibili dal pubblico per ragioni di sicurezza. Le immagini e le didascalie in volgare volevano essere una illustrazione e rappresentazione della storia sacra, al modo delle sacre rappresentazioni allora in voga.

Il chiaroscuro dei dipinti crea uno splendido effetto tridimensionale; si nota la differenza fra la modestia degli abiti delle pie donne e quelli della Maddalena: lei indossa vesti sfarzose, gioielli preziosi e ha i lunghi capelli sciolti.

Un panorama di Gerusalemme ricorda l’affresco di Casa Della Chiesa a Saluzzo, a rappresentare la città celeste che si raggiungerà dopo le vicende umane che animano la città terrena.

La cripta sottostante svolgeva la funzione di cappella cimiteriale, in comunicazione con l’antico cimitero, e contiene il “Cristo di Pietà”: davanti a una croce in legno, la figura del Salvatore su fondo rosso – con il volto triste e sofferente e gli occhi bassi verso terra - si erge dal sepolcro fra richiami alla Passione (la figura di Giuda barbuta; tre dadi, i chiodi, il sacchetto con i denari; il gallo che cantò al tradimento di Pietro).

Vivide stille di sangue sgorgano dalla fronte coronata di spine di Cristo. L’opera è datata alla fine del Quattrocento e attribuita ad Hans Clemer. Al di sotto dell’affresco quattordici righe in caratteri gotici riassumono le preghiere per le indulgenze a suffragio delle anime dei defunti.

L’Associazione “Costigliole Nostro” ha propiziato i restauri della cripta, con il finanziamento della Cassa di Risparmio di Saluzzo e della sua Fondazione. È un esempio virtuoso di sinergia fra economia e beni artistici sul territorio, un sostegno concreto e tangibile alla cultura per rendere la storia locale fruibile a tutti.

La ricognizione e la scoperta di questo Hans Clemer segreto (o poco conosciuto) di Costigliole Saluzzo è terminata: saluto e ringrazio Monica Giraudo, io ritorno a Torino e lei alle sue occupazioni culturali locali.

Bibliografia

Giuseppe Vacchetta – Costigliole nostro – L’Artistica Editrice

Giovanna Galante Garrone e Elena Ragusa – Hans Clemer Il Maestro d’Elva – Editrice Artistica Piemontese

 

@Ezio Marinoni

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Articolo pubblicato il 06/11/2020