Giornate FAI d'autunno 2020, a Torino

Di Ezio Marinoni

L’emergenza covid19, che sta cambiando le nostre abitudini, ha cambiato anche le modalità di offerta al pubblico della Giornate FAI d’autunno, durante le quali si aprono ai visitatori beni pubblici e privati solitamente non accessibili.

Per la prima volta l’evento si svolge lungo due fine settimana consecutivi, per scaglionare le presenze e favorire il distanziamento durante le visite.

A Torino, grazie anche al contributo dei volontari più giovani, organizzati nella delegazione FAI – Giovani Torino, le aperture saranno numerose e di qualità.

Dopo il grande afflusso di sabato 17 e domenica 18 ottobre scorsi, le nuove proposte si dispiegheranno nelle giornate di sabato 24 e domenica 25 ottobre.

Dei tre beni aperti, due hanno già esaurito lo spazio disponibile per le prenotazioni: il Teatro Carignano e la Sinagoga.

Per motivi logistici e di sicurezza non si è potuto aprire il Circolo Carignano (Gran Loggia d’Italia).

Uno dei due più importanti rami massonici nel nostro Paese, la Gran Loggia d’Italia degli ALAM (Antichi Liberi Accettati Muratori) ha la sua sede a Torino, in piazza Castello 29, sopra il caffè storico Baratti & Milano.

Al primo piano del palazzo, nascosti dietro una porta che riserva l’accesso ai suoi membri, si trovano quattro templi segreti. Fra questi il più straordinario si ispira al tempio di Salomone a Gerusalemme. Sotto un soffitto che riproduce la volta stellata, rialzato da gradini, si trova il seggio del Maestro Venerabile, al centro del pavimento un altare, intorno le sedute di maestri, apprendisti e compagni. Dominano lo spazio simboli, lettere e raffigurazioni.

La Massoneria è una delle più grandi e antiche Confraternite che si affermano in Europa e nel mondo, sostenendo una cultura umanitaria. Si connota nella sua struttura sociale come un’istituzione associativa dove si ritrovano e riuniscono le principali tradizioni esoteriche d’Europa e del Mediterraneo.

Ci si può ancora prenotare, sul sito FAI (Fondo Ambiente Italiano, www.fondoambiente.it) per visitare Villa Abegg.

La Villa è un pregevole edificio barocco, circondato da un grande parco, situato sulla prima collina di Torino, al civico 65 della Strada Comunale da San Vito a Revigliasco.

Il progetto della Vigna, già villino del Conte Ludovico Thesauro di Meano, risale alla metà del Seicento, quando fu acquistata dalla "Madama Reale” Cristina di Borbone - Francia, moglie del Duca Vittorio Amedeo I di Savoia.

I lavori di ampliamento, con una specifica attenzione rivolta al parco, furono realizzati dall’architetto Andrea Costaguta con il supporto dell’architetto ducale Amedeo di Castellamonte e seguiti personalmente dal Conte Filippo San Martino d’Aglié.

La villa, abitata da Cristina negli ultimi dieci anni della sua vita fino al 1663, e il parco, decorati e abbelliti per la magnificenza della Corte, nei secoli successivi ospitarono vari esponenti di Casa Savoia (tra gli ospiti illustri si annovera Paolina Borghese).

È denominata “Abegg” dal nome dell’ultimo proprietario privato, l’industriale tessile svizzero Werner Abegg, che nel 1927 la acquistò trasformandola in un centro studi internazionale.

Nel 1983 la famiglia Abegg donò la proprietà alla Città di Torino e l’Istituto Bancario San Paolo di Torino acquistò la proprietà superficiaria della Villa e l’uso di una parte del parco (“parco basso”), con l’impegno di restituzione alla Città nel 2082.

Dal 1992 la Banca ha ceduto la Villa e il “parco basso” in comodato gratuito alla Compagnia di San Paolo.

La restante porzione del parco (“parco alto”) fa parte del Verde pubblico di Torino (e dei suoi Parchi collinari), ma da alcuni anni non è più stata curata, tanto che al momento è chiusa alle visite.

La Vigna di Madama Reale, restaurata negli anni Ottanta, è stata usata fino a giugno 2015 come occasionale sede di rappresentanza della Compagnia di San Paolo e ne ha ospitato l’Archivio Storico, ora trasferito nella sede di Piazza Bernini 5.

Di fronte alla Villa sorge l’antico Ospedale di San Vito, adibito dal 2002 a Hospice della fondazione FARO, per malati oncologici terminali.

Il terrazzamento collinare che sovrasta Villa Abegg (qualche centinaio di metri in linea d’aria) è occupato dal complesso di Villa Gualino, centro convegni con ristorante e albergo (dotato di una sessantina di camere), in un immenso parco. Dal 2012 la struttura è sotto sequestro amministrativo con un procuratore fallimentare che dovrebbe curarne la vendita.

Il pregio elevato e, per contro, le dimensioni medio – piccole delle stanze della Villa, per come sono attualmente ripartite, riducono le possibilità di un loro utilizzo: si adattano a eventi, manifestazioni e attività con limitato numero di utenti.

Attualmente la ripartizione degli spazi rende utilizzabili i tre piani (piano terra, primo e secondo, con un piano di soli servizi tra il primo e il secondo) di circa 200 mq ciascuno, ripartiti in sale simmetriche dall’ampiezza ridotta: sono 13, ciascuna misura circa 40 mq.

Una sala più ampia, che si trova al primo piano, misura 68 mq e dispone di una capienza massima di circa 65 persone se le sedute sono disposte “a teatro”.

 

Il Teatro Carignano nel contesto della nuova Capitale di un Regno

Alla fine del sedicesimo secolo Torino è una città piccola e poco accogliente.

Nel 1563 Emanuele Filiberto, Duca di Savoia, trasferisce la capitale del Ducato da Chambéry a Torino, cercando una città più adatta al progetto di espansione del suo piccolo Stato.

Il filosofo Michel de Montaigne la descrive così: “è una cittadina in un sito molto acquoso, non molto ben edificato, né piacevole per questo, e nel mezzo delle vie corre un fiumicello per pulirle dall’immondizia”.

Per Casa Savoia diventa importante trasformare Torino in una vera e propria capitale, sul modello di Parigi: con grandi viali, ville, spazi per teatro e musica. Il centro viene modificato per creare piazze, palazzi di rappresentanza, scuderie, portici.

Il primo architetto a intervenire è Ascanio Vitozzi (1584), seguito da Carlo di Castellamonte, che nel 1620 progetta piazza San Carlo. Il figlio Amedeo di Castellamonte disegna via Po, che conduce al fiume, dotandola di portici per proteggere il cammino dei pedoni, e soprattutto delle dame, dalle intemperie. I lavori prendono il via soltanto nel 1673, quando il Duca Carlo Emanuele II dà ordine di progettare l’espansione urbanistica della città, attraverso la costruzione di edifici più eleganti e porticati, lungo la via di Po.

Palazzo Carignano viene costruito per ordine di Emanuele Filiberto di Savoia?Carignano, detto "il Muto", che commissiona l’opera all’architetto Guarino Guarini.

I lavori iniziano nel 1679 e nel 1694 diventa la dimora dei Principi di Carignano, futuri Re d’Italia. Nel 1861 sarà la sede del primo Parlamento d’Italia.

I Duchi di Savoia hanno bisogno di mostrare il loro splendore agli ospiti e per tale ragione acquistano il “Trincotto rosso”, la sala della Pallacorda in attività fin dal 1600, per trasformarla in un teatro.

L'ex-trincotto è ridotto a un magazzino, il Duca lo ripristina e lo fa adattare a spazio teatrale, dotandolo di 56 palchetti per gli spettatori.

I primi documenti sono indiziari, ma è certo che da quel momento il locale ospiterà regolarmente spettacoli teatrali e musicali, diventando nel giro di pochi anni uno stabile punto di riferimento per il pubblico aristocratico di Torino, che dal 1713, è assurta al rango di capitale di un Regno.

@Ezio Marinoni

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 23/10/2020