Nel dibattito, Trump batte Biden. Ma non si dice.

La conduzione del dibattito era decisamente a sfavore di Trump, e nessuno ammette la sconfitta del democratico. Di Stefano Magni

L'ultimo dibattito elettorale prima delle elezioni presidenziali negli Usa è stato vinto da Donald Trump. Alla maggior sicurezza del presidente in carica, le risposte dello sfidante Joe Biden (che guarda l'orologio per vedere quanto manca) sono state indecise e piene di false affermazioni. Però la conduzione del dibattito era decisamente a sfavore di Trump. E nessuno ammette la sconfitta del democratico.

Terzo ed ultimo dibattito elettorale negli Usa, a Nashville. Il presidente Donald Trump avrebbe potuto vantare i successi di politica estera della sua amministrazione. Risultati storici, come gli Accordi di Abramo (pace fra Israele e due Stati arabi), gli accordi fra Kosovo e Serbia, avrebbe potuto annunciare in anteprima anche la normalizzazione dei rapporti fra il Sudan (ex regime islamico, nonché terra di rifugio per Osama bin Laden e Al Qaeda) e Israele, l’accordo con il Sudan per il risarcimento delle vittime americane del terrorismo islamico. Avrebbe potuto, ma non ha potuto.

Perché il dibattito dei due candidati alla presidenza che, solitamente, è dedicato alla politica estera, questa volta, è stato dirottato su tutt’altri temi: il Covid, il riscaldamento globale, il razzismo, l’immigrazione.

Sarà un caso, ma sono proprio tutti quei temi che sono considerati i punti deboli di Trump. Sempre per la prima volta, le regole sono cambiate, con la possibilità di spegnere il microfono se un candidato interrompe l’altro e tempi estremamente contingentati. Sarà stato anche questo un caso, ma le regole sono state introdotte dopo che, nel primo dibattito fra candidati, Trump era stato accusato di essere “rude” e prevaricatore nei confronti dell’avversario Biden. Nonostante tutto, Trump ha decisamente stracciato il suo avversario. Ma pochi titoli di giornale lo hanno rilevato.

Si era detto che la regola numero uno di questo dibattito fosse “non interrompere”, ma Trump è stato interrotto dalla stessa moderatrice Kristen Welker (corrispondente alla Casa Bianca per la Nbc) più e più volte, mentre parlava di Covid, Cina, Corea del Nord, Sanità pubblica, salario minimo e razzismo. Il presidente è stato palesemente incalzato nelle domande sui bambini immigrati, separati dai genitori e le domande su Black Lives Matter erano palesemente tendenziose: si dava per scontato che Trump non avesse condannato il suprematismo bianco (mentre lo ha fatto) e che le sue dichiarazioni istigassero il razzismo.

Sempre contro la regola numero uno del dibattito, “non interrompere”, Biden ha potuto interrompere il discorso del suo avversario per almeno quattro volte, su Cina, bambini immigrati, razzismo e politica energetica. E nessuno ha provato a spegnergli il microfono, comunque. Parrà strano, ma rispetto al precedente moderatore Chris Wallace (un “never Trump” di Fox News) e soprattutto rispetto a Savannah Guthrie, nel town hall di Miami, la sua collega Welker è stata molto più cavalleresca.

Se Trump ha dovuto affrontare un confronto con una mano legata dietro alla schiena, non così Biden che ha avuto tutto il tempo e il modo di spiegare le sue proposte e le sue politiche. Nessuna domanda “piccante”, protezione garantita dalle incursioni di Trump, tantomeno nessuna contestazione. Nonostante tutto ha palesemente perso il dibattito. Quando si perde il dibattito? I sondaggi sono ambigui: la Cnn dà la vittoria a Biden, la Abc (che pure è progressista come la Cnn) a Trump. Ma si perde, oggettivamente, quando si resta senza risposte e non si riesce a comunicare una proposta chiara.

Biden ha perso, sotto entrambi gli aspetti. E’ stato Trump, non certo la moderatrice, a rivolgergli domande sugli scandali che lo potrebbero rovinare nel prossimo futuro: abuso di posizione dominante quando era vicepresidente di Obama, per appoggiare gli affari privati del figlio in Ucraina e Cina. Biden si è limitato a negare e ha affermato che “50 testimoni dell’intelligence” attestano che sia tutta un’operazione di disinformazione russa. Ma è stata la National Intelligence a smentirlo: secondo il direttore, John Ratcliffe, le email del figlio di Biden non sono frutto dello spionaggio russo.

quelle email pesano, finora nessuno è riuscito a dimostrare che siano false, al massimo media e social media cercano di evitare che se ne parli. Biden ha fatto affermazioni che qualsiasi fact checker potrebbe contestare: ha detto, ad esempio, che nella riforma della sanità voluta da Obama nessuno ha perso la sua polizza (non è vero: l’avevano persa milioni di assicurati nei primi anni di riforma), ha affermato di non essersi mai opposto alla ricerca del gas di scisti tramite fracking e invece si era opposto eccome. Infine, sempre incalzato da Trump (e non certo dalla Welker), ha ammesso candidamente di voler chiudere l’industria del petrolio, per passare ad energie più pulite. Quanti posti di lavoro intende sacrificare per il Green new deal?

Mentre Trump ha potuto dimostrare i progressi fatti dalla sua amministrazione, anche a favore dei neri e degli ispanici, con i record sia di scarcerazioni, sia di creazione di posti di lavoro per queste minoranze, la replica di Biden è stata claudicante. Riguardo al Covid, Trump ha ribadito la sua linea: riaprire il prima possibile, il vaccino è in arrivo, le cure sono progredite (e lui stesso, ammalato e guarito in quattro giorni, ne è la dimostrazione vivente). Biden è prudente, quasi ricorda un Arcuri nel momento in cui parla di “riaprire in sicurezza” con il plexiglas fra i tavoli del ristorante.

Sulla Corea del Nord (una sconfitta diplomatica di Trump e, guarda caso, unico argomento di politica estera ammesso nel dibattito), Biden ha accusato il suo avversario di aver corteggiato un tiranno, quale Kim Jong-un. Ma ha solo dato a Trump l’occasione di ritorcere l’accusa: quando la sua amministrazione si è insediata, si era nel pieno di una crisi nucleare con la Corea del Nord, ereditata proprio dalla politica, di appeasement, di Obama e Biden.

Verso la fine del dibattito, il candidato democratico ha anche guardato l’orologio. Della serie: quanto manca ancora? Un gesto simile venne rimproverato per settimane a George Bush, nel suo dibattito con Bill Clinton, nel 1992. Ma lo fa Biden, il suo rivale è Trump, per cui non se ne parla.

 

Fonte: La Nuova Bussola

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Articolo pubblicato il 26/10/2020