«Arte e poesia», a Torino

Prosegue la mostra di Pasquale e Vincenzo Filannino presso Lo Scarabocchio Saletta d’arte

A Torino, sabato 10 ottobre 2020, è stata inaugurata Arte e poesia”, mostra di Pasquale e Vincenzo Filannino, presso Lo Scarabocchio Saletta d’arte, in via Domodossola n. 44, in Borgata Parella. La mostra resterà aperta fino al 31 ottobre, da martedì a sabato dalle ore 15:00 alle 19:30.

All’inaugurazione ha fatto gli onori di casa Ciro Spinapolice, responsabile dell’associazione ART-TO che gestisce Lo Scarabocchio Saletta d’arte, e hanno partecipato i pittori Lally Laura Lepore, Maurizio Canavese e numerosi altri artisti torinesi, il fotografo d’arte Franco Genero, addetti ai lavori oltre ad amici ed estimatori dei fratelli Filannino.

La mostra è stata successivamente visitata da alcuni critici d’arte. In particolare, Enzo Papa ha voluto esprimere il suo apprezzamento per l’opera di Pasquale Filannino con lo scritto intitolato “Filannino: pittura figurativa di forme astratte e di colori vitrei” che sa unire la profondità del giudizio critico con la capacità di divulgazione. Lo riportiamo integralmente per i Lettori che non conoscono ancora questo pittore torinese, con l’invito a visitare la mostra che resterà aperta fino a sabato 31 ottobre.

La struttura dei dipinti di Filannino è costituita da una scansione di aree cromatiche giustapposte e rese contigue da profilati scuri e sottili che legano, piuttosto che separare, i molteplici campi di colore. L’insieme si presenta come il cloisonné delle vetrate cattedrale di gotica memoria, ragione per cui nel corso del tempo i dipinti di Filannino sono stati definiti “Pittura a cloisonné”.

Troppo facile e troppo sbrigativo definire come tassellature gli elaborati di Filannino, che si offrono alla visione come un insieme sfaccettato di forme, delle quali la sintesi percettiva offre la fruizione compiuta e pancromatica del soggetto tematico, che sia figura, ambiente urbano, interno domestico, natura vivente o altri generi che l’Artista elegge di volta in volta quale tema o soggetto pittorico.

Alcuni dipintori hanno trovato facile soluzione compositiva e formale nella metodica selettiva di Filannino, per comporre insiemi astratti privi di espressività informale, come regolarmente accade quando lo spennellatore si propone di imitare modi e maniere di altri creativi. Sarebbe lungo l’elenco dei Grandi che sono stati imitati dai dilettanti senza competenze e privi di sensibilità artistica. Tutti i pittorucoli contemporanei, che si dichiarano “impressionisti”, sono poveri imitatori di Monet, il quale stimava poco i colleghi della “sua”, e solo sua, corrente pittorica (ché già i suoi emuli per lui erano soltanto imitatori).

Filannino possiede una particolare sensibilità formale e cromatica nel percepire le forme della realtà attraverso piani di colore che in successione scalare o in opposizione generano percetti vibranti come le corde di un’arpa che inonda il campo auditivo di note profonde e di trilli acuti. Allo stesso modo le composizioni di Filannino si percepiscono come armonie di toni oscillanti per tutta la superficie del campo pittorico, scanditi da forme che, isolate nella percezione, si configurano come astrazioni morfologiche ma che, colti nell’insieme della composizione, ricostruiscono e ricreano il percetto figurativo riconoscibile.

In sintesi, l’analisi della pittura di Filannino compendia inserti informali in risoluzioni iconiche, in cui è immediato l’impatto empatico sullo spettatore, anche in virtù della saturazione coloristica che trasmette valenze di effetti vitrei, smaltati, quasi ricavati direttamente dallo spettro cromatico di assoluta purezza. La pittura di Filannino è una figurazione poetica guarnita con l’iridescenza dell’arcobaleno, che è un risultato ben diverso e molto più accattivante della pittura supercolorata dei Fauves o degli Espressionisti di ogni epoca e d’ogni dove.

Filannino non è epigono di una Corrente o di un’altra. non è emulo di alcun maestro ideale a cui si ispira inconsciamente.

Filannino è l’inventore di uno stile che, se pur interpretato “a cloisonné”, esclude ed ignora la parcellizzazione del soggetto, ma lo vede e lo rende nel suo insieme, pure a zone e campi singoli di forme e colori, saturi, esaltati dai toni neutri di sottolineatura.

Enzo Papa

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Articolo pubblicato il 27/10/2020