Assembramento, bastano due persone

Nel messaggio indirizzato quest’anno agli Italiani in occasione della Festa del lavoro, il Presidente della repubblica ha detto che «sono necessarie indicazioni ragionevoli e chiare da parte delle istituzioni di governo».

Per contrastare la diffusione di questa dannata pandemia, è ragionevole il divieto di ogni forma di assembramento di persone in luoghi pubblici e privati, sanzionato con una multa da 400 a 3.000 euro, che aumenta fino alla metà in caso di recidiva (è la stessa prevista anche per chi non indossa la mascherina quando e dove è obbligatoria). Non è chiaro, invece, cosa sia un assembramento, che nessuna norma definisce.

La Enciclopedia Treccani dice che è “riunione occasionale di persone all’aperto per dimostrazioni o altro”. Pare però che per il nostro Governo sia assembramento ogni compresenza fisica, ogni agglomerato di persone in spazi aperti o chiusi, di dimensioni e caratteristiche per le quali non è possibile mantenere la distanza sicurezza di almeno un metro.

A Genova il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha dichiarato nei giorni scorsi che “è vietato stazionare, assembrarsi, fermarsi all’aperto in gruppi di più di una persona”. 

Possiamo cogliere il significato di assembramento guardando alla mancanza del distanziamento fisico tra le persone, non al loro numero né al motivo del loro raggruppamento. Così, se rispettano il distanziamento fisico tra loro, le persone ordinatamente in fila per una qualsivoglia ragione non sono un assembramento, ma lo è quello di due sole persone negli angusti ascensori della maggior parte dei nostri stabili condominiali.

Ogni regola, però, ha le sue eccezione. Nel caso di specie, una di queste riguarda i conviventi, non anche le coppie che anelano alle intimità della convivenza e che invece, per ragioni diverse, vivono sotto tetti diversi e hanno l’obbligo di entrare uno per volta in quegli ascensori dove non è possibile il distanziamento minimo obbligatorio, nei quali invece possono entrare insieme moglie e marito, che magari non si sopportano più. Si vales, valeo.

armeno.nardini@bno.eu

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Articolo pubblicato il 28/10/2020