Dante e la Precessione degli Equinozi

Ipotesi surreali o tesi veritiere?

Le ipotesi e le speculazioni scientifico-filosofiche dedicate all'Opera del Sommo Poeta hanno letteralmente invaso in Web e non solo.

Probabilmente la vicinanza del 700mo anniversario della sua morte ha scatenato la fantasia di molti studiosi più o meno accreditati.

Tuttavia il mistero che circonda la figura del Poeta è tale da concedere spesso il beneficio del dubbio e la possibilità di esprimere anche pareri al limite della credibilità.

La Divina Commedia, La Vita Nova ed Il Convivio sono miniere di informazioni in parte criptate e in gran parte sconosciute. Molti Autori propongono con crescente vivacità nuove e seducenti interpretazioni, progetti culturali che, oltre all'innegabile fascino, avrebbero anche il dovere di sedurre con credibili informazioni.

Abituati alle conformi critiche apprese sui banchi di scuola, spesso, ci facciamo sedurre da ipotesi altre, sicuramente più allettanti ed in grado di soddisfare meglio il dono dell'immaginazione, ipotesi che dovrebbero, tuttavia, essere sempre verificate con attenzione.

Dopo alcuni anni dalla morte di Dante furono presentati lavori critici ed approfondimenti sull'Opera del Poeta.

Uno dei meno conosciuti e che ora proponiamo nell'edizione originale presente sul link:   

https://mostre.sba.unifi.it/tesori-inesplorati/it/133/dialogo-di-antonio-manetti-circa-l-inferno-di-dante-alighieri,

è il Dialogo di Antonio Manetti sulla forma dell'Inferno di Dante.

Antonio Manetti, Firenze 1423 – Firenze 1494, umanista, architetto, astronomo e matematico.

Noto come biografo di Filippo Brunelleschi, si è dedicato ad approfonditi studi sulla presunta forma e dimensione dell’Inferno dantesco.

La Biblioteca umanistica di Firenze così descrive la sua opera:

 

Dialogo di Antonio Manetti, cittadino fiorentino circa al sito, forma et misure dello inferno di Dante Alighieri poeta excellentissimo, 1522

La prima rappresentazione topografica dell’Inferno dantesco è opera di Antonio Manetti: essa confluì parzialmente nel commento di Cristoforo Landino alla Commedia e fu poi più ampiamente presentata da Girolamo Benivieni in appendice all’edizione da lui curata della Commedia e data alle stampe a Firenze dai Giunti nel 1506. Quella qui proposta è una stampa del solo Dialogo, senza il testo dantesco e priva di dati tipografici, probabilmente giuntina anch’essa, databile a partire dal 1522; in 8°, è corredata da 8 xilografie relative alla rappresentazione grafica dell’Inferno.

Biblioteca Umanistica, sede di Lettere - Fondo Bardi

 

Manetti calcola che l’apertura della voragine infernale abbia un’ampiezza di circa 5730 Km, pari al valore del raggio terrestre (ora calcolato in 6378 Km). La voragine infernale si apre nei pressi di Gerusalemme e il suo ingresso, la Selva Oscura, è a circa 3000 km dalla Città Santa.

Oltre all’indiscussa bellezza delle immagini, parte delle quali riportate nella galleria che precede l'articolo, e alla indiscutibile tensione immaginativa del matematico fiorentino, i calcoli complessi, raccolti nella sua pubblicazione, lo portarono alle note conclusioni relative alle dimensioni dell’Inferno dantesco regalando alla storia un limpido esempio di pura genialità artistica. La copia originale della pubblicazione del 1520 è riportata anche nel presente sito:

https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k595743/f85.item

 

Una nuova ipotesi che prende in considerazione proprio il Lavoro di Manetti, è stata proposta da alcuni studiosi che hanno voluto mettere in relazione la descrizione del cono infernale, ipotizzato dall'architetto fiorentino, con quello virtuale espresso graficamente dalla rotazione dell’asse terrestre durante la Precessione degli equinozi.

Tale idea nasce sicuramente dalla somiglianza grafica tra la struttura infernale del Manetti e il cono che identifica il percorso dell'asse terrestre nel fenomeno precessionale.

Nel fenomeno astronomico, studiato nel II secolo a.C. da Ipparco da Nicea, si osserva che l’asse terrestre compie delle oscillazioni dovute alla somma dell’attrazione gravitazionale del sole e della luna.

Tali oscillazioni determinano il cosiddetto effetto trottola che consiste in uno spostamento dell’asse terrestre sul piano dell’eclittica, ovvero dell’orbita terrestre intorno al sole.

In altre parole l’asse terrestre non essendo perpendicolare al piano di rotazione va ad intercettare un punto nel cielo che varia lentamente ma costantemente. Il tragitto virtuale compiuto dall’asse terrestre è un cerchio che se unito al centro della terra diventa un cono di rotazione. Il tempo necessario affinché l’asse terrestre possa ritrovarsi nel punto di origine è di 25.772 anni.

Per comodità si dice che la Precessione degli equinozi duri un anno platonico, spesso arrotondato per eccesso a 26.000 anni.

Manetti che conosceva gli studi di Dante, e conosceva la dinamica della formazione dell’Inferno:

 

da questa parte cadde giù dal cielo,

e la terra che pria di qua si sporse

per paura di lui, fè del mar velo

 

e venne all’emisperio nostro, e forse

 per fuggir lui lasciò qui luogo vòto

quella che appar di qua, e su ricorse.

Inf. XXXIV

 

Comprese che quando Lucifero cadde, penetrando nella zona del Polo Sud, le terre si spostarono per il terrore mentre il demone si conficcava al centro della Terra (e dell’Universo tolemaico) creando un cono infernale, che Manetti calcolò avere un angolo al vertice del cono di circa 42°.

https://eterodossia.com/wp-content/uploads/2018/07/Fig.-5-nuovo-articolo-dante.jpg

 

         PRECESSIONE DEGLI EQUINOZI                                      CONO INFERNALE

 

Il cono creato dal moto di precessione è di circa 46,5°, ma pensando ai mezzi dell’epoca è possibile accettare una simile approssimazione.

Come abbiamo visto nell’articolo precedente Dante considera di 13.000 anni la durata dell’Universo, dal 5.200 a.C al 7.800 d.C.

13.000 anni sono quasi esattamente la metà di un Ciclo platonico, ovvero il ciclo di 25.772 riferito alla Precessione degli equinozi.

Che Dante abbia voluto inserire nella sua Opera un concetto così moderno e complesso come quello della Precessione degli equinozi, può apparire difficile da accettare, tuttavia se considerassimo la cultura enciclopedica del Poeta e la sua insaziabile curiosità intellettuale potremmo anche ammettere che, come affermano numerosi studiosi, abbia voluto inserire delle conoscenze risalenti al II sec. a.C. che furono anche, in parte, riprese nel “Libro della Scala”, il testo islamico che narra del viaggio di Maometto accompagnato dall'Arcangelo Gabriele.

In un prosimo articolo, analizzando il discusso testo di Miguel Asin Palacios, "Dante e l'Islam",  paragoneremo il Libro della Scala alla Commedia dantesca.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 30/10/2020