
La data del 3 novembre è un election day per il mondo intero
Negli ultimi anni abbiamo assistito a una deriva della destra internazionale piuttosto preoccupante, in opposizione a quella dei tempi passati, più democratica, tollerante, innovativa.
Molti ricorderanno come un tempo a destra vi fossero uomini come Fini, Reagan e Thatcher che, al di là delle loro idee politiche, presentavano progetti che nella forma e nella sostanza avevano dato al mondo un contributo per circa un ventannio.
Oggi, dando uno sguardo fuori dall'Italia, i personaggi che ci circondano hanno i nomi di Johnson, Orban, Erdogan, Bolsonaro, Trump: non proprio un idillio per la storia della destra in termini di liberismo e liberalismo.
Tra pochi giorni, ci saranno le elezioni presidenziali in USA e, a detta di molti, si apprestano a essere tra le più attese di sempre, proprio perché viviamo anni difficili, pressati tra la crisi economica iniziata nel 2008, l'arrivo della pandemia del 2020 e la crescita di alcuni Paesi come la Cina.
Durante l'attuale Amministrazione americana, non è tanto che lo stile di Trumpo sia rimasto immutabile, bensì che il Partito Repubblicano e il Governo si siano modellati a sua immagine e somiglianza.
Oggi sappiamo bene come risultino poche le voci repubblicane capaci di opporsi al Presidente Trump, il quale ha mantenuto salda la sua schiettezza ipernazionalista dell' "America First" e della "Make America Great Again", al grido di una anacronistica mancanza di cooperazione con gli altri Stati, con le altre potenze mondiali, arrivando a rinunciare ad alcuni compromessi internazionali come quelli sul clima voluti nell'Accordo di Parigi o sul nucleare con l'Iran.
In qualsiasi circostanza, Trump si è rivelato essere un detrattore delle soluzioni multilaterali, dando priorità a quelle bilaterali, ma mettendo in campo troppo spesso azioni unilaterali.
E' arrivato a condannare molta della stampa libera statunitense, quasi a negare la pandemia e a considerare irrilevanti i discorsi del virologo Fauci, a creare quell'orrendo muro col Messico, a ridicolizzare un giornalista portatore di handicap in pubblico, a dare ampio spazio al carbone e al petrolio in bamrba all'inquinamento globale, a minacciare di ridurre gli stanziamenti all'OMS.
Trump fa parte di quella schiera di personaggi come Bolsonaro e Johnson che hanno sottovalutato gli effetti del Covid, senza arrivare a quanto hanno detto gli altri due, ossia che sarebbe meglio l'immunità di gruppo (Johnson) e che intanto prima o poi bisogna morire di qualcosa (Bolsonaro), ma quasi scimiottando coloro che evidenziavano i gravi problemi sanitari in cui si trovano gli USA, Paese che se prima è sempre stato l'emblema della democrazia e delle opportunità per tutti, oggi vede di molto ridimensionate queste sue prerogative, anche dopo le molte uccisioni di uomini di colore, l'innalzamento del muro col Messico e il lento smantellamento di quell'Obama Care che il Presidente precedente avevo messo in campo per rendere il sistema sanitario alla portata di tutti.
I sondaggi danno in vantaggio Biden, ma vedendo quanto accadde cinque anni fa con Hillary Clinton in vantaggio, la partita è tutta da giocare, per gli USA e per il mondo intero.
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Articolo pubblicato il 31/10/2020