Elezioni Usa 2020, il sistema elettorale: come funziona e il ruolo dei "grandi elettori".

In serata anche in Italia potremo assistere alle fasi decisive della “notte elettorale

E’ troppo presto per formulare giudizi sulla presidenza Trump. Di certo non è stata incolore e, anche in Europa ha scatenato oppositori e sostenitori a prescindere da singoli provvedimenti o prese di posizione. Nel suo anticonformismo, a detta di non pochi osservatori, si manifesta la difesa dei valori occidentali. La campagna elettorale è terminata, come i colpi di scena, da lui tatticamente studiati.

Questa sera, o meglio a tarda notte, si incomincerà forse a capire come hanno votato gli americani. Le principali TV hanno già annunciato collegamenti e servizi speciali, con i soliti ospiti che pontificano, con l’apparente certezza di possedere verità inconfutabili, per rimanere poi presi alla sprovvista da risultati alternativi.

Donald Trump attenderà i risultati del voto alla Casa Bianca, dove ha organizzato una 'festa' per seguire in diretta lo spoglio invitando 400 persone nella East Room. Secondo indiscrezioni tutti gli ospiti saranno sottoposti al test per il coronavirus prima di entrare.

Il  sistema elettorale americano è complesso. Ci pare opportuno presentarlo, almeno per sommi capi. Le regole per l'elezione del presidente degli Stati Uniti, che è un Paese con un sistema istituzionale di tipo presidenziale, sono fissate nell'articolo 2 della Costituzione americana. Può candidarsi chi ha almeno 35 anni, è nato negli Usa e vi risiede da almeno 14 anni. L’elezione non avviene a suffragio universale ma con metodo indiretto.

Stato per stato, infatti, i cittadini nell'Election Day (quest'anno il 3 novembre) votano i cosiddetti 'grandi elettori', quelli che poi il mese successivo saranno chiamati all'elezione vera e propria del presidente e del vicepresidente.

I Grandi elettori Sono 538 e formano lo 'United States Electoral College'. Per conquistare la Casa Bianca c'è bisogno di ottenere il voto di 270 'grandi elettori', vale a dire la metà più uno. Il numero dei 'grandi elettori' è fissato facendo la somma tra il numero dei senatori (100, due per ogni Stato) e dei deputati (435 assegnati proporzionalmente alla popolazione). A questi vanno aggiunti i tre delegati che spettano al District of Columbia, dove si trova la capitale federale Washington.

Nella stragrande maggioranza dei casi vige la regola della 'vittoria totale'il candidato che vince in uno stato ottiene la totalità dei 'grandi elettori' di quello stato e sceglie delle persone di fiducia che potranno confermare la sua elezione. I 'grandi elettori', infatti, votano in segreto e in teoria possono assegnare il proprio voto a chiunque. Tuttavia, salvo rare eccezioni, ognuno di loro vota il candidato che li ha designati, e le loro preferenze vengono confermate dal Congresso agli inizi di gennaio.

 

I delegati che votano diversamente vengono definiti 'elettori infedeli'. In caso di parità fra i 'grandi elettori'(come accaduto nel 1800 e nel 1824) a decidere è il Congresso degli Stati Uniti. Per tornare alle ultimissime news, Donald Trump smentisce che dichiarerà vittoria prima dei risultati ufficiali ma segnala chiaramente di essere pronto a una battaglia legale per prevenire che i voti siano contati dopo l'Election Day. "Andremo con gli avvocati" dice riferendosi in particolare alla Pennsylvania, stato al quale la Corte Suprema ha concesso di conteggiare i voti per posta fino a tre giorni dopo l'Election Day, l'importante è che le schede siano state spedite entro il 3 novembre.

 

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Articolo pubblicato il 03/11/2020