La Beata Maria Cristina, la Regina che unisce i Savoia e i Borboni

“Il bisogno di Dio, è una necessità innata e universale dell’uomo”

Il 25 gennaio scorso a Napoli nella Chiesa di S. Chiara si è svolta la solenne cerimonia di beatificazione di Maria Cristina di Savoia, Regina del Regno delle Due Sicilie, alla presenza di S. E. Rev,ma cardinale Crescenzio Sepe, nello stesso giorno a Palermo, nella suggestiva e storica Cappella Palatina di Palermo, S. E. Rev.ma cardinale Paolo Romeo presiedeva un Te Deum di ringraziamento per la novella Beata. Per l’occasione è nato in Sicilia il “Comitato Beata Maria Cristina di Savoia Regina delle Due Sicilie” di Palermo che ha prodotto un volumetto edito da ISSPE (Istituto Siciliano di Studi Politici ed Economici), autori Tommaso Romano e Antonino Sala, con contributi di don Andrea Di Paola, di Umberto Balistreri e Andrea Aldo Benigno.

“Il bisogno di Dio, è una necessità innata e universale dell’uomo”, scrive don Di Paola. I Santi come gli alberi che profondamente radicati in terra svettano alti verso il cielo, così la beata Maria Cristina, che papa Pio XI con un Decreto Pontificio il 6 maggio 1937 ne proclamò le “eroiche virtù”, additandola a tutti i fedeli “quale luminoso modello da imitare nell’adempimento della Vocazione cristiana che Ella, ha saputo mirabilmente vivere da sposa e da sovrana, ponendo sempre alla base di ogni sua parola e di ogni suo gesto la carità verso tutti”.

Coniugare la regalità e la santità, sembra un privilegio del passato, scrive il professore Romano. Invece non è così, se il Santo Padre Francesco ha voluto innalzare Maria Cristina di Savoia Regina delle Due Sicilie (Cagliari, 1812 – Napoli, 1836), quale Beata della Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana e, quindi come esempio di Virtù Cristiana, per il pubblico culto universale. “La nuova Beata, -per Romano – racchiude e propone un cristiano modello, uno stile di esistenza, il sacrificio della vita ancor giovane alla morte, con perfetta adesione al Suo stato di nascita, all’assunzione della regalità nell’antico Regnum Siciliae e, al suo tempo. Cristianissimo Regno delle due Sicilie, allora governato dal Re Ferdinando II che, grazie al matrimonio, diede il sospirato Erede al Regno, l’ultimo e sfortunato sovrano, ma pio e religiosissimo, Francesco II”.

“La Reginella santa”, come subito fu proclamata dal popolo delle Due Sicilie, vede nel volto del povero, del perseguitato, del condannato, del malato, come l’immagine di Gesù Cristo piagato, crocifisso, umiliato. In questa”unione anzitempo fra le due Casate che erano italiane e, quindi mediterranee, nella secolare cultura, nella pratica della lingua, nella bellezza, nello stesso credo religioso”, il professore Romano vede compiersi attraverso la regina Maria Cristina di Savoia, senza però i successivi giacobinismi della conquista, quell’unione italiana che si è compiuta nei decenni successivi. Qui però, occorre precisare che ci sono ancora oggi, forti correnti nostalgiche del legittimismo borbonico che rifiutano questo accostamento, tra l’altro ho ricevuto una mail di un lettore che criticava proprio questo accostamento.

In molti ignorano la storia identitaria e spirituale di queste antiche famiglie, dei Savoia e Borbone. La famiglia di Maria Cristina, è colma di figure straordinarie: da Umberto Biancamano ad Eugenio di Savoia, che salvò l’Europa dall’invasione turca. La “Reginella Santa” unisce queste famiglie. Ella è erede diretta di ben altri cinque beati della Sua Casa, e di altri venerabili.

Dunque la regalità non esclude la santità, del resto, abbiamo tanti esempi nella Storia bimillenaria della Chiesa, di re e regine santi. Questo non lo possiamo dimenticare, lo ha ricordato il venerabile Pio XII nelle Allocuzioni al patriziato ed alla Nobiltà, la cui mirabile esegesi la si deve al pensatore controrivoluzionaro brasiliano Plinio Correa de Oliveira nel suo volume Nobiltà ed elites tradizionali analoghe”. Tutti possono raggiungere la santità, afferma il Concilio Vaticano II, “nei vari generi di vita e nei vari uffici…” Tommaso Romano ricorda come la giovane regina utilizzava il proprio denaro per donarlo ai poveri, perfino quello destinato ai festeggiamenti delle nozze, ne destinava regolarmente ogni mese 4.000 scudi. Non si possono dimenticare le numerose opere sociali di Maria Cristina, in un mio precedente intervento l’ho definita, “una regina animatrice e imprenditrice del sociale”. E’ celebre il suo impegno per rilanciare la Seteria di San Leucio, dove lavoravano oltre 300 donne, un’impresa economica d’avanguardia, dove le famiglie avevano casa, lavoro, una chiesa ed una scuola obbligatoria.

Romano è convinto che la proclamazione della beata Maria Cristina, sarà utile per riscattare l’umanità attuale “dallo stato di pericolosa anestesia, facendo riscoprire la bellezza dell’autentica regalità intesa anzitutto come nobiltà dello Spirito, come cavalleresco aiuto al prossimo, come evangelizzazione e conversione”.

La seconda parte del volume, Antonino Sala, fa una breve biografia della giovane regina. Il credo cattolico di Maria Cristina, non fu “un sentimento, ma un fatto di vita: ogni giorno assistette alla Santa Messa; non giunse mai al tramonto senza avere recitato il Rosario; suoi libri quotidiani furono la Bibbia e l’Imitazione di Cristo; partecipò intensamente agli esercizi spirituali;fermò la carrozza, ogni qualvolta incontrasse il Santo Viatico per via e si inginocchiò anche quando vi fosse fango, in cappella tenne lungamente lo sguardo sul Tabernacolo per meglio concentrarsi su Colui ch’era padrone del suo cuore…”

Sala fa riferimento al caso della sig.na Maria Vallarino, che invocando la giovane regina Maria Cristina, guarisce miracolosamente da una malattia grave al seno. Il libro si chiude con alcune preghiere significative in onore e devozione della regina delle Due Sicilie. In ultimo gli autori fanno riferimento a una bibliografia essenziale per conoscere Maria Cristina, c’è il libro di Mario Fadda e Ilaria Muggianu Scano , “Maria Cristina di Savoia”, edito da Arkadia, e con mio sommo piacere due miei interventi sulla regina, pubblicati da Il Corriere del Sud di Crotone.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 28/11/2020