Cavalieri Dal Buio Alla Luce

Di Francesco Cordero di Pamparato (Sedicesima Puntata)

16 – L’Eremita

 

Nella foresta vive molta gente senza nome. È gente che lì si è rifugiata: perseguitati, delinquenti, sbandati. Vengono da tutte le parti della Francia. Le novità in quel mondo sono poche. Chi abita in mezzo a quella folta vegetazione, diventa curioso.

Conosce e riconosce chiunque vi passi. Quel giorno, chi da dietro ai cespugli, chi dall’alto degli alberi, videro per la prima volta un cavaliere che non si era mai visto in quella regione.

Di solito, i cavalieri si assomigliano tutti. Ma, chi vive alla macchia, impara a distinguer-li, anche se li vede una volta sola. Quello, non lo aveva mai visto nessuno. Tutto in lui de-notava una superbia e alterigia, quale nessun’altro uomo d’armi aveva ostentato prima di lui.

La gualdrappa del grande cavallo nero era variopinta, come le penne di alcuni uccelli in primavera. Le insegne, policrome anch’esse, ridondavano di fregi dorati. Girava la testa, guardandosi attorno. Il suo sguardo era pieno di disprezzo.

Paul era un cavaliere di ventura. Veniva dall’Occitania. Anche lui si era cimentato con lo Gnosis; con lo stesso risultato degli altri. Per lui era stato diverso. Reduce da molte vittorie, si era sempre considerato imbattibile, sino a quel giorno fatale, in cima alla grande montagna. La sconfitta per lui era stata un onta gravissima che doveva venire lavata con una grande vittoria. Il suo carattere era diventato chiuso e il suo cuore si era indurito.

Aveva sentito dire che in Bretagna c’erano molti valorosi cavalieri. Aveva deciso di venire per sfidarli e batterli.

Mentre si dirigeva verso il castello del Duca, vide in lontananza un viandante sul suo sentiero. Camminava verso di lui e gli sbarrava la strada. Lo studiò con aria ostile. Un’esile figura, curva, appoggiata a un bastone, ma non gli cedeva il passo.

Paul fu preso dalla collera. Non era ancora nato il viandante che non gli dava strada! Spronò il cavallo. La grande bestia si lanciò al galoppo. Si sarebbe fatto due risate vedendo quel miserabile buttarsi di lato.

Non fu così. La figura nero vestita si raddrizzò, abbandonò il bastone e rimase ferma a fissarlo negli occhi. Paul sentì una forza tremenda, sprigionarsi dal nulla. Come colpiti da una raffica di uragano, cavallo e cavaliere caddero a terra. L’uomo si rialzò stordito. Nemmeno lui sapeva se era più grande la paura o l’umiliazione. Solo non riusciva a capire cosa gli fosse successo.

La figura in nero gli si era avvicinata e gli parlò: “Paul, spero che tu abbia capito che non devi fare lo sbruffone. Sei un forte cavaliere. Potresti valere di più se, ogni tanto, oltre ai muscoli usassi anche il cervello. Medita che non sempre chi sembra indifeso è più debole di te. Hai già fatto una brutta figura con lo Gnosis. Quante altre cattive azioni devi fare, prima di diventare un nobile cavaliere, non solo un attaccabrighe da osteria?”.

Il cavaliere era rimasto senza parole. Come faceva a sapere tutte quelle cose sul suo conto? Provò a parlarle ma la figura svanì, non prima di aver lasciato intravedere un viso di donna bionda, molto bello. Dunque era stato disarcionato da una donna. Ebbe un brivido di paura. Certo era così, quella donna era una strega. Come altrimenti avrebbe potuto conoscere il suo nome e il suo segreto?

Un contadino gli stava riportando il cavallo.

“Tutto bene nobile signore?” gli chiese con una certa dose di servilismo.

“Bene un corno! Hai visto anche tu, sono stato abbattuto da una strega! Bisogna chiamare i santi monaci e tanti uomini che le diano la caccia!”.

“Sire, perdonate se ardisco contraddirvi. Ma voi non conoscete questa regione. Qui, tra la foresta e la montagna, accadono tante cose strane. Ma non temete, non ci sono streghe. L’arcivescovo, dopo aver esaminato a fondo il problema con i santi monaci, ha emesso un proclama in cui esclude la possibilità di stregonerie nella Bretagna. Quella donna, poi, è una buona cristiana. Porta sempre una gran croce di legno al petto. Cosa che non potrebbe fare se fosse una strega”.

Paul rimase un momento interdetto. Era indeciso se prendere a calci il contadino, perché aveva osato contraddirlo, o se chiedergli spiegazioni. Alla fine, la curiosità ebbe il sopravvento.

“Ma se non è una strega, come ha fatto a disarcionarmi? Non hai visto cosa è successo?”.

L’uomo non osava rispondere. Sapeva che era pericoloso mettersi a discutere con i cavalieri. Era ancora in silenzio, quando, un mercante e il suo seguito li avvicinarono. Anche loro avevano assistito alla scena.

“Col vostro permesso, nobile cavaliere, avete visto male tutti e due. Noi pure, abbiamo assistito allo spiacevole evento. Non si trattava di una donna, ma di Remide, il santo eremita, che vive sulla montagna. La sua vita è talmente virtuosa, che gli angeli lo proteggono. Sicuramente, fu uno di loro a mettersi a sua difesa e vi fermò”.

Paul li guardò torvo. Da quando era arrivato in Bretagna, era stato testimone di fatti molto strani. Stava incominciando a chiedersi se avesse fatto bene a scegliere quella regione. Tuttavia, un pensiero continuava ad ossessionarlo. Come faceva quell’essere, uomo o donna che fosse, a conoscere i suoi segreti? Oltretutto non gli faceva piacere che fossero divulgati. Proseguì il cammino e giunse ad una locanda. Sia lui che il cavallo erano stanchi. Decise di fermarsi per la notte.

L’oste, un uomo rubizzo, con due grandi baffi, cordiale come tutti i suoi colleghi, si fece in quattro per lui. Un personaggio nuovo, che arriva da chissà dove, attira sempre l’attenzione e fornisce fonte di chiacchiere per molto tempo.

“Nobile signore, benvenuto nella mia umile locanda. È un onore avervi ospite. Non vi ho mai visto. È la prima volta che venite in Bretagna? Sappiate che qui non si svolgono tornei. Il Duca non vuole. Se siete venuto per mettervi al suo servizio, siete fortunato: è un grande uomo. Tutti lo amano e lo rispettano. Se siete un cavaliere errante vi darà volentieri ospitalità. Basta che non cerchiate di sfidare a duello i suoi migliori campioni”.

Paul ebbe un attimo di disappunto. Era venuto proprio per battersi. Ora sentiva che non avrebbe potuto. Gli restava la curiosità di sapere qualcosa sullo strano viandante. Probabilmente, l’oste ne sapeva qualcosa. Di solito, gli osti sanno sempre tutto. Lo guardò fisso negli occhi e lo interrogò: “Dimmi oste, ho sentito dire che qui si verificano strani eventi al confine con la magia. Mi è stato raccontato di un eremita sulla montagna. Mi hanno detto che parla con gli angeli. Cosa mi racconti tu a questo proposito?”

L’oste trattenne a fatica un risolino. L’avventura del cavaliere gli era già stata raccontata, ma non voleva offendere un uomo che poteva diventare pericoloso.

“Sire, la gente si diverte a parlare, soprattutto quando ha bevuto, o vuole compiacere qualcuno. Voi volete la verità o quello che vi fa piacere?”.

“Mi hai preso per un mercante? Io voglio la verità vera. Non mi sono mai piaciuti coloro che per compiacermi cercavano di prendermi in giro. Dimmi, cosa sai sull’eremita?”.

“Signore la verità sull’eremita non la sa nessuno o meglio, chi la sa, non la racconta. Vive sulla montagna, ma ben pochi osano avvicinarlo. Si dice che studi la verità e la conoscenza. Che intorno a lui aleggino strane forze. Non ha mai fatto male ad alcuno, ma tra quanti sono saliti sulla montagna, solo un cavaliere è tornato indietro. Di tanto in tanto, il vecchio scende a valle. Lo si vede lungo il sentiero della foresta. Quello che porta alla valle dei Dolmen. Si dice anche che a volte assuma l’aspetto di una donna. Ma chi può sapere cosa fa veramente?”. 

“Hai detto che ogni tanto va alla valle dei Dolmen? Cosa sono? E perché nessuno lo ha mai seguito laggiù?”.

“Nobile cavaliere, i Dolmen sono giganteschi resti di una religione antica. Sono disposti in cerchio, in una radura della foresta. La gente ha paura, non osa addentrarsi in quella valle. Solo alcuni dei più valorosi cavalieri ci sono stati e dicono che le antiche costruzioni emanino una forza misteriosa e incontrollabile. Si pensa che solo l’eremita ne conosca il segreto”.

“Hai detto che un cavaliere è andato da lui ed è tornato. Che dei cavalieri del Duca sono stati nella valle dei Dolmen. Quindi loro sarebbero in grado di dirmi di più”.

“Col vostro permesso cavaliere, potrei dirvi alcune cose sull’eremita e sui cavalieri che lo frequentano. Cose che da loro non verreste mai a sapere”.

Non era stato l’oste a parlare. Era un avventore, che fino a quel momento, era stato silenzioso, in disparte. Paul lo guardò: era un uomo alto e robusto, doveva essere un arabo. Dai vestiti non si capiva quale mestiere potesse svolgere. L’oste lo guardò per un attimo, poi si allontanò.

“Come fai tu a saperle? Perché pensi che i cavalieri del Duca non me le direbbero? Non ho mai visto un cavaliere rifiutare di mantenere un impegno verso chi lo ha sconfitto”.

“Io so molte cose sire cavaliere, e vi avverto non pensate che sia così facile sconfiggere il cavaliere che conosce l’eremita”.  

“Tu non sai con chi parli! Non sai che solo Marc, il barone del Grifone nero mi ha battuto?”.

“Il cavaliere di cui vi parlo, è quello che uccise Marc. Ma non è questo il punto. Se Remide, l’uomo della montagna, vi è comparso davanti, non è senza motivo. Sicuramente, nel corso della vostra vita, vi siete imbattuto in una delle strade, che portano alla conoscenza. Ma non ne avete tratto l’insegnamento in essa contenuto. Così il saggio si è rivolto a voi in un modo che vi ha colpito. Avete visto qualcosa davanti alla quale non potete rimanere indifferente. Per ora la vostra è curiosità. Questa curiosità è destinata a diventare sete di sapere. Solo l’eremita è in grado di soddisfarla e fare sì che voi raggiungiate il livello di conoscenza cui potete aspirare. Per questo è inutile che andiate a chiederlo ai cavalieri del Duca. Salite la montagna. Solo là avrete le risposte che cercate”.

“Tu sei un uomo strano, amico. Dici molte cose, ma ne nascondi molte di più. Tutto il tuo discorso sulla conoscenza è misterioso. Non ti seguo. Sii più chiaro. Dimmi chi sei?”.

“Potrei chiarirti altre cose in merito alla conoscenza. Ma questa volta non è mio il compito. Devi parlare con Remide. Lui ti ha cercato. Lui ti spiegherà quello che ti è dato di sapere. In quanto a me, io sono il cavaliere che ha ucciso Marc. Io sono l’uomo che va e viene dalla grotta dell’eremita. Per questo ora ti dico: va da lui. Parla con lui. Non fare caso a quanto ti dicono i paurosi e i superstiziosi. Lui solo ha le risposte per te”.   

Detto ciò, mentre Paul stava cercando di riordinare le sue idee, l’uomo si dileguò. Al cavaliere non restava altra via che andare sulla montagna a conoscere quell’essere misterioso.

L’oste era ricomparso, appena l’altro era sparito. Paul si rivolse a lui: “Dimmi, brav’uomo. Voglio andare sulla montagna a conoscere l’eremita. Spiegami la via e dimmi anche chi era quello strano personaggio che mi ha fatto tutto quel discorso oscuro”.

Il locandiere lo guardò incuriosito. Gli uomini come lui, non si stupivano facilmente. Però erano stati in pochi, ad avere il coraggio di avventurarsi per la montagna alla ricerca di Remide.

“Dovete prendere il sentiero per la foresta. Attraversare la radura dei Dolmen e proseguire. Uscito dalla foresta, troverete la strada che porta alla grotta del santo uomo. Dovrete lasciare qui il cavallo, perché la strada della montagna è fatta solo per il passaggio di una persona. In quanto all’uomo con cui avete parlato, è il più forte cavaliere di Bretagna. È un arabo convertito. È un uomo strano. Sovente lo hanno sentito parlare di un grande ordine che regola tutte le cose del mondo. È strano che non ne abbia parlato con voi. Qui viene molto di rado. Vive al castello del Duca, che non è lontano. Ma se volete veramente cimentarvi in questa impresa, è meglio che mangiate qualcosa e andiate a dormire. È facile perdersi di notte nella foresta”. 

Quella notte Paul ebbe un sonno agitato. Rivide tutti i fatti strani della giornata. Nel sogno gli apparivano la nera figura, sola che adesso a volte aveva un volto da uomo altre da donna. Gli comparve anche il viso del cavaliere misterioso che gli aveva parlato. Si sentiva come preso da un vortice che lo sollevava come un fuscello e che lo portava sempre più in alto. Poi il sonno fu tranquillo.

Il mattino dopo, imboccò a piedi il sentiero. Tutto fu calmo sino alla radura dei Dolmen. Quando la attraversò, sentì una strana sensazione. Come se qualcuno lo stesse osservando di nascosto. Si guardò intorno, ma non vide nessuno. Proseguì. Il sole era già alto quando incominciò a salire per la montagna. Verso mezzogiorno, giunse davanti ad una grande grotta. All’ingresso vide, seduta su una pietra, una donna bionda. Era la stessa che gli era sembrato di vedere il giorno prima.

“Scusate, io sto cercando Remide, il santo eremita. Potete dirmi dove posso trovarlo?”.

“Benvenuto Paul, ti stavo aspettando. Sono io, o meglio lo sono quando assumo sembianze maschili. Ora sono Kikaah, l’aspetto femminile della conoscenza. Non ti spaventare, non è stregoneria. Siediti, ti spiegherò molte cose”.   

“Come fai a sapere il mio nome e della mia esperienza con lo Gnosis? E come hai fatto a disarcionarmi ieri e a passare da vecchio eremita a giovane donna?”.

“Non risponderò alle tue domande direttamente. Ma ti dirò cose che ti faranno capire. Nel mondo ben poche cose succedono casualmente. Esiste un ordine generale, che guida il movimento d’insieme delle cose, degli animali e delle persone. Per chi non ci riflette, quest’ordine è difficile da leggere. Ci sono situazioni, che sono dei segnali, come un richiamo a fermarsi e meditare. Queste situazioni, anche per chi non ci si sofferma, lasciano un segno dentro alla mente. Un segno che apre uno spiraglio per imboccare la strada che porta alla conoscenza. Anche se non è dato agli esseri umani di arrivare alla Conoscenza Assoluta, si possono fare sensibili progressi, che portano l’uomo a inserirsi meglio nel grande ordine. A svolgere un ruolo importante. Tu sei un forte cavaliere. Non ti sei mai macchiato di crimini. Se non fosse per il tuo orgoglio smisurato, potresti adempire a una funzione di rilievo. Per questo ti ho cercato. Tu devi mettere la tua forza al servizio della conoscenza. Ne riceveresti più soddisfazione che a batterti con altri bravacci”.

“Quanto mi dici è strano. Vuoi dire che la mia esperienza dello Gnosis era una strada per la conoscenza e non l’ho vista. Ma tu come lo sai?”.

“Chi è avanti nella strada del sapere vede negli animi degli uomini e può compiere cose che ai più sembrano impossibili. Tu non hai scelto la prova dello Gnosis. Noi facemmo in modo che tu la scegliessi. Ora, ti dico, nel mondo c’è molta superstizione, cattiveria malanimo. C’è bisogno di cavalieri forti e generosi, per combattere questi mali dell’umanità. Il premio sarà procedere nella strada della conoscenza”.

“Potrei anche accettare, ma spiegami ancora due cose: Cos’è la conoscenza e perché e così difficile da raggiungere?”.

“La conoscenza è il vedere al di là di quanto si percepisce con i sensi. È il capire le leggi che regolano il grande ordine. Perché e difficile da conoscere? Perché ha molte facce e molti veli che la coprono. Non si possono far cadere tutti in una volta. Bisogna procedere per gradi. Tu oggi, hai fatto un sensibile progresso, anche se non te ne accorgi ancora. Questa notte dormirai in quella grotta più piccola. Il sonno ti farà assimilare le cose che hai appena appreso. Domani, al tuo risveglio, la curiosità si sarà trasformata in sete di sapere. Scenderai a valle e tra tre giorni avrai un segnale. Ti porterà là, dove la tua sete sarà appagata”.

Paul, perplesso andò a dormire. Cadde subito in un sonno profondo. L’indomani scese a valle. Non sapeva ancora come, ma sentiva, che avrebbe incontrato di nuovo il cavaliere misterioso. Sapeva che lui lo avrebbe aiutato a trovare il suo livello di verità e a inserirsi nel modo giusto nel grande ordine.

 

Francesco Cordero di Pamparato

Fine sedicesima puntata - Continua

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Articolo pubblicato il 31/12/2020