Piemonte Scuola. Il Presidente Cirio: ”Riaprire in sicurezza per non rinchiudere tra un mese

Il parere degli epidemiologi: “Una scelta di prudenza in prossimità delle Feste, dove sale il rischio di contagio”

Da oggi, come già annunciato, il Piemonte entra in zona arancione. Tra le altre disposizioni previste dal DPCM del 3 novembre, le scuole  medie potrebbero riprendere l’attività in presenza. Come suggerito anche dal governo, e dagli epidemiologi, la Regione Piemonte, per ragioni prudenziali, ha deciso di mantenere la didattica a distanza, per le classi seconda e terza delle scuole medie, secondo le modalità in vigore, sino a fine anno.

Questa decisione sta scatenando il fuoco di fila di proteste, capeggiate principalmente da politici del PD ed esponenti del mondo scolastico per molti versi legati ai democratici di sinistra, come la professoressa Elsa Fornero, oltre ad  alcuni consiglieri comunali grillini, mentre  in regione il M5S sposa la line prudenziale della giunta regionale. Su una piattaforma on line,  è stata inoltre lanciata, pare da parte di genitori degli alunni, una petizione avversa al provvedimento della Giunta regionale. Pronta e motivata la replica della giunta regionale e del Presidente Cirio, a sostengo della decisione assunta, non in solitaria.

“Per la ripresa dell’attività didattica, si ritiene che possa essere ragionevole ipotizzare che il mantenimento delle didattica a distanza anche del secondo e terzo anno di frequenza della scuola secondaria di primo grado possa considerarsi una scelta prudenziale, secondo un principio di precauzione, in considerazione di un possibile maggiore rischio epidemiologico relativo alle prossime festività natalizie, considerato anche il contributo significativo che tale misura ha dato nell’inversione di tendenza del trend epidemico e alla luce dell’attuale base di rischio di infezione. Tali misure prudenziali e precauzionali, in particolari quelle relative alla scuola secondaria di primo grado, sono da considerarsi come necessarie al fine di salvaguardare il comune obiettivo di un ritorno in presenza a scuola a partire dal prossimo mese di gennaio”.

Sono le parole della task force di epidemiologi ed esperti della Regione Piemonte (Giuseppe Costa, Paolo Vineis, Lorenzo Richiardi, Carlo Di Pietrantonj e Chiara Pasqualini, accanto a Ferruccio Fazio e Giovanni Di Perri), figure conosciute e stimate a livello nazionale e internazionale, a chiarire il perché della scelta del Piemonte di mantenere la didattica a distanza anche per le seconde e terze classi delle scuole secondarie di primo grado.

La decisione conferma una misura che nelle “zone arancioni” è già prevista dal Governo per le scuole superiori, estendendola anche alle ultime classi della scuola media. “È una scelta dolorosa, ma necessaria - sottolinea il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio -. Riaprire la scuola non è una priorità: è la priorità. Proprio per questo è fondamentale farlo in sicurezza, per non rischiare di dover richiudere fra un mese. Il Piemonte ha predisposto un piano sui trasporti e gli orari che credo sarebbe opportuno adottare a livello nazionale, se veramente si vuole garantire la scuola in presenza. Perché ripartire senza cambiare le condizioni dei trasporti scolastici e senza scaglionare gli orari di ingresso a scuola, in modo da consentire più turni dei mezzi pubblici che viaggiano al 50%, significa esporre al rischio molto concreto di un nuovo stop fra un mese, che sarebbe ancora più deleterio a ridosso degli esami di terza media e di maturità. Senza considerare l’impatto in prossimità delle feste: escludendo il ponte dell’Immacolata e le vacanze di Natale, ci sono circa 15 giorni di scuola effettivi da qui all’Epifania. Due settimane in cui i ragazzi rischiano concretamente di tornare a contagiarsi nel pre e post scuola, portando poi il virus in famiglia proprio nel momento in cui si trascorrono giornate di festa con i propri parenti, a cominciare dai nonni”.

A spiegarlo in modo inequivocabile sono i numeri. Dall’apertura dell’anno scolastico il contagio in età scolare ha avuto un rapido incremento che ha toccato il picco massimo a fine ottobre, con una crescita che è stata esponenziale in particolare dagli 11 ai 18 anni e più graduale e contenuta fino ai 10 anni. Dall’introduzione della didattica a distanza la curva ha invertito la tendenza, evidenziando linizio di una fase in discesa.

In particolare dal 26 ottobre (data di inizio della didattica a distanza alle superiori) al 22 novembre (settimana del Report che ha portato il Piemonte in zona arancione) i casi di positività nelle fasce 11-13 e 14-18 anni si sono dimezzati, passando da 483 a 218 (ogni 100 mila) nella età scolare delle medie e da 570 a 297 in quella legata alle scuole superiori. In flessione il contagio anche nelle altre fasce di età seppur in forma meno consistente, sia come conseguenza indiretta della dad (con riduzione del rischio di contagio importato dai fratelli maggiori), sia come effetto delle generali misure di contenimento e dell’introduzione della zona rossa. In particolare nella fascia 6-10 anni si è passati da 243 a 153 casi (su 100 mila), nella fascia 0-2 anni da 149 a 98 e in quella 3-5 anni da 107 a 103.

Dobbiamo avere buonsenso ed essere prudenti per non vanificare tutto il sacrificio fatto finora - conclude il presidente Cirio -. Riportare a scuola tutti gli studenti del Piemonte è una assoluta priorità. Per cui voglio rassicurare chi giustamente è preoccupato che i nostri figli possano essere penalizzati da una scuola vissuta a distanza: mi sono già confrontato con il Direttore dell’Ufficio scolastico regionale e già da lunedì lavoreremo insieme per rimodulare il calendario scolastico dell’anno in corso e recuperare dalla primavera, cessata l’emergenza, i giorni in presenza che sono stati persi”.

Ci auguriamo che in Piemonte la ratio di una misura cautelativa, non si trasformi in diatriba partitica, a prescindere dagli scopi e dai rischi paventati.

 

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Articolo pubblicato il 29/11/2020