Cosa ci sta a fare il Ministro del lavoro?

Ce lo chiede Paolo Chiarenza

Ringraziamo il lettore Paolo Chiarenza che, con la sua lettera, che pubblichiamo, pone l’accento su uno degli aspetti negativi dell’attuale stagione politica. A dire il vero, nelle relazioni industriali, da sempre il mal vezzo italiano ingigantisce le richieste dei sindacati, come pure le riluttanze da parte dei datori di lavoro. Poi dopo lunghe liturgie, solitamente soccombe la parte che meno è disposta a resistere.

 

In altri tempi, ci furono ministri del lavoro (Fanfani, Brodolini, Donat Cattin, Giugni, Sacconi) tanto per citarne alcuni, che conoscendo a fondo, problematiche sindacali e diritto del lavoro erano in grado di valutare, con padronanza, il contenuto delle rivendicazioni sindacali, per poi  polarizzare l’attenzione dei contraenti su aspetti vitali ed irrinunciabili. Oggi purtroppo ignoranza e demagogia, la fanno da padroni.

 

La  politica blatera su grosse tematiche, Ilva e Whirpool, per limitarci all’oggi, divenuti campo di scontro tra i partiti, per poi lasciare i lavoratori in brache di tela od erogare interventi assistenziali che non sono idonei a risolvere stabilmente le questioni aperte. Manca del tutto la politica industriale del governo, come i confini tra intervento pubblico ed economia di mercato.

 

Così in conseguenza della perdita di lavoro  o limitazione  irrecuperabile di attività commerciali ed imprenditoriali in seguito alla pandemia, si vive alla giornata con contributi a pioggia ed erogati in ritardo da parte del governo, con il risvolto di aziende e lavoratori che non sanno quale domani avranno di fronte. Mentre altri, complici dichiarazioni mendaci, non verificate da chi dovrebbe,  stanno guadagnando alla grande, ed a spese del cittadino contribuente. Quale futuro?

 

“Gentile Direttore,

tutti i diritti e le conquiste dei lavoratori italiani sono la conseguenza di rivendicazioni e lotte sindacali intraprese dalla base contro la classe politica e la classe padronale, le quali dimostrano così di non conoscere, comprendere e risolvere i problemi del mondo del lavoro. Vuol dire che non c’è sintonia né rappresentatività fra chi governa e le parti sociali. Oggi sono di attualità le questioni dei rinnovi dei contratti già scaduti e del blocco dei licenziamenti, nonché, fra le più clamorose, le vicende dell’Ilva di Taranto e della Whirlpool di Napoli.

 

Certo sono passati tanti anni da quando in Italia lo Stato interveniva “com’è suo diritto e dovere ovunque siano in gioco interessi collettivi”, ma che di questi tempi pur avendo ancora in elenco un Ministro del Lavoro, questi non si periti di farsi carico come indispensabile protagonista di queste incombenze nazionali e le abbandoni alla disputa perenne fra Confindustria e organizzazioni sindacali, è inconcepibile ed è un sistema inaccettabile.

 

Bisogna che la cassa integrazione sia finanziata per tutta la durata del Covid 19 e che il blocco dei licenziamenti debba avere pari durata se si vuole affrontare le necessità impellenti dei lavoratori. E’ necessario sostenere le imprese con aiuti diretti, soprattutto per le piccole e medie aziende, e mirati per settore, superando il sistema bancario che in questa situazione di emergenza ha già rivelato burocrazia e insensibilità inammissibili.

 

Se dopo un anno dal primo incontro tra Sindacati e Federmeccanica si ricorre a uno sciopero nazionale per affrontare il rinnovo contrattuale dei metalmeccanici, che consideri aumento salariale e precarietà di lavoro, c’è da imputare la drammaticità della pandemia, la dipendenza politica dei sindacati, la protervia industriale o soprattutto la diserzione del Governo? D’accordo, siamo in una condizione di guerra sanitaria, ma cosa facciamo, fermiamo tutto?

 

E’ il governo la principale parte in causa per disporre scelte e programmi di intervento riguardo a salari, produttività, investimenti, partecipazioni aziendali, utilizzo dei fondi che metterà a disposizione l’Europa, riconversione della forza lavoro proveniente da aziende che chiuderanno l’attività.

 

La Ministra del Lavoro nello stesso giorno dello sciopero dei metalmeccanici ha finalmente dichiarato: ”In un momento così delicato per il nostro paese cercherò di agevolare in qualsiasi modo il dialogo tra le rappresentanze dei lavoratori e le aziende”. Bontà sua! Anche se non si sa cosa deciderà il governo, che deve ancora manifestare le sue indicazioni di politica industriale per rilanciare l’economia”.

Grazie dell’attenzione.

 

Paolo Chiarenza, Busca (ex dirigente sindacale CISNAL)

 

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Articolo pubblicato il 02/12/2020