Perché il primo vaccino anti-CoViD dovrebbe farlo Giuseppe Conte?

E a seguire: i parlamentari, i presidenti delle regioni, i sindaci…

Antefatto alla proposta di vaccinazione preventiva dei politici

La seconda ondata di CoViD-19 ha assunto proporzioni difficili da controllare e le risposte a base di decreti politici spesso controversi, sono fonte di una diffusa resistenza popolare. Da una parte una percentuale di italiani approva le decisioni governative, dall’altra, non sono poche le voci del dissenso di fronte a una disparità delle attività precluse; per lo più imprese private, soggette a pesanti perdite economiche.

Anche le iniziative culturali e artistiche, seppur facili da gestire nell’afflusso e nel distanziamento, sono state chiuse, privando le persone di un innocuo momento di evasione, contrapposto a centinaia di decreti restrittivi che hanno creato confusione, incertezza e non pochi dubbi sulla verità di tutte le informazioni e i grafici trasmessi in tv. Alcune incongruenze sono fin troppo evidenti.

Sull’argomento le incertezze su dati e percentuali sono tante, ma non è questa la sede, mentre è certo che il Covid avanza seguendo la sua indole, artificiale o semi naturale che sia, destinata ad infettare e destrutturare il corpo umano. Ma quasi di colpo, ad alimentare la speranza, sono apparsi “vaccini garantiti”, suscitando sollievo, ma anche più perplessità.

La propaganda annuncia che i primi vaccinati saranno i medici e gli infermieri, quindi gli anziani e i soggetti a più rischio. Sembra una risposta logica all’aggressività del virus, ma dalla comunità scientifica e dai destinatari stessi, vi sono voci fuori dal coro nei confronti dei vaccini già dati per risolutivi con troppa fretta.

Dati provenienti da fonti libere di indagare al di là dell’apostolato ufficiale, oltre a indugiare sugli effetti collaterali, in casi estremi hanno abbinato ai vaccini, proprietà dannose per il genoma umano, che ne sarebbe compromesso.

Non sono voci da bollare in fretta come “fake”. Una incombente vaccinazione di massa impone una sicurezza inconfutabile. Come vincere dunque la diffidenza di quei cittadini a cui il programma suona come una dittatura sanitaria del governo centrale? Serve un gesto eclatante. 

Una proposta di buon esempio da parte dei vertici istituzionali

La risposta è quasi banale, logica e molto condivisa. Il premier Giuseppe Conte, garante e fautore di questa vaccinazione, è la figura più importante dello Stato, quindi dovrebbe essere il primo a tutelare la propria salute obbligandosi di buon grado al vaccino (estratto a caso tra tanti, così da fugare ogni dubbio sull’autenticità), e farlo in pubblico. Pare che Vladimir Putin voglia proporsi in questo modo.

A seguire, il Presidente della Repubblica e quindi, tutta la compagine dei rappresentanti del popolo seduti al Parlamento ed al Senato, quindi i Governatori regionali e anche i sindaci di città al di sopra di 100.000 abitanti, e infine, ai Generali di Corpi d’Armata, Carabinieri compresi. Il motivo è semplice.

Infatti, se il virus non fa distinzioni, i primi beneficiari del vaccino anti-CoViD dovrebbero essere i vertici che dirigono il meccanismo di tutti gli organi dello Stato. Parimenti sarebbe da esempio per tutti i cittadini indecisi e sensibili alle voci meno rassicuranti sui vari effetti dei vaccini, provenienti anche da fonti qualificate e straniere.

Mettersi in gioco in prima persona, pastori dell’immunità di gregge, sarebbe un gesto di responsabilità, tanto dovuto, quanto senza precedenti, poiché il concetto di “armiamoci e partite” è una costante da sovvertire ora da parte di chi, dall’alto del potere decisionale, demanda alla popolazione gli effetti delle proprie scelte.

A seguire, ben venga il turno di medici e infermieri, dei più fragili e di chiunque lo vorrà. Tutti saranno rassicurati e più propensi ad accettare l’inoculazione di un vaccino che, mai come in questo caso, sia per le origini della pandemia che per le teorie contrastanti, non è stato accolto con giubilo da tutta la popolazione, contrariata anche da quella obbligatorietà che aleggia senza smentite.

Dunque, in questo scenario pandemico forse certi spostamenti di diritti e di doveri, cominciando per una volta dai vertici dello Stato, mai come ora potrebbero diventare una prova degna dello scettro di condottieri. Quella svolta epocale per un rinascimento fiduciario da parte di sudditi soggetti a “democratica obbedienza”, nei confronti di chi occupa le metaforiche poltrone del comando. Qual migliore occasione per cominciare? Il dibattito è aperto.

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Articolo pubblicato il 06/12/2020