Avvisate il Governo che esiste il CNEL

L'Opinione di Gigi Cabrino

La partita del Recovery fund è ancora tutta da giocare, infatti se da un lato è da considerare come assolutamente positivo il fatto che per la prima volta i paesi UE condividono debito da molte parti ci si chiede , più che legittimamente, perché proprio andarsi ad indebitare per la creazione di questo fondo.

Inoltre alcuni stati dell’Est Europa minacciano il veto sull’operazione, probabilmente le minacce rientreranno ma sarebbero state evitate se i burocrati UE non avessero ficcato eccessivamente il naso negli affari interni di Ungheria e Polonia.

In ogni caso, se andrà in porto, il Recovery fund permetterà l’arrivo in Italia di una quantità di fondi europei per la ripartenza post pandemia davvero notevole.

Gli appetiti sono molti, come prevedibile, ed il governo non ha pensato di meglio che affidare la destinazione di questi fondi ad una task force, l’ennesima, fatta da professionisti e manager di cui non è dato di sapere a quali logiche  o interessi rispondano.

Non è una novità, abbiamo avuto la task force guidata dal dott. Colao ( da Londra) per la ripartenza dopo la prima ondata della pandemia e la task force istituita presso il Ministero dell’Istruzione che ha non ha saputo fare altro che far arrivare i banchi monoposto alle scuole superiori quando erano già chiuse da una settimana.

Il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro è composto, nei modi stabiliti dalla legge, di esperti e di rappresentanti delle categorie produttive, in misura che tenga conto della loro importanza numerica e qualitativa.

Questo recita la nostra Costituzione all’art.99 e mai come nel caso della destinazione di questi ingenti fondi comunitari sarebbe il caso di avvalersi di un Organismo composto da esperti di economia e lavoro previsto dai Padri costituenti che non risulta fossero ubriaconi.

I detrattori che  spesso liquidano il Cnel come “ente inutile” dimostrano di ragionare per frasi fatte e slogan, sarebbe sufficiente dare un’occhiata all’attività di questo organismo per capire quanto i costituenti fossero stati lungimiranti istituendolo; il problema del Cnel, forse, è che non è sufficientemente ascoltato dalle Camere e dal Governo.

Inoltre le categorie sindacali, professionali ed imprenditoriali rappresentate al Cnel , per la loro rilevanza nazionale, hanno una struttura articolata su tutto il territorio italiano – si pensi a sindacati e associazioni di imprenditori – e questo garantirebbe una visione attenta ai territori nella determinazione delle scelte sul Recovery fund.

Inoltre la Task force nominata dal Governo non lavorerà gratis, mentre il Cnel è comunque a bilancio dello stato ed il suo contributo sul Recovery fund non comporterebbe un solo euro in più di spesa rispetto a quello che già si spende.

Il Cnel è lì. È solo da chiamare.

Non è immaginabile che al Governo non conoscano la Costituzione più bella (e più inapplicata) del mondo, lo stesso Presidente Conte è un insigne giurista; c’è forse del vero nell’ipotesi che affidando a task force composte da manager legati ai grandi poteri finanziari internazionali l’applicazione delle ingenti somme in arrivo col Recovery fund  e non agli organismi presposti dalla Costituzione come il Cnel si vogliano favorire gli interessi della grande finanza senza nome e senza volto? Perché se così fosse la sola certezza che abbiamo è che gli interessi delle grandi multinazionali sono diametralmente opposti a quelli del popolo.

 

Gigi Cabrino

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 07/12/2020