Diabolic Diabolich Diabolik. Tre storie vere ispirate dal «Re del Terrore»

Il nuovo libro di Andrea Biscŕro e Milo Julini recensito da Ezio Marinoni

Il nuovo libro firmato da Andrea Biscàro e da Milo Julini ricostruisce tre casi criminali legati da un «filo nero»: un nome evocativo di malvagità e forze oscure, di trame maligne ordite da una mente sopraffina.

Dopo la precedente avventura editoriale, sempre scritta a quattro mani, sulla vita del “mitico” commissario Montesano (Strada facendo. Ricordando il commissario Montesano, Daniela Piazza Editore, 2016), la coppia torinese composta da Andrea Biscàro e Milo Julini pubblica, con lo stesso editore, tre storie di cronaca nera accomunate da un denominatore comune: l’aggettivo Diabolico.

Gli Autori rievocano tre storie criminali legate dallo stesso filo conduttore: di un nome fortemente evocativo, che dà il titolo al libro: Diabolic, come il protagonista del poliziesco “Uccidevano di notte” scritto da Italo Fasan; Diabolich come si firma il misterioso assassino di via Fontanesi; Diabolik come il personaggio dei fumetti delle sorelle Giussani al quale si sono “ispirati” un violentatore di Torino e un rapinatore di Biella.

Torino, febbraio 1958: in via Fontanesi 20, nel borgo Vanchiglietta, viene assassinato l’operaio FIAT Mario Giliberti. La scoperta del cadavere è preceduta da una lettera inviata alla Questura e al quotidiano cittadino La Stampa che, con un gioco di parole, indica dove trovare il corpo. È firmata «Diabolich». In seguito, giungeranno altre lettere con questa firma che pare ispirata al romanzo poliziesco “Uccidevano di notte”, il cui protagonista è «Diabolic». Le indagini non porteranno ad nulla e «Diabolich» si dileguerà per sempre nelle notti torinesi.

Torino, maggio 1973: la città è terrorizzata dalle imprese di un rapitore e violentatore imprendibile. Dal suo covo di sevizie, nel Borgo San Donato, emergono dettagli inquietanti, quale un’autentica stanza delle torture. I quotidiani cittadini lo ribattezzano «Diabolik» perché si scoprirà essere un accanito lettore del fumetto omonimo, al tempo malvisto dall’ottica perbenista. Individuato e  arrestato con fatica, inizierà un iter giudiziario, carcerario e personale tormentato e dall’esito inaspettato.

Biella, maggio 1976: in uno scontro a fuoco con i Carabinieri muore un rapinatore di banche che agiva da tempo nella zona, indossando una tuta nera con passamontagna come «Diabolik». Siamo negli anni di piombo; nell’immaginario collettivo del Biellese il criminale assume i caratteri di una sorta di brigante buono, il cui obiettivo è rappresentato dalla Banca, vista come espressione del capitalismo opprimente.

In questo libro che ci conduce nel passato prossimo della storia torinese e piemontese, Andrea Biscàro e Milo Julini sottolineano lo stretto legame del crimine con la capitale subalpina, in un contesto storico-sociale strettamente avvinto di connessioni con la letteratura popolare. Infatti, il delitto del 1958, irrisolto e per questo il più affascinante fra i tre narrati, porta alla ribalta il libro poliziesco di Italo Fasan che, secondo la moda esterofila allora imperante, si firmava Bill Skyline. E si può ritenere che il clamore destato dal delitto torinese sia stato di ispirazione per il titolo del film di Steno del 1962, “Totò diabolicus” (che gli Autori riassumono brevemente) e, nello stesso anno, per la nascita del fumetto creato dalle sorelle Giussani.

Del fumetto Diabolik, gli autori analizzano i precedenti letterari e identificano un possibile modello nel “Distruttore”, uno dei componenti dell’associazione criminale dei Quattro, combattuta dall’investigatore Hercule Poirot nel romanzo di Agatha Christie del 1927 (“Poirot e i Quattro”, titolo originale “The Big Four”).

Nel film e nel fumetto vi è poco del caso torinese, che però ha saputo suscitare un’atmosfera di mistero, come avviene nei casi irrisolti, nei quali si tende a valorizzare, più o meno consciamente, l’astuzia e la finezza del responsabile. Spesso, quelle che sono ritenute astuzie sopraffine, quando il caso viene risolto appaiono il frutto di fortuite o fortunate casualità.

Rimanendo nel campo letterario, nella narrazione del caso del Diabolik di San Donato, com’è stato chiamato il protagonista della seconda vicenda, gli Autori evidenziano il giudizio moraleggiante e molto negativo, formulato dai cronisti de La Stampa nei confronti dei fumetti di Diabolik, accusati di diseducare la gioventù, alla pari dei film di arti marziali interpretati da Bruce Lee.

Il tema inerente la cultura popolare si amplia nel caso del rapinatore biellese. In questo caso sono analizzati gli stretti legami del criminale con la figura del “brigante popolare” o “bandito sociale”, classificato secondo le indicazioni suggerite dallo storico Eric Hobsbawm e quindi riconducibile a una sorta di Robin Hood. Entrato nella tradizione popolare locale, è stato ancora ricordato in un articolo di Mauro Zola pubblicato su La Stampa nel luglio del 2020. All’argomento lo storico anglo-sassone dedicò due saggi: “Primitive Rebels: Studies in Archaic Forms of Social Movementes in the 19th and 20th Centuries”, del 1959, e “Bandits”, riscritto nel 1981.

Gli Autori hanno svolto un’accurata ricerca sui quotidiani e periodici del tempo, non tralasciando recenti, qualificati approfondimenti televisivi, come nel caso del primo omicidio.

Quello che sembra essere un nuovo sodalizio artistico formato dai due scrittori torinesi - che hanno alle spalle numerose pubblicazioni dedicate alla storia della nostra città -, permette al lettore di approfondire, attraverso uno stile scorrevole e tutt’altro che banale, gli aspetti più sinistri dell’animo umano, in una città magica e misteriosa che lo accoglie nei suoi meandri più oscuri.

 

@Ezio Marinoni

 

Andrea Biscàro - Milo Julini

Diabolic Diabolich Diabolik. Tre storie vere ispirate dal «Re del Terrore»

Daniela Piazza Editore, Torino, 2020 - Pp. 188 - € 15,00.

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Articolo pubblicato il 14/12/2020