Terza Domenica di Avvento (Giovanni 1:6-8.19-28)

Di Andrea Elia Rovera

Prosegue il commento ai Vangeli dell’Avvento di Andrea Elia Rovera (m.j.).

 

TERZA DOMENICA DI AVVENTO (Giovanni 1:6-8.19-28)

 

Anche questa domenica torniamo a meditare sulla figura di Giovanni il Battista, il precursore, l’uomo che Dio ha scelto per introdurre suo Figlio. L’Evangelista Giovanni - nel suo Prologo - scrive infatti che “vi fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni”. (Giovanni 1:6) In questo passo si dice chiaramente che Giovanni Battista non si è autoproclamato e non è stato nominato da qualche essere umano; egli è stato mandato da Dio stesso.

Questi venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui”. (Giovanni 1:7) Dio traccia per ciascuno di noi una missione ed un progetto: quello del Battista era quello di rendere testimonianza del mistero dell’incarnazione e della salvezza. Molti, in quel tempo, credevano che egli fosse il Messia atteso ed annunciato dai Profeti ma sbagliavano perché “egli non era la luce, ma fu mandato per rendere testimonianza alla luce”. (Giovanni 1:8)

E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme dei Sacerdoti e dei Leviti per domandargli: ‘Tu chi sei?’“. (Giovanni 1:19) Giovanni ha sempre precisato di essere solo un umile messaggero, ha sempre ribadito: “Io non sono il Cristo”. (Giovanni 1:20)

E questi Sacerdoti, un po’ per ignoranza, un po’ per bramosia di conoscenza, gli chiedevano: “Chi sei dunque? Sei tu Elia? Sei tu il Profeta? Chi sei tu, affinché diamo una risposta a coloro che ci hanno mandato? Che dici di te stesso?”. (Giovanni 1:21-22) Dinanzi a tanta insistenza il Battista non può dire ancora di non essere il Cristo; non servirebbe. Cambia allora strategia e dice loro: “Io sono la voce di uno che grida nel deserto: Raddrizzate la via del Signore, come disse il Profeta Isaia”. (Giovanni 1:23) Citando il grande Profeta Isaia, il Battista era certo che avrebbero capito di cosa egli stesse parlando.

Dopo questa spiegazione, però, Giovanni comprende che i suoi interlocutori sono in malafede proprio come i Farisei che li avevano mandati. (Cf. Giovanni 1:24) I Sacerdoti e i Leviti, non contenti, continuavano dicendo: “Perché dunque battezzi, se tu non sei il Cristo, né Elia, né il Profeta?”. (Giovanni 1:25) Il Battista era mandato da Dio e questi lo avevano capito benissimo ma, siccome insegnava cose scomode, cercavano di delegittimarlo agli occhi del Popolo Israelita. L’impresa non gli è però riuscita perché Giovanni, pur essendo semplice, ha dimostrato la loro ignoranza riguardo al Cristo: “Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che non conoscete. Egli è Colui che viene dopo di me e che mi ha preceduto, a cui non son degno di sciogliere il legaccio dei sandali”. (Giovanni 1:26-27) Quanta umiltà in queste parole, quanta consapevolezza del compito affidatogli!

Nel leggere questi passi del Vangelo viene da chiedersi quanto ciascuno di noi abbia capito realmente il grande Mistero del Natale, dell’Incarnazione e della discesa di Dio in mezzo all’umanità sofferente. Il cammino di Avvento serve a questo e ci sprona a riflettere su ogni singola parola del Vangelo per “farla nostra” e provare a viverla nel quotidiano.

Buon cammino, Elia.

 

Andrea Elia Rovera, classe 1987, blogger.

Cristiano Cattolico da sempre impegnato nella via del Dialogo Ecumenico. Già curatore della Rubrica il Vangelo della Domenica su “Cuneo Notizie”, “Caritas - Bollettino Rosminiano” e della Rubrica “Antenna Amigoniana” per il bollettino della Congregazione dei Religiosi Terziari Cappuccini dell’Addolorata.

Per le riflessioni sul Vangelo utilizzo “La Sacra Bibbia - La Nuova Diodati 1991/2003” in modo da raggiungere anche i fratelli e le sorelle delle Chiese Separate con i quali ho un rapporto fraterno e collaborativo.

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Articolo pubblicato il 13/12/2020