Operazione antibracconaggio nell'oasi di protezione faunistica dei laghi di Caselette (Torino)

Ha portato alla denuncia di due cittadini, accusati di aver utilizzato lacci-trappola per la cattura di fauna selvatica

È partita dalla segnalazione di due escursionisti che domenica 22 novembre con il loro cane passeggiavano nei boschi nei pressi del lago Borgarino di San Gillio, nell’Oasi di protezione faunistica dei Laghi di Caselette, l’operazione anti bracconaggio della Polizia metropolitana, delle Guardie Ecologiche Volontarie e delle Guardie Zoofile della LAC che ha portato all’individuazione e alla denuncia di due cittadini, accusati di aver posizionato e utilizzato lacci-trappola per la cattura di fauna selvatica.

I due escursionisti che percorrevano il Sito di Interesse Comunitario dei Laghi di Caselette, affidato in gestione alla Città Metropolitana di Torino, avevano rinvenuto un laccio-trappola che aveva catturato e ucciso un capriolo ed avevano interpellato la Sala operativa GEV, la quale a sua volta aveva allertato un ufficiale di polizia giudiziaria della Polizia metropolitana, il quale aveva effettuato un sopralluogo, accompagnato da alcune GEV e da Guardie zoofile della LAC.

Non riuscendo ad individuare il responsabile, dopo una giornata di appostamento, è stata posizionata un’apparecchiatura fotografica di sorveglianza occultata tra la vegetazione. Poiché dopo 48 ore i presunti bracconieri, evidentemente insospettiti dai controlli, non avevano rimosso la carcassa dell’animale, è stata raccolta e sequestrata la carcassa e sono state visionate le immagini della fotocamera, che hanno consentito di individuare un sospettato.

La Procura della Repubblica è stata informata delle indagini in corso per identificare una persona, nei cui confronti è stato richiesto un decreto di perquisizione locale per ricercare le tracce del reato. Solitamente alla cattura con i lacci fa seguito l’abbattimento con un’arma da fuoco: un metodo di caccia particolarmente crudele, visto che gli animali catturati che subiscono atroci sofferenze.

Barbara Azzarà, Consigliera metropolitana delegata all’ambiente, ai parchi e aree protette e alla tutela della fauna e della flora, sottolinea che “un episodio come quello riscontrato a Caselette configura il delitto di furto aggravato ai danni dello Stato (la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato) con violenza sulle cose esposte alla pubblica fede, cagionando inoltre all’animale una sofferenza che ne ha provocato la morte. In materia esiste una giurisprudenza della Corte di Cassazione, che ha sottolineato la gravità dei reati”.

Ottenuto il decreto di perquisizione domiciliare, nella mattinata di venerdì 11 dicembre ufficiali della Polizia metropolitana hanno effettuato l’operazione. Perlustrando ulteriormente la zona in cui era stato rinvenuto il capriolo, grazie anche ai volontari GEV e LAC, sono stati trovati altri 19 lacci-trappola attivi per la cattura della fauna selvatica. In particolare, 14 lacci-trappola erano specifici per la cattura di cinghiali e caprioli, per dimensione e modalità di posizionamento, mentre altri 5 lacci erano posizionati al suolo, per la cattura “ad inciampo” di volpi e lepri.

Per alcuni lacci si notavano sui tronchi di ancoraggio tracce di sfregamento e abrasione, dovute sicuramente al divincolarsi della fauna precedentemente catturata. Sono stati rimossi tutti i mezzi di cattura di cui non è consentita né la detenzione né tanto meno l’utilizzo. Oltre ai lacci, è stato sequestrato un teschio con corna di capriolo e sono state denunciate due persone presunte responsabili dell’attività illecita e molto crudele.

Si tratta di un episodio agghiacciante di crudeltà verso gli animali, scoperto grazie al senso civico di due cittadini, alla competenza professionale e all’esperienza del personale della Polizia metropolitana, delle GEV e delle Guardie volontarie della LAC. - sottolinea la Consigliera metropolitana Barbara Azzarà – Nel ringraziare i dipendenti del nostro Ente e tutte le persone che hanno reso possibile l’operazione contro il bracconaggio dobbiamo ribadire con forza che coloro che si macchiano di tali delitti non possono farla franca e offendere impunemente la fauna selvatica. Invitiamo i cittadini a segnalarci casi sospetti”.

 

Fonte: Ufficio Stampa Città metropolitana di Torino.

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Articolo pubblicato il 12/12/2020