Catania. Lo smemorato Toninelli

Si è conclusa l'udienza preliminare sul caso Gregoretti nell'aula bunker di Bicocca

Ieri si è tenuta a Catania la seconda udienza  preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio per sequestro di persona dell'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini per i ritardi nello sbarco da nave Gregoretti di 131 migranti ad Augusta il 31 luglio 2019. Sono stati sentiti come testi gli ex Ministri Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta, poi Matteo Salvini ha rilasciato dichiarazioni spontanee. C’è un antico proverbio che così  recita. ”la botte dà il vino che ha”.

 

Ne abbiamo apprezzato l’attualità soffermandoci sul comportamento processuale di Toninelli che può collocarsi al limite tra il raziocinio di cui un essere umano dovrebbe essere dotato e l’istinto dell’asin bigio di carducciana memoria che si muove senza cogito, ripetendo la smorfia che qualcuno gli ha collocato in testa, magari a suon di calci.

 

D’altronde rileggendo il modesto curriculum dell’ex liquidatore sinistri di Soresina che in un’elezione comunale del 2012 riportò ben 9 preferenze, non c'è’ da stupirsi. La sua mediocrità l’aveva già abbondantemente espressa.

 

Che poi il movimento del “vaffa” lo abbia spintaneamente insediato in Parlamento, piazzandolo pure al governo, non può che aumentare il discredito sulle compagini governative di questa legislatura, e su chi ha permesso quest’andazzo, come già tracciato nel magistrale articolo di Elio Ambrogio, pubblicato stamane alle 8 sul nostro giornale. Ma entriamo nelle avvilente cronaca processuale di ieri.

 

Ieri c'è stato un duro scontro tra l'ex ministro dei Trasporti Toninelli e il leader della Lega. "Salvini a parole faceva il duro e poi scaricava su altri le sue responsabilità. Avete capito il soggetto?", ha tuonato il grillino. La replica dell'allora titolare del Viminale non si è fatta attendere: "Toninelli non c'era, e se c'era dormiva". Sulla questione è tornato nuovamente il segretario del Carroccio in occasione delle conferenza stampa dopo l'udienza preliminare: "Toninelli non si ricordava niente, spero che si ricordi dove abita. Toninelli con me votava i divieti di sbarco. Ognuno ha una concezione della coerenza e della dignità personale".

 

Giulia Bongiorno, parlando della deposizione dell'ex ministro pentastellato, ha confessato di aver provato "tanto imbarazzo, anzi tantissimo imbarazzo per Toninelli". "Tutto mi aspettavo tranne che sentirmi dire 'non partecipavo o non ricordo'", ha aggiunto. L'avvocato, ex ministro della Pubblica amministrazione del governo gialloverde, ricorda benissimo ciò che accadeva in quei momenti: "I ministri competenti andavano con Conte a discutere con Salvini di queste vicende al Consiglio dei ministri e noi ministri che non eravamo interessati a queste questioni stavamo ore e ore ad aspettare. Il gruppetto era formato da Toninelli, Salvini e Di Maio."

 

Inoltre durante la conferenza stampa post-udienza la Bongiorno ha sottolineato che il giudice di Catania “aveva ritenuto utile per la ricostruzione dei fatti acquisire presso tutti i ministeri competenti i documenti capaci di ricostruire quanto avvenuto con il governo Conte 1 e Conte 2Siamo rimasti molto perplessi dal fatto che la documentazione pervenuta è parziale e lacunosa”. 

 

Per la Bongiorno, infatti, non consente “affatto in maniera completa di ricostruire quanto avvenuto” perché dai ministeri sono arrivate “schede operative degli sbarchi” e “non hanno inviato altro sul ruolo del premier e del ministro degli Esteri. La documentazione sullo scambio di mail - ha chiosato l’avvocato - a me è arrivata ma non è stata data al gup”. 

 

Conte, avvalendosi della prerogativa prevista dal codice di procedura penale, ha chiesto al giudice Nunzio Sarpietro di essere sentito a Palazzo Chigi. Il gup ha deciso che il premier sarà sentito nella sede del Governo, il 28 gennaio alle ore 10.  

 

In tale ambito verranno programmate le successive udienze. ”Da Conte mi aspetto la verità. Dica quello che è accaduto, senza favori", ha commentato Salvini. Senza dimenticare il video in cui lo stesso presidente del Consiglio a fine 2019 aveva confermato il coinvolgimento della presidenza - come è sempre avvenuto - per la ricollocazione: "Non è un novità, era già chiaro. Per quanto riguarda le ricollocazioni abbiamo sempre, a livello di presidenza, con l'aiuto del Ministero degli Esteri, lavorato noi per ricollocare e consentire poi lo sbarco".

 

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Articolo pubblicato il 13/12/2020