Il Dio Bambino - Parte 2

Suscitare emozioni e lacrime per una partecipazione via via più personale ai fatti descritti

Infine, secondo Dolz vanno ricordati due testi francescani che contribuiscono in maniera determinante all'estensione della nuova devozione a Cristo bambino. Si tratta di Philomela e delle Meditationes Vitae Christi, descrizioni dettagliate che invitano il lettore a prendere parte alla scena. In pratica in questi scritti «Cristo in Maestà cede il posto al fragile Bambino di Betlemme e al Cristo provato dal dolore, crocifisso, morto,deposto in grembo dell'Addolorata. Lo scopo è importante: si tratta di suscitare emozioni e lacrime per una partecipazione via via più personale ai fatti descritti, al fine di raggiungere asceticamente una profonda conformazione alla vita e ai sentimenti di Cristo». (S. Cola, Meditazioni sulla vita di Cristo, Città Nuova, Roma 1982).

 

Il V° capitolo il libro lo dedica alle Meditazioni, visioni, tradizioni.

Le Meditationes vitae Christi, hanno avuto grande successo nella letteratura spirituale, destinate a diventare molto popolare fino al Seicento. Favorirono la diffusione di libri popolari illustrati, soprattutto con l'avvento della stampa. Anche in questo capitolo Dolz propone alcune figure che hanno avuto una grande familiarità col Bambin Gesù. Ce ne sono tante tra il XIII° e il XV° secolo. L'elenco sarebbe lungo e soprattutto non possiamo soffermarci su ciascuna figura. Dolz ne evidenzia alcune tra le più significative. Tra queste, la più conosciuta è Gertrude di Hefta la Grande, che fa parte della mistica femminile del XIII° secolo, che proclamava la spiritualità del fidanzamento spirituale. Gertrude insieme a Matilde di Magdeburgo e Matilde di Hackeborn promuove la devozione a Gesù Bambino nel loro convento di Hefta in Sassonia.

 

Queste donne disponevano di approfondite conoscenze teologiche, erano istruite ed avevano il carisma delle visioni. Un'altra donna appassionata dell'infanzia di gesù è Margherita Ebner, nata da nobile famiglia in Baviera. Infine Dolz ricorda, forse quella più conosciuta, S. Brigida di Svezia, è quella che ha ricevuto più grazie mistiche. Dolz racconta sinteticamente la vita di questa straordinaria donna, in sposa a tredici anni, nei ventisette anni di matrimonio, accolse ben otto figli, cresciuti nella profonda religiosità della madre. Brigida fu canonizzata nel 1431 e proclamata compatrona d'Europa, insieme a S. Caterina da Siena e S. Teresa Benedetta della Croce, da Giovanni Paolo II.

 

Il VI° capitolo prende in esame la spiritualità carmelitana, si comincia con Teresa di Gesù. Qui Dolz ricorda alcuni punti del suo appassionato amore all'umanità di Cristo.

E ricorda che «che è impossibile riassumere in queste poche righe divulgative ciò che Santa Teresa ha rappresentato nella storia della spiritualità. Una pietra miliare, un passaggio obbligato per i posteri. Una spinta alla santità che non si vedeva da secoli. Non per nulla le è stato dato il titolo di Dottore della Chiesa».

Voglio citare solo questo particolare che Dolz propone ai lettori del libro, S. Teresa amava tanto le immagini, scriveva la santa carmelitana: «Buon mezzo per mantenervi alla presenza di Dio è di procurarvi una sua immagine o pittura che vi faccia devozione, non già per portarla sul petto senza mai guardarla, ma per servirvene e intrattenervi spesso con lui; ed egli vi suggerirà quello che gli dovrete dire».

 

S. Teresa aveva consigliato di esporre le immagini nei suoi monasteri che andava fondando, «l'obiettivo era di rendere 'visibile' e quasi 'presente' l'umanità del Signore, perno di tutta la spiritualità teresiana».

Un personaggio singolare nella Spagna cinquecentesca è Francisco del Nino Jesus, questo frate girava con una grande cassa e sopra c'era fissata una statuetta del Bambin Gesù. Re Filippo II e la regina, lo veneravano come un santo. Sono molte le anime sante carmelitane che si sono distinte nella devozione a Gesù Bambino, tutte seguendo l'esempio di Teresa di Gesù.

Un capitolo a parte merita la devozione al Bambino Gesù nella Francia del Seicento, importata essenzialmente dalla Spagna. In Francia questa devozione ha assunto il carattere aristocratico e non solo popolare. Da segnalare il cardinale Berulle, il vescovo Fenelon con il coinvolgimento di circoli nobili parigini. Il pensiero ricorrente è che «il cristiano deve vivere in funzione del Verbo incarnato: come la terra gira perennemente intorno al sole, la terra dei nostri cuori deve muoversi continuamente verso Gesù mediante la meditazione della sua vita[...] Bisogna che i misteri della vita di cristo siano contemplati in tutte le loro circostanze perché sono tutti salvifici. Il cristiano deve adorarli, penetrarli, applicarli a se stesso, lasciarsi impregnare da essi fino a giungere a una comunione di sentimenti con Cristo».

 

Un altro personaggio che ha segnato il secolo, è stata la venerabile Margherita del Santissimo Sacramento, carmelitana scalza di Beaune. Margherita addirittura imitava la posizione e i tratti del Bambino quando si coricava. Invitava a meditare tutte le azioni, parole e misteri di Gesù Bambino. Ma soprattutto bisognava imitare le qualità della sua infanzia: semplicità, benignità, dolcezza e profonda umiltà. Dolz ricorda il particolare della santa che ha pregato molto affinché il re di Francia e la regina potessero avere il tanto desiderato delfino. Anche per la Francia non è facile elencare la moltitudine di devoti del Bambin Gesù. Una particolare menzione la merita madame Guyon, che con la sua maternità spirituale guidava e orientava soprattutto nobili dame per la «via d'infanzia» che lei stessa percorreva. Guyon fu anche feconda scrittrice, la sua opera consta di bel 39 volumi. Ha creato una specie di confraternita. Dolz racconta la sua unione spirituale con il divino infante per mezzo del matrimonio spirituale, con tanto di contratto.

 

Il libro di Michele Dolz può apparire noioso, ma ha una grande particolarità, ha creato una specie di piccolo dizionario sulla devozione al Bambin Gesù. Non è facile trovare questo genere di libri.

L'VIII° capitolo è dedicato all'epoca barocca, in particolare alla devozione al Bambino operante in Italia. Dolz fa riferimento al grande «colosso di santità e di sapienza»: Alfonso Maria de Liguori, anche lui adoratore del Bambin Gesù. Nato nel napoletano nel 1696, fu un ingegno vivace e versatile, acuta intelligenza e sensibilità artistica, oltre alle lettere e alla filosofia, s'nteressò con ottimo profitto di architettura, pittura e musica. Si è laureato a Napoli nel 1713, «tre elementi si uniscono nella prodigiosa opera scritta di Sant'Alfonso, che comprende ben centoundici libri: l'abbondante esperienza pastorale, l'incessante studio teologico, una vita interiore molto profonda e sincera». Ancora oggi la Chiesa si nutre della sua grande opera. S. Alfonso ha un grande fascino irresistibile per la sua grande spiritualità.  Ancora prima del Vaticano II, S.Alfonso ricorda che la santità è per tutti e non per un ceto di privilegiati claustrali. Crede fortemente che tutti possono accedere alle vette della vita spirituale.

 

La meditazione alfonsiana dell'infanzia ha un'idea fondamentale: «la croce ha le sue radici nella culla; a Betlemme comincia il calvario del verbo fatto carne. Essa affiora dovunque. S. Alfonso non perde mai di vista il dramma sanguinoso del redentore e con insistenza lo richiama alla memoria dei fedeli per destare in ricambio gratitudine e amore generoso».

Naturalmente Dolz ricorda che S. Alfonso fu un poeta delicato, musicando anche melodie orecchiabili che la folla di fedeli non fece fatica a imparare come «Tu scendi dalle stelle».

Infine, l'elenco che riguarda i Nostri tempi prende in considerazione cinque personaggi di popolarità mondiale che hanno dato un rinnovato impulso all'intimità con il Bambino e all'infanzia spirituale, sempre in continuità con la tradizione cattolica. Si inizia con Teresa di Gesù Bambino, carmelitana. Faustina Kowalska con il suo messaggio della Divina Misericordia. Edith Stein che poi prende il nome di Santa Teresa Benedetta della Croce, canonizzata da Giovanni Paolo II. Maria Valtorta, un caso singolare per le sue visioni particolari sulla vita di Gesù, ben dieci volumi per oltre quattromila pagine complessive. Un gran numero di pagine ricche di particolari sulla vita di Gesù e quindi sulla sua infanzia. Io ho un particolare ricordo di questi particolari che spesso mi ripeteva la buonanima di mia mamma.

 

Dolz nel libro fa riferimento alle critiche e alle perplessità che ha suscitato la vasta letteratura Valtortiana. Infine Dolz per ultimo lascia lo spazio a Josè Maria Escrivà(1902-1975).

Il X° capitolo spiega le radici teologiche di questa devozione al Bambino. Naturalmente il sacerdote spagnolo rileva la scarsità di notizie sull'infanzia di Gesù. Il Vangelo stesso poco e niente dice sulla vita di Gesù a Nazareth.

Inoltre, nelle riflessioni finali Dolz spiega l'importanza delle scelte delle immagini che rappresentano Gesù. Trovo interessante riportare qualche passaggio: « l'immagine funziona come via d'accesso per la quale il credente penetra nel mistero totale. Si sceglie un aspetto di maggiore rilievo o maggiore sensibilità, che funge da punto di contatto per vivere tutti gli altri. Chi prende - Scrive Dolz – come immagine preferita il Crocifisso, il Bambino del presepio, il Risorto non disconosce per questo tutti gli altri aspetti o misteri della vita e della persona del Signore».

 

Tra l'altro se Cristo avesse voluto ricevere culto «da adulto», non sarebbe apparso là sulla terra come bambino, né sua infanzia avrebbe fatto parte del messaggio di salvezza contenuta nei vangeli. Tra le riflessioni finali di Dolz merita la precisazione sull'importanza della regalità del Bambino Gesù, aspetto importante nell'iconografia tradizionale, quanto impopolare nell'immaginario del cristiano di oggi.«Taluni per una superficiale questione di parole, si sentono infastiditi anche solo dall'espressione CRISTORE, come se il regno di cristo potesse essere preso per una formula politica, o piuttosto perchè la confessione della regalità di cristo li condurrebbe anche ad ammettere una legge [...]».

 

Nell'ultimo capitolo l'XI° Dolz fa la storia dell'iconografia soltanto quella di Gesù Bambino da solo. Naturalmente si tratta di una sintesi. Si comincia con San Cristoforo, una raffigurazione molto popolare e fortunata. Mi ha colpito un particolare riportato nel testo da Dolz, si tratta di uno straordinario ritrovamento di una fabbrica di terracotta del 1400 a Utrech dove furono ritrovati i CALCHI in negativo per la fabbricazione di 13 modelli di S. Barbara, 14 di S. Caterina, 38 la Madonna col bambino e ben 60 del solo bambino. E pare che questa non sia l'unica fabbrica in Europa. Lascio al lettore un eventuale battuta ironica su quello che oggi viene fabbricato a Utrech.

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 17/12/2020